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Fake news: NoPass-SiPutin, responsabilità collettiva

In Italia si sta diffondendo un senso di incertezza riguardo alle cause, alle ragioni, ai fatti dell’invasione russa dell’Ucraina, per non parlare del prezzo che gli italiani sono disposti a pagare per sostenere la parte offesa e delle posizioni buffe, incoerenti, paravento di parte dell’élite italiana. 

Chi ritiene che prendere una posizione netta a favore dell’Ucraina sia una scelta squilibrata e poco saggia spesso accusa la comunicazione di “sostenere un pensiero unico“, un’affermazione poco fondata, è vero che la maggior parte dei cittadini condannano l’invasione, ma diversi organi di stampa italiani hanno posizioni ambigue se non di sostegno al regime di Putin.

Per fare soltanto un esempio, Il Fatto Quotidiano, il giornale più vicino a quella che è attualmente la prima forza parlamentare del paese, ha addirittura ricevuto gli elogi dell’ambasciata russa per l’ottimo lavoro svolto a sostegno della propaganda. Ad oggi, secondo un sondaggio ISPI quasi il 40% dei cittadini intervistati dubita del fatto che la responsabilità della guerra sia da attribuire al leader russo.

Non è però l’informazione giornalistica mainstream di cui tratta questo articolo, piuttosto quella oscura, sotterranea, difficile da identificare, che colpisce e prolifera con ritmi virali sui social network. Se un utente per caso volesse, in un momento di compulsivo autolesionismo, andare ad esplorare, anche soltanto superficialmente, i gruppi NoGreenPass che negli ultimi mesi si sono resi responsabili della diffusione di idiozie favolesche sull’inefficienza o addirittura sulla pericolosità della somministrazione dei vaccini contro il covid19, si sorprenderà dell’evoluzione di questi.

I grandi canali che ieri lottavano contro la “libertà negata” dal green pass, oggi sono divenuti strumenti di diffusione massiccia delle menzogne del regime putiniano. Migliaia di individui, alimentati dall’odio verso l’occidente che ha imposto loro il “maledetto farmaco”, ora si ergono a strenui difensori delle azioni russe, negano i crimini di guerra e vedono lo zar come un liberatore.

Non c’è da sorprendersi di questo, il fatto è facilmente spiegabile considerando la composizione demografica di quei gruppi, costituiti da persone spaventate, talvolta profondamente ignoranti e, fino a qualche tempo fa, probabilmente isolate.

Proprio su quest’ultimo punto c’è da costruire una riflessione significativa. L’atteggiamento e le metodologie sfruttate dal governo e sostenute dai media durante la pandemia sono state molto dure nei riguardi di queste persone. Il green pass si è trasformato, nel tempo, in uno strumento quasi coercitivo, rendendo la vita dei non vaccinati impossibile: sono stati costretti a spese straordinarie, talvolta hanno perso i posti di lavoro e hanno subito una sempre maggiore alienazione sociale. In risposta a questo c’era da aspettarsi quello che qualunque insieme eterogeneo di persone avrebbe fatto: si sono aggregati.

Non si sono limitati a questo naturalmente, si sono conosciuti, sono entrati in contatto, hanno costruito ponti gli uni verso gli altri ed attraverso di essi hanno messo in circolazione informazioni false, si sono fomentati a vicenda e radicalizzati. 

Certamente già esisteva un fenomeno di questo tipo ben prima degli ultimi due anni, ma non è inverosimile pensare che almeno in una certa misura, si sia creata una nuova pressione ad unirsi, sospinta dalle insicurezze e dalle paure che la pandemia ha portato con sé, così come dalla durezza delle risposte imposte che, all’interno di certe sezioni della popolazione, sono state percepite come vere e proprie forme di discriminazione.

Inoltre, essendosi sentiti colpiti e offesi, oggi, alcuni novax e nopass disertano, si schierano con il nemico, osannano l’invasore massacratore e pregano per la sua venuta messianica. Divenendo uno dei centri di propulsione della propaganda russa in occidente.

Eravamo coscienti di quanto stesse accadendo ma si è preferito bollare il fenomeno come trascurabile, nella speranza che si sarebbe sgonfiato con il tempo. Le vicende odierne, l’invasione russa dell’Ucraina e lo tsunami di fake news che ne è derivato, sembrano aver rinfocolato una parte di quel mondo che ora non perde l’occasione di dichiarare una rinnovata crociata nella speranza di raggiungere nuovi spaventati individui confusi da arruolare nelle proprie file. Non ci sarebbe nulla di sbagliato, se non fosse che, proprio in quelle file, si riproducono sistematicamente dogmi, ideologie, menzogne, teorie complottiste e antiscientifiche. La diffusione di tutto questo mette a repentaglio, o perlomeno danneggia, la salute della nostra democrazia e della nostra libertà.

Mi si potrà obiettare che quanto descritto è insignificante in termini quantitativi, dunque irrilevante parlarne se non addirittura controproducente. Ma è proprio questa visione che l’articolo vuole mettere in discussione: è naturale che in politica vengano fatte scelte arbitrarie, talvolta costose, ma è proprio per questa ragione che le nostre società sono costruite sui principi della responsabilità individuale e della democrazia. Permettere di determinare in autonomia le proprie scelte e tollerare quelle differenti, mantenendo saldo il principio che la libertà di un individuo non possa violare quella altrui, rafforza i nostri sistemi politici proprio evitando che gruppi oppressi e marginalizzati possano assumere atteggiamenti sediziosi. Il caso dibattuto nell’articolo forse avrà un impatto limitato, ma credo sia esemplare di come non si debba fare politica. Inoltre, rappresenta, certo in scala ridotta, le conseguenze dannose proprio di quel tipo di atteggiamento dal quale potrebbe nascere l’obiezione.

Non c’è una soluzione semplice, la battaglia contro questo tipo di manipolazioni è di lungo periodo e può essere combattuta soltanto attraverso l’istruzione. Abbiamo bisogno di una scuola nuova, più efficace e davvero uguale per tutti. A ben vedere, pare che proprio la scuola sia lo specchio delle nostre scelte: anche nell’educazione l’Italia sembra amare la filosofia per cui sia doveroso escludere gli studenti meno brillanti in istituti di second’ordine. Questo però è un altro argomento che lascio volentieri ad un altro articolo.

Il fenomeno del complottismo, che sia antivaccinista o antiglobalista, filoputiniano o filocinese è ancora ristretto e forse non crescerà mai abbastanza da ottenere una rilevanza politica, ma, anche se molto parzialmente, è possibile che gruppi sociali di questo tipo abbiano un impatto sulla vita della cosa pubblica, in particolare considerando la loro inquietante evoluzione: da semplici “ribelli” a partigiani di un regime dittatoriale straniero.

È un dovere ostacolare la diffusione di fake news ma la nostra vera responsabilità sta nel interessarci di queste persone, dobbiamo impedirne la ghettizzazione e, viceversa, garantire loro, o se non altro ai loro ideali figli e successori, l’educazione necessaria per sfuggire alle catene della falsa informazione.

Se non ci siamo mai presi la briga di svuotare i sottovasi dall’acqua stagnante, non possiamo poi lamentarci di essere invasi dalle zanzare in pieno luglio, per le fake news vale un principio molto simile. Con questa “entomologica” metafora, concludo.

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1 comment

Dario+Greggio 10/04/2022 at 15:52

ottimo! ed è curioso come abbiamo avuto in sequenza due manifestazioni “pazzesche” ed “enormi” di questo fenomeno… in pratica portando alla luce il complottame che c’era da sempre ma soprattutto dall’avvento di internet diffusa e dei social network

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