Rivelate pubblicamente delle mummie aliene al Parlamento messicano: primo incontro ravvicinato globale con gli extraterrestri o ennesima avvisaglia fake?
Lo scorso 12 settembre la Camera dei deputati del Congresso del Messico ha ospitato un’audizione pubblica per discutere degli Unidentified Aerial Phenomena (fenomeni aerei non identificati), l’acronimo oggi utilizzato dagli enti ufficiali in luogo del precedente UFO (Unidentified Flying Object), che richiamava eccessivamente il mondo cospirazionista.
L’udienza è proceduta regolarmente con autorevoli interventi di politici, esponenti delle forze armate, autorità varie ed eventuali e ufologi, che hanno parlato dell’interesse scientifico, sociale e politico del fenomeno UFO, anche in ottica di sicurezza, e dei corpi cosmici che abbiamo recentemente recuperato e studiato. Ad esempio Avi Loeb, noto astrofisico che spesso ha ammiccato al tema alienologico, ha parlato del primo presunto meteorite interstellare entrato nella nostra atmosfera, IM1, che è stato oggetto di speculazioni sulla possibilità che portasse con sé della tecnologia aliena.
Il caso: Maussan e le mummie di Nazca
Contrariamente al pensiero diffuso, l’ufologia non è affatto un coacervo di complottisti (quella parte, comunque, esiste e fa molto rumore), ma una comunità di investigatori seri e rigorosi che sanno come funziona la ricerca empirica e sottopongono alla comunità scientifica le proprie evidenze con le dovute cautele metodologiche, spesso affiancati dall’esobiologia. Un caso italiano è il CISU (Centro Italiano di Studi Ufologici), che collabora peraltro con il CICAP (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze).
Purtroppo, non tutti gli ufologi sono così, e ancora molti sono old fashioned o sfruttano l’ufologia per celebrità, immagine e interessi: è il caso di Jaime Maussan, giornalista, direttore del notiziario Tercer Milenio (che tratta di alieni, UFO e paranormale) e ufologo messicano ben noto alla cronaca, che durante la conferenza si è riservato di rivelare i corpi fossili di due presunti esseri “non umani” conservati in piccoli sarcofagi e apparentemente mummificati. Maussan ha presentato la scoperta a sorpresa, sostenendo trattarsi di una prova archeologica che gli extraterrestri sarebbero arrivati sul nostro pianeta in passato.
In particolare, i presunti resti alieni, vagamente somiglianti al protagonista di “ET” ma di statura minuta (come degli hobbit o degli gnomi) sarebbero stati recuperati dalle diatomee tra le province di Nazca e Palpa (in Perù) nel 2017 e, all’analisi del carbonio-14 (che sempre Maussan sostiene sia stata effettuata dall’Università nazionale autonoma del Messico), risulterebbero databili a 1000 anni fa: questo è l’argomento che Maussan adduce per provare che non si tratta di fossili di primati o di nostri antenati, ma di organismi troppo “recenti” per essere considerati umani. “Siamo di fronte – ha sostenuto Maussan – a una chiara dimostrazione del fatto che abbiamo a che fare con esemplari non umani, non imparentati con nessuna altra specie del nostro mondo e che qualsiasi istituzione scientifica può verificarlo“: le mummie aliene, infatti, “presenterebbero secondo gli esami un patrimonio genetico diverso per almeno il 30% rispetto a quello umano” e questa “è la prima volta che una vita extraterrestre viene presentata in questa forma“.
Il problema: metodo scientifico e rasoi di Occam
Benché ci siano voluti giorni perché arrivassero i primi debunking dopo la diffusione della notizia, alla seduta parlamentare sono seguite reazioni molto forti. Mentre l’opinione pubblica si è divisa tra sostenitori e detrattori di Maussan, la comunità scientifica ha screditato, tramite comunicati ufficiali, sia Maussan che lo “show” tenutosi al Congresso messicano. Il Congresso è stato accusato dai più di aver spettacolarizzato e ridicolizzato la dignità della disciplina ufologica, che fatica a conservare una credibilità pubblica per colpa di ciarlatani del genere.
Poche ore dopo la presentazione al Congresso, l’Istituto di Fisica dell’Università nazionale autonoma del Messico (Unam) ha negato che i suoi studi possano dimostrare che i resti sezionati appartengano a extraterrestri, ribadendo che non esistono ancora prove scientifiche dell’esistenza di vita extraterrestre e che, ha affermato una ricercatrice dell’Unam, Maussan è lo stesso che sostiene di parlare con la Vergine di Guatalupe.
