In un video diffuso tramite la sua pagina Facebook, Salvini annuncia (minaccia?) che, quando tornerà al potere, realizzerà un’operazione di “pulizia” nei confronti dei migranti irregolari presenti sul territorio italiano – gli stessi che, una volta al governo, avrebbe dovuto rimpatriare con una media di 1000 al giorno.
La si potrebbe archiviare come l’ennesima, abietta sparata inanellata dal leader leghista nel corso della sua carriera. Già li vedo pronti, i liberali per Salvini, a sottilizzare sostenendo che si tratta di una frase che va interpretata, una provocazione, che il problema vero è l’immigrazione sregolata, non chi vuole impedirla – per la verità anch’io, in tempi non sospetti (quando Salvini era ancorato al 4%) la pensavo così, sbagliando.
La sortita di Salvini è finalizzata a riconquistare la ribalta dopo il suicidio politico agostano; e non poteva che riguardare l’immigrazione, il tema per lui più redditizio, agitato ossessivamente in ogni occasione.
Dovrebbe essere ormai pacifico per tutti che l’uso Salviniano di epiteti come zingaraccia, zecca, affermazioni come “i rom purtroppo dobbiamo tenerceli”, “è finita la pacchia” in un crescendo di oscenità e grevi bassezze pur di tenere desta l’attenzione, risponde a una strategia deliberatamente pensata per far parlare di sé: che parlino bene o male, l’importante è che ne parlino, sembra essere la lezione che Salvini o più probabilmente chi cura la sua comunicazione politica ha introiettato da Berlusconi. E nel contempo ingenerare reazioni sdegnate da parte di chi è ancora affezionato a un livello minimo di decoro e correttezza politica (da non confondere con la sua degenerazione, il politicamente corretto, propinato dalla sinistra liberal).
Il linguaggio sboccato e triviale, la retorica oltranzista, i toni veementi del leader leghista, persino la sua prossemica, sono studiati a tavolino per far ammattire i suoi oppositori, facendo saltare loro i nervi. Obbiettivo, va detto, costantemente centrato. Nel caso specifico, la pulizia etnica richiama ricordi storici funesti (dal nazionalsocialismo tedesco alla Jugoslavia di Milosevic).
Si potrebbe obiettare che, in una democrazia, la pulizia etnica non è possibile da realizzare; ma non si può nemmeno minimizzare di fronte a queste dichiarazioni: inaccettabili, per un leader che aspira a governare e guida il partito accreditato del maggior numero di consensi.
Chiunque, pena la connivenza, dovrebbe dissociarsi da un personaggio ignobile, che sta lordando (e usurpando) la categoria politica della destra. Mi sovviene Montanelli, allorché nel 1994 parlò (riferito a Berlusconi, Fini e Bossi) di contraffazione del marchio di destra: “come certe dame raffinate e austere sono attratte dal bruto, così la Destra spesso lo è dal demagogo piazzaiolo e stivalato; e, credendo di assumerlo al proprio servizio, se lo ritrova padrone”. Parafrasando il caro vecchio Indro, “nulla è più incompatibile con l’Italia di Destra – tutta cifre, fatti, sobrietà e rigore –” di quella sguaiata, volgare, trucida incarnata da Salvini, la sua demagogia sfrenata. “E nulla è più lontano dal linguaggio e dallo stile della Destra” della sua retorica turpiloquente.
Se è legittimo essere contrari, per svariate ragioni, all’immigrazione irregolare, invocare la pulizia etnica non può essere annoverato come esempio di normale e rispettosa dialettica politica; ed ha un impatto deleterio, da non sottovalutare, su quella parte di popolazione più esposta all’immigrazione incontrollata, facilmente suggestionabile e maggiormente sensibile alla virulenta retorica anti-immigrati di Salvini. Buona parte della società italiana è divenuta in questi anni ostile all’immigrazione irregolare sia a causa della mala gestione del fenomeno sia per via della propaganda ossessiva della destra estrema (Salvini, Meloni, Casa Pound ecc). Allora non dovrebbe stupire, bensì preoccupare che, a furia di inoculare odio e razzismo, vi sia oggi un clima sociale esacerbato, che divengano sempre più frequenti gli episodi di esplicita xenofobia e violenza nei confronti degli immigrati tout court.
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Appunto se ne parla troppo, e in generale si parla troppo di indignazione, di rabbia, si parla male di oppositori politici, si parla in modo superficiale dei problemi del paese e le loro reali cause, si cercano facili soluzioni che sono buone solo a parole. Invece si dovrebbe pensare in modo originale e profondo e parlare meno, agire di più in modo intelligente e indignarsi meno, assumersi la responsabilità della situazione in cui ci troviamo, una responsabilità tanto più grande se abbiamo una posizione di rappresentanza e di potere, e di conseguenza trovare soluzioni creative al meglio della nostre possibilità. Si dovrebbe ascoltare di più e accogliere il meglio del pensiero dei nostri oppositori, avere rispetto della vita e di chi condivide con noi questo territorio e questo pianeta. In breve, occorre sviluppare cuore e intelligenza, solo allora vedremo un mondo diverso.