E’ di ieri la notizia del via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge che vieta la produzione di carne sintetica (e di qualsiasi altro cibo sintetico) in Italia. Il ministro dell’agricoltura e del made in Italy Francesco Lollobrigida ha trovato un altro capro espiatorio, dopo la ridicola guerra alla farina di grillo, da dare in pasto all’opinione pubblica per cercare di distrarla dai problemi che colpiscono il Paese ai quali il governo non è in grado di far fronte; primo su tutti il rischio di non portare a termine i progetti previsti dal Recovery Plan che si tradurrebbe nella perdita di metà dei finanziamenti ( circa 100 miliardi di euro). La carne sintetica, nonostante le chiacchiere dei membri del nostro Governo, rappresenta un’opportunità sotto il punto di vista economico ma anche sotto quello ambientale. Ma in che modo viene prodotta? Quali benefici può produrre per la comunità globale questa biotecnologia?
Coltivazioni di… Carne?
Esattamente, il processo con cui si crea la carne sintetica è detto “coltivazione” ed è molto semplice da spiegare: prima viene prelevato un campione di cellule muscolari dall’animale di cui si vuole replicare la carne, fra queste si selezionano solo le cellule staminali, che hanno la peculiarità di potersi trasformare in cellule muscolari o adipose (proteine e garssi semplificando) sotto determinate condizioni replicabili, ovviamente in laboratorio. A questo punto le cellule vengono cresciute nell’habitat ideale ricreato e così si moltiplicano fino a ricreare il tessuto muscolare e/o adiposo da noi desiderato. Dopo la selezione delle cellule viene preparato il “terreno di coltura” (da qui la definizione “carne coltivata”), composto da un fluido contenente i principali nutrienti per le cellule (amminoacidi, vitamine, zuccheri, ossigeno, sali minerali) ed un “supporto”, una struttura di origine animale (ad esempio il collagene o la gelatina) in cui far crescere le cellule selezionate. Infine le cellule, il supporto ed il terreno di coltura vengono inseriti in un bioreattore, un contenitore che ci permette di monitorare le condizioni in cui crescono le cellule ed intervenire aggiustando i vari parametri per garantire loro l’habitat ideale per riprodursi.
Beneficio ambientale ed economie di scala
Il procedimento di creazione della carne sintetica è una svolta cruciale nella lotta al cambiamento climatico: gli allevamenti animali consumano fra i 2000 e i 3000 litri d’acqua per produrre un solo chilo di carne ed oltre il 70% delle terre coltivalbili europee è occupato da allevamenti (qui altri dati interessanti sull’impatto ambientale della produzione di carne e di carne sintetica per chi è un amante dei numeri). Questi numeri potrebbero scendere se i paesi di tutto il mondo decidessero di investire nella carne sintetica, aumentando così l’efficienza della produzione nel lungo termine, fenomeno che porterebbe ad un aumento della quantità prodotta di questo bene e quindi ad una riduzione del suo prezzo. Quando nei supermercati di tutto il globo arriveremo ad avere carne sintetica in vendita sarà una vittoria per il pianeta, per la scienza e per il genere umano intero. Sul lungo termine la carne prodotta in laboratorio potrebbe arrivare a costare anche meno di quella prodotta negli allevamenti intensivi. Un altro vantaggio enorme della carne sintetica è che l’intero processo è totalmente cruelty free, l’animale non prova dolore durante il prelievo del campione dato che bastano poche cellule per ottenere un muscolo.
Perchè allora c’è chi si oppone?
Perchè la politica, in Italia in particolare, piuttosto che governare e gestire le paure dei cittadini con una comunicazione sincera, dettagliata e supportata da dati preferisce cavalcare l’onda costruendo un nemico ad hoc contro cui scagliare il proprio elettorato. La demagogia su questi argomenti è disarmante e coinvolge l’intero arco parlamentare. Nessun partito ad eccezione di Azione di Carlo Calenda si è opposto dichiaratamente alle dichiarazioni anti-scientifiche del ministro Lollobrigida. È molto più facile assecondare l’ignoranza dell’opinione pubblica per cercarne il consenso che essere franchi con essa, contraddirla e convincerla e questa è una delle differenze cruciali fra un politico degno del suo ruolo ed un cialtrone qualunque. Il nostro ministro del made in Italy non ha arrecato altro che danni al paese che millanta spesso di difendere recitando il mantra del governo e della sua premier “dell’agire nel mero interesse della Nazione”, per altro vietando la produzione ma non l’importazione e relegando quindi già in partenza l’Italia ad un ruolo subordinato in partenza nel panorama europeo.
1 comment
Ovvio.
ps: “garssi”