Fedez denuncia la RAI in diretta nazionale, usufruendo di un servizio pubblico, e ne denuncia una tentata censura o comunque possiamo dirci una sorta di pressione a non dire.
Andiamo con ordine però, perché se questo è il tema principale come al solito bisogna analizzare la questione in modo più approfondito e comprenderne le dinamiche anche a livello aziendale: in prima analisi possiamo vedere i rapporti di forza fra i vari attori in gioco e in seconda analisi possiamo un attimo soffermarci sul bilancio della RAI e fare alcune riflessioni.
Partiamo da un concetto fondamentale: la RAI è indipendente dallo stato?
Perché è importante porsi questa domanda? Perché se la RAI è indipendente dallo stato allora possiamo paragonarla ad un ente privato, che stipula contratti con un’etica che può essere anche contraria alla nostra, ma appunto deve essere assolutamente libera di fare ciò che vuole. Se invece parliamo di un ente che dipende dallo stato, allora mi aspetto che sia capace di imporsi e non censurare, nel limite ovviamente della legge.
Per capire se un ente è indipendente o meno bisogna guardare al lato dei ricavi, delle entrate. Insomma, di “come si guadagna da vivere”.
Qui vi mostro i ricavi di RAI, netti, e il canone.
Apriamo una piccola parentesi sul canone.
Questo raggiunge un punto di minimo nel 2014, e nel 2016 entra nella bolletta. Non è facile dire guardando questo grafico se la misura di Renzi sia stata una buona misura, il motivo è presto detto: nel 2014 era stato ridotto il canone che lo stato girava alla RAI, quindi questo fa indubbiamente cadere i ricavi.
Inoltre, come accennavo prima subentra la modifica attuata da Renzi, che riduce il canone e lo inserisce in bolletta. L’accordo fra lo stato e la RAI prevede una ripartizione del maggiore gettito ai due enti, 33% allo stato e 66% alla rai nel 2016 e negli anni successivi al 50-50.
Qui vi mostro l’andamento del gettito del canone e del canone ordinario percepito dalla RAI, quindi privo delle riscossioni in ritardo.
Come vedete è aumentato il gettito dello stato, quindi la riforma sembra aver funzionato, ma paradossalmente la componente RAI scende. Ora giusto, sbagliato? Lascio a voi decidere. Se volete la mia opinione è sbagliato. Se una tassa ha un fine, stravolgerlo non mi piace. Sono pochi milioni di differenza, beninteso, ma sebbene la normativa riduca la pressione fiscale da questa analisi mi sembra sia possibile dirci che si poteva fare un pochino di più.
Questo basta a dirci se la RAI è indipendente o meno? NO.
Perché poi bisogna guardare ai costi, e in questo caso se guardiamo ai costi indubbiamente non possiamo dire che sia indipendente, praticamente mai riesce a coprire i costi del personale. Ad esempio, Mediaset ha una struttura del personale meno onerosa di RAI, parliamo di una differenza non enorme, quindi realisticamente possiamo anche pensare ad un obiettivo raggiungibile. Con una struttura più leggera i ricavi potrebbero coprire quanto meno questi costi del personale. Significherebbe risparmio per il contribuente.
Guardando poi al Reddito Operativo, ci accorgiamo che questo ente è sempre in negativo.
Ma, qualcuno dirà, sarà colpa dello share, della pubblicità.
Assolutamente non vero. La RAI ha uno share simile, se non superiore a Mediaset, sia per quanto riguarda la TV generalista che per quanto riguarda la TV specializzata. Cosa si intende, significa che ho la possibilità sia di avere ricavi e utile sia con RAI 1,2,3 sia con i canali tematici.
Ora, tralasciando il discorso DDL Zan, la cosa potrebbe valere per qualsiasi situazione, ma dobbiamo chiederci se vogliamo accettare che la tv di stato finanziata con soldi pubblici possa mettere censura.