A questo punto, però, si pongono davvero troppi problemi: alcuni sono di ordine metodologico, altri di ordine epistemologico, altri propriamente scientifici. Come osserva brillantemente Massimo Polidoro, psicologo, divulgatore scientifico, esperto di pseudoscienza, parapsicologia e teorie del complotto e segretario nazionale del CICAP, Maussan ha garantito che sui corpi sono stati effettuati esami del DNA e al radiocarbonio, ma non porta un dato, uno studio, una prova o una fonte che sia verificabile: l’ufologo messicano si è limitato a esporre verbalmente queste informazioni, esibire le mummie e mostrare delle foto, senza altri dettagli e senza l’accuratezza che si conviene in queste sedi. E, contrariamente a quanto in molti hanno osservato, non è sufficiente che Maussan fosse sotto giuramento per assicurare la veridicità delle sue dichiarazioni: in tanti in passato, anche recentemente al Congresso USA, hanno avanzato rivelazioni simili sotto giuramento, vedendosi poi sbugiardati o falsificati di lì a poco. Se anche avesse portato queste prove a porte chiuse, è buona prassi attenderne la pubblicazione prima di pronunciarsi definitivamente o trarre conclusioni infondate, da ambo i lati.
Per adesso tutto ciò che sappiamo è che esistono questi corpi e che bisogna studiarli per comprenderne la natura (spoiler alert: alla fine l’abbiamo capita, ma lo diremo alla fine). L’onere della prova, nel caso li si voglia presentare come resti alieni, sta a Maussan e colleghi e per un motivo molto semplice: quando la ricerca scientifica si avventura nell’indagine di un nuovo oggetto di studio o fenomeno sconosciuto, infatti, formula un paniere di ipotesi possibili, che devono passare sotto il vaglio del metodo sperimentale per discriminare quelle più supportate e probabili da quelle false.
L’ordine di test delle ipotesi segue un principio di parsimonia (o di economia, se volete), noto come rasoio di Occam: formulato da Guglielmo di Ockam nel Medioevo, è un criterio metodologico ed epistemologico che sostanzialmente impone di “non moltiplicare gli enti oltre necessità“. In altre parole, in assenza di ulteriore informazione, in un insieme di ipotesi quella più semplice è anche la più probabile.
Per verificare che quella più semplice non sia vera bisogna testarla, incrementando così l’informazione sull’oggetto indagato. Una volta appurata la falsità della prima ipotesi, si passa alla seconda più semplice, e così via. Tuttavia il rasoio di Occam, così chiamato perché setaccia la validità delle ipotesi tagliando via quelle irricevibili, non dice che “l’ipotesi più semplice è sicuramente quella giusta”, tarpando le ali a prescindere a ipotesi più suggestive o di confine, ma suggerisce soltanto che conviene cominciare a sperimentare le ipotesi più probabili prima di impegnarsi scientificamente su quelle più “assurde” o improbabili.
Facciamo un esempio classico: immaginiamo di non sapere (in parte è così, ma l’abbiamo più o meno capito) come siano state costruite le piramidi egizie, che hanno oggettivamente una struttura architettonica insolita e difficile da realizzare con i mezzi degli egizi (oltre a tutti i misteri fisici e astronomici che vi orbitano intorno). Colpiti dal fascino di un’impresa così monumentale e apparentemente impossibile per l’epoca, è facile ipotizzare che gli alieni possano essere complici della loro costruzione (magari ci hanno dato una mano a realizzarle, magari ce lo hanno ordinato, magari le hanno fatte loro stessi: tutte ipotesi fattibili).
Tuttavia, la parsimonia metodologica ci ricorda che è molto più probabile che si tratti un’impresa terrestre piuttosto che aliena. Questa seconda ipotesi, infatti, dovrebbe presumere di dimostrare anche che creature extraterrestri sono entrate in contatto con gli umani in passato senza basi, dati, fonti o prove concrete del loro passaggio. Badate bene, però: il rasoio di Occam non sostiene che le piramidi siano state sicuramente costruite dagli umani, ma solo che è più probabile questo degli alieni e che, innanzitutto, conviene cominciare a testare tutte le ipotesi sulla costruzione umana prima di fare il salto fantascientifico agli alieni e al paleocontatto.
