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In difesa dei The Borderline

Reagire d’istinto al drammatico evento dell’incidente dei “The Borderline” e del bambino di 5 anni che purtroppo ha perso la vita è la cosa più semplice ed immediata che si possa fare.

Avrei potuto esplicitamente richiedere uno stato di polizia come fatto da Gassman su Twitter o potrei puntare il dito immediatamente contro le sostanze leggere come ormai da tradizione per Salvini. Potrei, in puro stile codice di Hammurabi, abbattere completamente le regole dello Stato di Diritto giustificando e anzi avallando la reazione violenta di uno dei genitori del bambino come fatto dal direttore del giornale Mow Moreno Pisto, sostenendo che sarebbe stato giusto se si fosse fatto giustizia da solo. Come potrei vomitare tutta la mia rabbia per l’accaduto sui social dei The Borderline, augurando loro le peggiori nefandezze.

Questo è ciò che è accaduto in Italia, un intero Paese che pur non sapendo nulla delle dinamiche dell’incidente, delle indagini degli inquirenti o delle opinioni dei testimoni, ha approfittato del tragico evento per sfogare i suoi impulsi più veraci, velando dietro il pretesto dell’infausta morte di un bambino il suo lato più giustizialista, velenoso e forcaiolo.

Quello degli incidenti stradali è senza ombra di dubbio una piaga dilagante e su cui intervenire, ma nessuno dei sinistri avvenuti negli ultimi periodi ha avuto lo stesso clamore mediatico di quello di Casal Palocco.

La demonizzazione di Youtube

I motivi sono vari, ma uno impera su tutti gli altri: quelli alla guida erano degli youtubers. Figura che all’italiano (e di riflesso anche al politico) medio provoca perdita di sensi e sudorazioni fredde al solo sentirne nominare il termine, altro fattore che riconferma l’assoluta distanza dello Stivale da tutto ciò che sia innovativo (neanche tanto dato che Favij oggi ha 30 anni) o di difficile comprensione.

Se alla figura degli Youtubers, già mal sopportata generalmente dall’italiano medio, si aggiunge il fatto che questi stessero girando delle challenge su una Lamborghini, che come noto rappresenta il principale mezzo di locomozione di viziati, ladri, borghesi, figli di papà e mafiosi italiani, ecco che si ha la ricetta perfetta per creare un contesto tossico di odio represso, invidia sociale e giustizialismo da bar di cui i The Borderline (che chiaramente non sono esenti da colpe) sono divenuti vittime.

È anche interessante notare come un drammatico evento di cronaca sia diventato essenzialmente un trattato di sociologia giovanile, ne parla molto bene “Il Foglio” in un articolo dettagliato e particolarmente sul punto.

L’incidente dei The Borderline ha infatti provocato un’ondata spaventosa di indignazione e di retorica contro i giovani, rappresentati essenzialmente come gente estranea alla realtà e annichilita dai social, presa a guardare challenge stupide e svilenti intellettualmente. Come se Youtube presentasse solo questi tipi di contenuti e come se le generazioni precedenti alla mia non fossero cresciute con programmi alienanti del repertorio Mediaset come i vari Uomini e Donne, Grande Fratello o Ciao Darwin (in cui, spoiler: ci sono delle challenge).

Youtube (e i social in generale) sono colmi di prodotti di qualità e divulgativi, vedasi canali quali Rick Dufer, Breaking Italy, Dario Moccia, Ivan Grieco e potrei continuare all’infinito.

Generalizzare così barbaramente il ruolo dei content creators e facendo credere che qualsiasi contenuto online sia pressochè simile a quello dei The Borderline, è una grave mistificazione che danneggia tutta la categoria degli “influencer” italiani, che già non gode proprio di ottima salute dal punto di vista mediatico.

La questione di Google

Altro discorso che è doveroso fare è quello riguardante la limitazione di Google e dei contenuti social.

Punto di riferimento politico italiano della crociata contro l’azienda americana è il segretario di Azione Carlo Calenda, che da buon liberale asserisce che “Lo Stato deve evitare che i ragazzi facciano cose idiote per avere più follower, non è etico”.

Tralasciando il commento fastidiosamente paternalista, qualcuno dovrebbe ricordare a Calenda che Google limita già i contenuti che incitano o mostrano comportamenti violenti, autolesionistici o a sfondo sessuale.

Semplicemente quelli dei The Borderline non rientravano in nessuna di queste caratteristiche.

Per quanto sia assolutamente legittimo criticare dei contenuti che possano essere considerati di basso livello intellettuale o “poco etici” (definizione tra l’altro difficilmente delineabile da un essere umano, ancora meno da un algoritmo), nessun video dell’ormai tristemente famoso collettivo di youtubers violava alcuna norma.

Non vedo infatti come un video intitolato “Nascondino tra influencer allo Stadio Olimpico” o “Creo una mini casa galleggiante” possa essere in qualche modo segnalato.

Google, e di conseguenza i social, per quanto ormai realtà onniscienti e in grado di processare una quantità infinita di dati, non sono ancora in grado di prevedere il futuro, e non hanno di certo delle responsabilità dirette sul tragico incidente di cui si parla ormai da giorni.

Il filmarsi mentre 5 persone si alternano alla guida per 50 ore (nonostante sia stupido e irresponsabile) non è di per se un reato se a riprendere non è il conducente, e anche se lo fosse limitare questo tipo di comportamenti non spetta a Google quanto alla Polizia o agli enti della strada competenti.

Un tragico incidente, di cui le cause e le dinamiche sono ancora da accertare, è stato brutalmente strumentalizzato dalla politica, dai media e dalla stampa italiana.

Ancora una volta, l’Italia ha perso l’occasione di dimostrarsi un Paese civile, garantista e in grado di analizzare la realtà in modo cauto e pragmatico.

Ancora una volta, abbiamo perso l’occasione di star zitti.

Leggi anche:
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#Losapevamotutte. E quindi?
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1 comment

dario greggio 18/07/2023 at 18:38

i giovani sono merda, voi umani siete merda, i carabinieri devono morire tutti.

ps: GODO!!! ogni umano che muore è una festa :D ;)

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