Tutti abbiamo fatto l’anti-tetanica. Di che marca era? Il clostridium tetani è un batterio, più precisamente un bacillo gram+, capace di produrre una molecola detta tetanospasmina, neurotossica. Se non trattato adeguatamente causa paralisi spastica e conduce a morte tra atroci dolori nel 50% dei casi.
La vaccinazione anti-tetanica è obbligatoria dal 1968, per i militari addirittura dal 1938. Attualmente vi sono 15 vaccini approvati dall’AIFA, alcuni monocomponenti, altri associati ad anti-difterite, pertosse, polio… Tutti abbiamo fatto la vaccinazione almeno una volta, ma nessuno ricorda né il tipo né il brand.
Un eccesso di informazione non differisce molto dalla disinformazione. Quando mancano gli strumenti per elaborarla l’informazione non può far altro che causare confusione e, se è richiesta una decisione, danni.
È questo quanto occorso in occasione degli eventi avversi registrati dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Per la precisione dei 37 eventi trombo-embolici, 15 trombosi e 22 embolie, che sono stati registrati a fronte dei quasi 18milioni di pazienti vaccinati con tale farmaco.
Paradossalmente, sapere se il vaccino AstraZeneca possa innescare la coagulazione non è così rilevante al momento, ciò che assume importanza dirimente è invece il discostarsi del numero degli eventi trombo-embolici nella popolazione da poco vaccinata dal numero di quelli noti nella popolazione generale, nonché la distribuzione di tali eventi sulla curva demografica. Ad oggi la numerosità è talmente esigua che risulta difficile persino intavolare uno studio serio al riguardo.
37 su 18milioni è una frazione risibile, equivale a 1 ogni 486˙487 casi. Per avere un metro di paragone si pensi che una malattia è classificabile come rara quando colpisce 5 persone ogni 10mila abitanti, 1 ogni 2mila. 2mila in 486mila ci sta 243 volte. Non mi sono mai piaciuti i blastatori alla Burioni, ma inizio ad essere davvero stanco di gente che non sa contare.
Non c’è un motivo valido per fermare le vaccinazioni in questo momento. La decisione di AIFA arriva come un fulmine a ciel sereno contraddicendo le dichiarazioni della stessa istituzione di appena un giorno prima.
La malattia, SARS-CoV2, ha un tasso di mortalità di 1˙583 per milione di abitanti, ovvero 1 ogni 632. Nelle prime fasi della pandemia in Italia, quando fummo travolti e gli ospedali in breve furono saturi, il tasso di letalità -morte tra i positivi- arrivò a sfiorare il 25%, ovvero 1 su 4. Oggi si aggira attorno al 3,5%, un numero comunque molto alto. Significa che ogni 100 persone che contraggono il covid 3 muoiono.
Soltanto un folle potrebbe fermare la distribuzione di AstraZeneca di fronte a questi dati. Le morti causate dallo stop in virtù di un’eccessiva osservanza del principio precauzionale sarebbero svariati ordini di grandezza superiori a quelle potenzialmente ascrivibili alla vaccinazione, anche volendo automaticamente decretare il vaccino come unica causa di tutte e 37. Per questo l’OMS ha ribadito come la campagna vaccinale non si debba fermare. Non possiamo permettercelo, soprattutto in Italia, dove ampia parte della popolazione non è ancora immunizzata.
Nel caso poi in cui il vaccino AstraZeneca dovesse dimostrarsi pericoloso per qualsiasi altro motivo, va detto che ad oggi non v’è comunque alcuna ragione nota che lo lasci presupporre, non ci sono evidenze scientifiche che supportino questa tesi. Vietarlo sarebbe quindi come lanciare un dado scommettendo sul 6 e vantarsi poi della propria analisi nel caso il 6 esca. Più un numero alla roulette che un dado, facciamo anche un numero al Superenalotto.
Astenersi dal fare qualcosa ogni qualvolta vi sia una probabilità di fallimento su 486mila è un atteggiamento che ci porterebbe ad evitare di guidare l’auto, di attraversare la strada e persino di mangiare, terrorizzati come saremmo dal poterci ingozzare a morte. Non si tratta solo di semplice ironia: contando 5 pasti al giorno per 80 anni arriviamo a stimare che una persona effettui 146mila pasti durante la sua intera vita, meno di 1/3 delle 486mila possibilità sopracitate. Chi ha paura di 37 trombi su 18milioni di casi dovrebbe anzitutto saltare il pranzo.
Temo che la politica europea e i politici si siano fatti trascinare dalla concitazione del momento, dalla paura di risultare meno attenti rispetto ad altri paesi e dalla brama di rischio zero di buona parte della cittadinanza, pronta a crocifiggere l’EMA, l’AIFA, l’ISS o la stessa AstraZeneca.
Giusto condurre accertamenti, sbagliato fermare le vaccinazioni nel frattempo. Imperdonabile averlo fatto consci del clima irrecuperabile che s’è venuto a creare. Followership, di infimo livello. Forse era l’unica cosa da fare pur di non perdere la poca fiducia guadagnata tra gli scettici, vista la distorta percezione del rischio che la popolazione sembrerebbe avere (chissà poi perché?).
Forse siamo giunti ad un momento storico in cui la politica non può che adeguarsi dinamicamente alle fluide volizioni delle masse, c’è una parola precisa per indicare questa condizione: oclocrazia, dal greco antico ὄχλος, moltitudine, massa, e κράτος, potere. Le reti di utenti sui social fanno da padrone della discussione, auto-alimentando un vortice di influenze governative di cui non sono nemmeno pienamente consapevoli. Un dibattito che non c’è, un ragionamento che non esiste. Un inconscio collettivo prono all’emotività che, come scriveva Gustave Le Bon, in fondo ha sempre guidato il mondo, a dispetto della nostra tanto esaltata razionalità.