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Dote18: tassare i ricchi per dare ai giovani

Letta 18

Il tema che ha scatenato il dibattito politico e l’opinione pubblica sotto diversi aspetti nei giorni scorsi è stato senza dubbio quello relativo alla proposta del Partito Democratico, avvallata dal segretario Letta, sulla dote18. Il tema è complesso e merita di essere preso nella sua complessità, anche se in verità i social hanno scatenato più dibattiti ideologici che altro. L’idea di fondo è tassare i ricchi per dare ai giovani.

Partiamo dalla proposta. Con ordine, all’interno del partito democratico si sta creando un certo movimentare per i giovani, visti finalmente come una delle classi più colpite dalle varie crisi, non solo questa. Ne sono una testimonianza, ad esempio, le tante proposte avanzate che troviamo sotto la voce “Patto Giovani”, che però non hanno trovato collocazione all’interno dell’attività legislativa italiana.

Il segretario del PD letta dopo aver proposto qualche settimana fa il voto per gli under 18, torna rombante sul tema, proponendo una dote di 10 mila euro per i neomaggiorenni, che andrebbe coperta con una tassa sulle successioni. L’idea originale deriverebbe dal Forum Diseguaglianze e Diversità, che originariamente prevedeva un bonus per tutti, a prescindere dall’ISEE. Infatti, la proposta del PD, prevede che la platea dei beneficiari sia di circa 280 mila persone. Questo è già un primo punto problematico perchè l’indicatore presenta molte criticità: non riesce a catturare la ricchezza effettiva delle persone e soffre di un grande problema temporale, spesso e volentieri descrivendo una situazione lontana nel tempo. Inoltre, il fatto di aver previsto una platea specifica e netta causerebbe un problema di incentivi nel mentire in sede di dichiarazione o nell’aggirare le norme per poter accedere al bonus, a differenza dalla proposta originale che risultava essere molto più credibile sotto questo aspetto.

Si noti anche che gli obiettivi della proposta andrebbero a sovrapporsi con gli obiettivi del PNRR di Draghi e con i decreti sostegni, descrivendo una certa frizione fra alcuni esponenti del Partito con la leadership di Draghi, come a voler sottolineare che una seria proposta di contrasto alla pandemia non debba avere carattere temporaneo. Un’assurdità, se si pensa che la spesa pubblica abbia il compito di controbilanciare gli effetti delle crisi.

Si noti inoltre, che le slide che accompagnano la dote18 non ci informano sulla metodologia di calcolo e sull’effettiva copertura, che nel malaugurato caso non ci fosse, andrebbe a pesare sul debito, aggravandone il costo per i giovani. Oltre al danno la beffa.

Non si può comunque dar torto al PD quando afferma la presenza di una tassazione estremamente agevolata per le successioni, ma guardando ai dati forniti dallo studio Ambrosetti sulla pressione fiscale in Europa, notiamo che se da un lato sarebbe opportuno aumentare le imposte patrimoniali e anche quelle sulle successioni, dall’altro la pressione fiscale in Italia rimane la più elevata, con un gap molto importante rispetto alle economie nordiche, che presentano mediamente una situazione di 20 punti migliore.

Se quindi, l’obiettivo fosse quello di agevolare realmente i giovani e spingere per una migliore tassazione, sarebbe necessario attuare una riforma completa del fisco e della spesa pubblica, ad esempio proponendo delle aliquote contributive INPS progressive, e non flat come accade oggi, e parallelamente migliorando i conti dello stato attraverso l’utilizzo di gare di appalto degne di questo nome.

Ed ecco perché, fra le altre cose, il premier Draghi nel suo primo discorso al parlamento si poneva come obiettivo una revisione del fisco e nel Recovery Plan ha previsto una riforma della PA.

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