Eventualmente dimostrata la falsità di una ipotesi umana, si passerà alla seconda e così via, finché non rimarranno più ipotesi umane da testare e quella sugli alieni avrà un senso e una ragion d’essere: è questo che significa “moltiplicare gli enti oltre necessità”. Non bisogna mai aggiungere elementi non necessari alle ipotesi in assenza di informazioni che li giustifichino e, purtroppo, introdurre l’elemento alieno per spiegare le piramidi è esattamente l’aggiunta di un ente non necessario e storicamente, archeologicamente e scientificamente non ancora giustificato. Se poi emergeranno indizi di un passaggio alieno sul suolo egizio, tanto meglio! Ma, fino ad allora, cautela scientifica, parsimonia ed empirismo.
Questo, ovviamente, vale tanto per i fenomeni ordinari, quanto per il paranormale e per casi come quello di Maussan: facile vedere dei corpi del genere e pensare immediatamente “sono alieni!” alla luce delle presunte analisi. Ma è oggettivamente molto più probabile qualunque altra ipotesi, per assurda che sia, sull’origine umana di questi fossili: persino che siano una forma casuale e spontanea prodottasi nel tempo ed estratta dalla roccia è più probabile, allo stato attuale delle nostre conoscenze sulla vita aliena e sulla sua eventuale presenza sul pianeta. Allora ciò che un vero scienziato farebbe, davanti a questi resti, è di percorrere tutte le possibili strade per fornirne una spiegazione umana, prima di avanzare ipotesi di confine. Ma Maussan, evidentemente, è di un altro parere rispetto alla scienza.
Il retroterra: la storia di Maussan
Come detto, queste mummie sono state rinvenute nei pressi di Nazca nel 2017 e già allora furono oggetto di controversie. A giugno 2017, Maussan presentò infatti il video di quello che spacciava per il corpo mummificato di un alieno con tre dita. Fortunatamente, la comunità scientifica derubricò le mummie come una frode, considerandole dei falsi composti di vere parti umane.
Ma la storia delle frodi in cui Maussan è implicato è lunga. Mentre dal 1997 ha prodotto, diretto e partecipato alla ricerca di numerosi programmi televisivi sui misteri, collaborando peraltro con il quotidiano messicano El Sol de México, nel 2015 organizzò un evento a Città del Messico chiamato “Be Witness“ per testimoniare le fotografie dei resti di uno degli occupanti dell’astronave precipitata nell’incidente di Roswell del 1947 (che diede una forte spinta alla ricerca ufologica e alle teorie della cospirazione sugli alieni). Se non fosse che un successivo fact-checking ha dimostrato trattarsi in realtà dei resti di un bambino nativo americano conservati ed esposti in un museo (con tanto di targhetta informativa). Seguirono le ovvie scuse da parte di tutti verso la comunità nativa.
Nel 2016, Maussan mostrò pubblicamente il presunto cadavere fossilizzato di una fata, ancora una volta rinvenuto in Messico e sottoposto a numerosi esami, per dimostrare l’esistenza di queste creature. Inutile dirlo, debunkato: Maussan è un giornalista privo di credibilità e ha fatto di tutto per affossare la propria carriera ufologica, mettendo peraltro in cattiva luce i colleghi bravi del suo settore come il peggior marketing-guru rispetto al vero.
La smentita ufficiale: alla radice della bufala
Al netto del rumore e del vociare che si sta facendo in questi giorni sulla relazione di Maussan, ancora oggi gli scienziati convergono sull’ipotesi, molto ben supportata, che alcune delle mummie trovate a Nazca siano corpi umani preispanici modificati, mentre altre sono fatte di ossa animali e umane.
Il punto alla questione lo ha messo l’Istituto di Medicina Legale e Scienze Forensi del Ministero Pubblico del Perù che, grazie alle analisi sulle mummie effettuate dall’archeologo forense Flavio Estrada, ha comunicato che i resti dei presunti alieni sono nient’altro che composizioni di ossa animali e umane unite a formare figure umanoidi con un collante sintetico, e in seguito ricoperte con una miscela di fibre vegetali e adesivi sintetici per simulare una pelle (nonostante alla vista appaiano pietrificate).
Nel frattempo, i meme sulla questione si sprecano (è il bello di notizie di questo genere al tempo dei social network) e noi preferiamo ricordare la vicenda così.
Vogliamo però ribadirlo per evitare fraintendimenti: l’atteggiamento scettico del debunking, soprattutto in questo campo, non è un modo per screditare chi crede nell’esistenza di forme di vita intelligenti extraterrestri (a cui abbiamo peraltro dedicato due approfondimenti quest’estate), né per tarpare le ali alla speranza o liquidare la ricerca in questo campo. Saremmo tutti felici, anche gli scettici, di avere effettivamente una prova empirica vera, ma il nostro compito è di verificare le informazioni e smentire quelle false, proprio perché la ricerca possa proseguire con successo e per il verso giusto.
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