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Gli Stati Uniti sono in recessione?

Recessione Stati Uniti

Negli ultimi tempi si è diffusa l’idea che gli Stati Uniti si trovino in recessione. Infatti, il tasso di crescita del Pil è stato negativo negli ultimi due trimestri, manifestando una cosiddetta recessione tecnica. Ma la situazione presenta qualche anomalia che andrebbe analizzata per comprendere cosa sta accadendo.

La prima questione rilevante è che non è affatto ovvio che il Pil sia calato nei primi due trimestri del 2022. I dati sul Pil vengono raccolti tramite sondaggi sulle spese di consumatori, imprese e organi pubblici. Ma il Pil è il valore di mercato dei beni e servizi finali prodotti nel paese e misurare le spese non è l’unico modo per ottenerlo.

Un modo alternativo è quello di sommare il reddito che lavoratori e imprese ottengono dalla produzione di beni e servizi finali. Per definizione, questi due modi di misurare il Pil devono dare lo stesso risultato (un euro di spesa per un bene e servizio finale deve equivalere un euro di entrate per qualcun altro dalla loro erogazione). Però, è sempre presente una discrepanza tra i due dovuta a un errore statistico e a una serie di difficoltà di misurazione.

Il tasso di crescita del Pil misurato attraverso i sondaggi sui redditi è stato positivo in entrambi i trimestri, pur mostrando un rallentamento rispetto all’anno scorso. Consci di questa discrepanza tra le due misurazioni, alcuni economisti hanno cominciato a utilizzare il tasso di crescita della loro media. Anche questo tasso di crescita rimane positivo.

In aggiunta, va tenuto conto che le due misure vengono sottoposte a una serie di revisioni. Il dato divulgato poche settimane dopo la fine del trimestre di riferimento è basato su un sondaggio su una popolazione ridotta sottoposto prima della fine del trimestre per ottenere un risultato nel più breve tempo possibile. Nel frattempo vengono compilati sondaggi con un campione più ampio per ottenere un dato più solido, ma questi risultati più affidabili non sono disponibili fino a diversi mesi dopo. Sul blog della Federal Reserve di St. Louis si fa notare che la misura di Pil basata sulla spesa è soggetta a revisioni più massicce, ed è dunque meno affidabile nelle sue prime uscite rispetto a quella basata sui redditi (il dato del secondo trimestre del 2022 è già stato rivisto al rialzo, passando da -0,9% a -0,6%).

Inoltre, occorre capire come si identifica una recessione. Negli Stati Uniti, quando si parla di recessioni ci si affida alle datazioni offerte da un comitato del National Bureau of Economic Research (NBER). L’NBER è un organo indipendente che non ha nulla a che vedere col governo. Il fatto che tutti seguano le loro datazioni è dovuto esclusivamente alla loro reputazione e affidabilità in questo ambito.

L’NBER definisce una recessione come “a significant decline in economic activity that is spread across the economy and lasts more than a few months” (una riduzione significativa dell’attività economica, che colpisce vari settori dell’economia, e dalla durata di qualche mese). Inoltre, specifica che gli indicatori che vengono monitorati sono diversi, e non si limitano al tasso di crescita del Pil. Per quanto l’indicatore dei due semestri consecutivi di crescita negativa del Pil sia un modo utile e affidabile per capire se una recessione è iniziata, questa non è la definizione di recessione.

Per quel che riguarda gli altri indicatori, l’NBER si concentra su produzione industriale, i consumi reali delle famiglie, l’occupazione, eccetera. Tutti questi escono a cadenza mensile (a differenza del Pil che viene pubblicato ogni trimestre), e possono quindi offrire un’idea più precisa dell’andamento dell’economia. Anche se alcuni di questi indicatori mostrano chiari segnali di rallentamento, ancora non sono entrati in territorio negativo, o quando lo hanno fatto ne sono usciti dopo poco tempo.

Il mercato del lavoro merita una menzione speciale. Ad agosto abbiamo visto per la prima volta un aumento del tasso di disoccupazione (dove per disoccupate si intendono le persone che non lavorano ma stanno attivamente cercando un impiego). Eppure, anche questa misura può trarre in inganno perché il numero di occupati è aumentato notevolmente rispetto a luglio. L’aumento del tasso di disoccupazione è invece dovuto a un aumento del tasso di partecipazione al lavoro, altro segno dell’andamento positivo anche su questo fronte.

Al momento, vari segnali fanno presumere che gli Stati Uniti non siano entrati in recessione nella prima metà del 2022. Ancora più improbabile è che questa presunta recessione sia iniziata a gennaio. Però, sono già visibili segnali di rallentamento dell’economia degli Stati Uniti e la preoccupazione che una recessione possa iniziare a breve è diffusa, seppur esistano validi argomenti a favore della tesi opposta.

Tra le varie cose, il pericolo recessione dipenderà principalmente dal comportamento della Federal Reserve, che ripropone da mesi aumenti decisi dei tassi di interesse. La banca centrale statunitense sembra intenzionata a mantenere un approccio duro nei confronti dell’inflazione, ritenuta il problema attuale principale. A testimoniare ciò è il discorso del presidente Jerome Powell a Jackson Hall, nel quale prevede tempi duri per famiglie e imprese come conseguenza di questa lotta all’inflazione che è determinato a condurre. Se alle numerose dichiarazioni in questo senso continueranno a seguire le azioni, il rischio di recessione negli Stati Uniti si farà sempre più concreto.

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