Cari giornalisti, con la diffusione prematura di una bozza del decreto restrittivo si è aperta una voragine profonda tra il mondo dei presunti cani da guardia del potere e quello della società civile.
Qualcosa sembra essersi smarrito inesorabilmente. Perso nelle pieghe oscure di quel mondo romano che nasconde gli intrallazzi tra politica e giornalismo, in quel debito di accountability che segna lo scarto tra il nostro paese e una democrazia liberale degna di questo nome. Perso in quel carrierismo cinico e ammanicato che ha sacrificato qualsiasi etica del giornalismo per amore del retroscena. Perso, infine, nell’ennesima occasione sprecata di riconsegnare al pubblico un’immagine emendata del giornalismo nostrano.
Quel tacito patto che vincolava i due mondi alla fiducia reciproca è stato infranto, e siete stati voi a farlo. Lo avete calpestato nelle notti più buie di fine febbraio, trasformando l’informazione sulla pandemia in una gara al ribasso sulla paura. Lo avete mortificato pubblicando articoli complottisti che diffondevano nell’opinione pubblica, già miope e disinformata, l’idea di un virus creato ad arte in laboratorio. Lo avete umiliato allestendo salotti televisivi ridicoli, dove personalità del mondo dello spettacolo, prive di qualsiasi competenza, venivano interpellate sull’emergenza sanitaria, circonfuse da quell’aura di sapienza artificiale che solo l’incantesimo televisivo è in grado di inscenare. Ma lo avete definitivamente reciso nell’ultimo grave gesto d’incoscienza; un gesto che ha gettato il nord Italia nel panico, in uno dei momenti più delicati della storia repubblicana recente. L’esodo dei lombardi dalla zona rossa altro non è che il precipitato della vostra irresponsabilità.
Siamo, o forse siete, a un punto di non ritorno, di quelli che posano una pietra tombale su qualsiasi possibilità di rinnovamento. E noi, nel rinunciare a qualsiasi speranza, abbiamo una sola richiesta da farvi, una richiesta rivolta al futuro: quando tutto questo sarà finito, non venite a farci la paternale. Non venite a raccontarci la crisi della carta stampata nel Bel Paese, l’emorragia dei lettori e il calo delle vendite. Non venite a tediarci con articoli strappalacrime sullo stato dell’arte dell’informazione in Italia; la parola è d’argento, ma talvolta il silenzio è d’oro. Non venite a lagnarvi della pessima posizione italiana nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, dove ormai sembriamo stabilizzarci poco oltre il 40esimo posto. Insomma vi stiamo chiedendo di risparmiarci quell’odiosa doppiezza morale che spesso esibite come balsamo per la vostra incoerenza, quella che vi fa sentire meglio, che rassicura la vostra categoria.
Quando tutto questo sarà finito è probabile che un’ondata comprensibile di sollievo possa spingere la polvere di questi giorni sotto il tappeto, ma ognuno di noi sentirà, nell’intimo della propria coscienza, che qualcosa si è rotto, che quel patto democratico tra giornalisti e società civile si è sciolto, per sempre, lasciando il posto a un vuoto spaesante. Mi auguro che questo pesante fardello morale possa comunque risparmiare i migliori fra voi.
Cordialmente,
Un vostro lettore deluso
1 comment
[…] della sanità erano partite già da tempo e adesso vengono strombazzate ossessivamente da una canea di pennivendoli e […]