Giornalismo Costruttivo di Silvio Malvolti, Martina Fragale e Alessia Marsigalia
Che il giornalismo ai tempi d’oggi stia vivendo una crisi profonda è innegabile. Le motivazioni alla base di questo sono molteplici e complesse. Un ruolo chiave lo ha giocato la crisi del mercato della carta stampata divorato dal digitale, che ha catapultato i giornalisti in modelli di business (e di scrittura) diversi da quelli a cui erano abituati. Ecco quindi l’avvicendarsi di trucchetti per arraffare visibilità online: semplificazioni, titoli forzatamente faziosi e a volte menzogneri, click-baiting e tanto altro. Tutto a discapito dell’informazione, della figura nobile (che fu) quella del giornalista. Gli autori del libro, Silvio Malvolti, Martina Fragale e Alessia Marsigalia accendono una luce in questo scenario cupo: quella del giornalismo costruttivo.
Costruttivo inteso non come giornalismo positivo o delle buone notizie, ma come giornalismo capace di interrogarsi sulla realtà, di esporla senza fini strumentali e di provare ad andare oltre la polemica, protagonista delle testate di oggi, e ragionare su quali possono essere le interpretazioni e le soluzioni a temi complessi. Una informazione differente è possibile. Il giornalismo costruttivo è un movimento nato in Nord Europa e sviluppatosi poi negli Stati Uniti, in Italia sono pochi e piccoli gli esempi virtuosi che se ne stanno facendo portavoce. Eppure, di giornalismo costruttivo in Italia c’è più bisogno che mai.
La Fine del Mondo di Volt
Stampato per la prima volta nel 1921, La fine del mondo è uno dei primi romanzi di fantascienza futurista. Si contraddistingue per una una visione avveniristica che abbraccia lo sviluppo tecnologico lasciandosi trasportare dalle potenzialità del futuro, fino ad allora sempre guardato con sospetto.
Anno 2197, l’invenzione della piombide, un materiale capace di contrastare la forza di gravità, permette la costruzione di eteronavi, veicoli spaziali in grado di spostarsi agevolmente nel Sistema Solare.
Su una Terra devastata da uno sviluppo insostenibile, dove disastri e calamitá sono sempre più frequenti, si accende uno scontro politico fra i sostenitori di un’espansione pacifica su altri pianeti e quelli di una colonizzazione di stampo imperiale.
Specchio fedele della mentalità futurista, il romanzo, come è facile immaginare, snocciola con incredibile accuratezza molti dei principali temi ricorrenti del mondo odierno, abbozzando anche qualche soluzione, descrivendo un futuro anche per noi ancora lontano con gli occhi di un passato altrettanto distante, a tratti premonitore e a tratti incredibilmente diverso da come lo avremmo immaginato.
Una mattina qualunque di Giovanni Gazzanni
A volte, quando si è presi dal lavoro o dallo studio, si finisce per investire la maggior parte del tempo dedicato alla lettura in libri tecnici, manuali o paper che rischiano di far dimenticare il vero motivo per cui tutti noi leggiamo: la passione per una bella storia. Tuttavia, per caso o per fortuna, ogni tanto arrivano delle piccole perle a rinfrescarci la memoria.
Una mattina qualunque è proprio questo: uno schiaffo in faccia o una secchiata d’acqua ghiacciata che ci ricorda quanto sia possibile commuovere e trasmettere tramite la parola scritta. Un libro che ricorda tanto una pièce teatrale, alla quale viene aggiunta tutta quell’introspezione e profondità che solo la carta stampata può rendere al lettore.
Un esordio, quello di Giovanni Gazzanni, che trascina il lettore su una montagna russa di emozioni e ricordi di vita vissuta. Sembra incredibile quante cose possono accadere in quella che sembrava solo un’ennesima “mattina qualunque”.
L’uomo in rivolta di Albert Camus
L’uomo in rivolta è forse il più importante lascito politico di Albert Camus, segnato da una lucida analisi filosofica e grandi slanci di sensibilità. Un pensatore novecentesco ma capace di superare il 900 affronta e distrugge in quest’opera la retorica della necessità dell’omicidio “rivoluzionario”. Idea oggi scontate ma al tempo profondamente minoritarie che segnarono la rottura di Camus con quell’ambiente intellettuale francese che trovò il proprio pinnacolo in Sartre.
Prima lezione di metodo storico di Sergio Luzzatto
Vi siete mai chiesti cosa fanno materialmente gli storici? Come fanno a scrivere interi libri a partire da piccoli frammenti di vita umana trascorsa che chiamiamo in maniera generica fonti? Chiusi nella polvere fra archivi e biblioteche, come fanno a tirare fuori tutte quelle informazioni da, per esempio, una semplice lista delle spese? Oppure da una serie di sentenze medievali? O ancora da una falsa incisione? Questo libro offre un primo spiraglio dal quale i “comuni mortali” possono sbirciare sul sentiero – talvolta lastricato di limiti anche e soprattutto umani – che gli storici percorrono dal particolare della fonte al più generale delle loro competenze e conoscenze accumulate negli anni di mestiere. Buona avventura!
Nation Building di Andreas Wimmer
Questo libro espone una teoria che spiega perché emergono nazioni stabili, e perché altre sono invece destinate a sfaldarsi. Wimmer identifica tre condizioni fondamentali che differenziano le prime dalle seconde, offrendo per ciascuna esempi concreti.
La prima di queste condizioni è il fiorire di organizzazioni e associazioni volontarie che possano unire persone al di fuori della propria comunità. Sotto questo aspetto vengono paragonate Svizzera come esempio positivo, e Belgio, dove queste associazioni vennero soppresse. La seconda riguarda le azioni dello stato centrale, e in particolare la fornitura di beni e servizi di pubblica utilità. In questo caso, Wimmer contrasta il Botswana con la Somalia. Come ultima condizione, Wimmer sottolinea la presenza di un linguaggio, in particolare scritto, comune che faciliti la formazione di alleanze politiche che superano le divisioni etniche. All’esempio positivo cinese, contrasta quello russo.
Si tratta di una teoria affascinante, esposta in maniera convincente. Il libro offre inoltre una serie di curiosità storiche interessanti di per sé.
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