Io no. A me non interessa esprimere opinioni di merito sul DDL Zan, ma è giusto chiarire che un conto è manifestare un’opinione nei limiti delle leggi che ci siamo dati, e un conto è manifestare fuori dal perimetro. Nel caso la legge sia sbagliata esiste la disubbidienza civile, fintanto che il nostro sistema è democratico. Perché se la legge è sbagliata e tu ti opponi andando fuori dal perimetro della legge, allora probabilmente passi dalla parte della ragione alla parte del torto.
Se fosse un privato a decidere di mettere pressioni a un cliente o fornitore saremmo tutti d’accordo. Qui invece siamo di fronte ad una tv di stato. È RAI, la parte forte del contratto, quella che può vivere senza i tuoi indotti, non tu sindacato che detti legge sulla cittadinanza.
Questo è il problema, ovvero una tv che si piega ai voleri di un sindacato, ovvero di pochi, degli amici degli amici.
Fedez sbaglia? Sì, legalmente non poteva fare ciò che ha fatto. Ci sono errori da parte degli altri attori in gioco? Sì. Ad esempio, quando si parla di diritto di replica. Insomma, da domani voglio sulla RAI anche la liturgia ebraica e mussulmana, non vedo perché solo cristiana. Anche le persone di questa fede pagano le tasse e il canone. Non vedo quindi quale motivo di dare voce solo ad una parte. O perché quando il politico di turno dice una cosa che sappiamo per certo essere sbagliata, la RAI non lo afferma prontamente? O comunque dà la possibilità ad un altro politico di farlo?
Oppure perché non mettere su RAI 2 il nuovo concerto della festa del “Datore di Lavoro”, visto che è obbligatorio avere il contraddittorio?
Ma per piacere. Qui il livello del ridicolo non ha fine.
Ma onestamente chissenefrega, disobbedienza civile, che la Rai provi a citarlo in giudizio ed è la volta buona che in Italia si fa qualcosa di decente. Mal che vada il payoff è continuare a non-ascoltare la solita musica e i soliti programmi. Se va bene continueremo ad ascoltare la musica di Fedez e la RAI sarà solo un lontano ricordo. Nel mezzo la verità: magra consolazione, qualche giorno di polemichina e poco più.
Servizio pubblico: le persone devono avere il diritto di replica? Mi pare un po’ troppo.
Morale della favola?
RAI è un organo dipendente dalla politica dal punto di vista dei ricavi, in quanto è la politica, attraverso il voto dei cittadini che può allocare risorse su quest’ultima. Insomma, il parlamento e il governo sono il risultato delle elezioni, e ogni partito una volta al potere ha poi designato i vertici della RAI, qualcuno nominando persone comode, altri nominando persone di qualità, e questo lo stabiliamo noi individualmente attraverso il nostro bias. Ad esempio, se il partito di Giggi va al potere e nomina Arcibaldo direttore RAI, e noi votavamo per Giggi probabilmente la nomina di Arcibaldo ci piace.
Il problema è che le tasse non le paga solo chi ha votato Giggi, ma tutti, ed essendo l’informazione una cosa importante e alla luce dell’importante share che la RAI ottiene, allora verrebbe da chiedersi perché un organo dipendente dal contributo erariale decida di seguire linee di business, quando potrebbe benissimo, come abbiamo visto, vivere “fuori dal mercato”.
A quel punto, a che serve un organo che vive di contributi?
Questa è una domanda che lascio a voi, che esula dal discorso di Fedez. Se ne potrebbero fare a decine di esempi del genere, se non a centinaia o a migliaia. Probabilmente la soluzione è affidare alla RAI il compito di diventare un vero canale di informazione apartitico e dedicarsi a programmi tipo quelli condotti da Piero e Alberto Angela, o anche serie tv dalla dubbia qualità. Il resto lasciamolo ai privati, che possono benissimo scegliere se ascoltare il discorso di destra o il discorso di sinistra. È innegabile, ad esempio, che Rete 4 sia a forte trazione conservatrice, se ti piace quella determinata ideologia la guardi, se no, non lo fai, e questo non influenza il peso del portafoglio del tuo prossimo.