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Sicilia, bellezza!

Più giro per la Sicilia, e più mi rendo conto che si tratta di una regione amministrata da “nani” prestati alla politica. Luoghi come la celeberrima Taormina, l’Etna (il vulcano attivo più grande d’Europa), Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica, la Valle dei Templi di Agrigento, le Isole Eolie, le Egadi e le Pelagie, le città barocche della Val di Noto (Catania, Caltagirone, Noto, Militello in Val di Catania, Modica, Palazzolo, Ragusa e Scicli), la Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Monreale e Cefalù, la Villa Romana del Casale (Piazza Armerina), sono soltanto alcuni dei moltissimi esempi di incommensurabile bellezza siciliana, molti dei quali inseriti dall’UNESCO nella lista dei siti “Patrimonio dell’Umanità”.
Senza necessità di citarne altri, già solo questi luoghi potrebbero bastare a fare della Sicilia uno dei posti più visitati al mondo. Invece, il “nanismo” che permea la classe politica siciliana e non solo è tale da non capire come la bellezza possa e debba essere uno dei primi – se non il primo – volano di sviluppo di questa terra incantevole.
La promozione e la tutela di questi luoghi dovrebbe essere uno dei primi punti dell’agenda politica, ma – ahimè – la realtà si scontra con i sogni e la Sicilia è stata “disamministrata” al punto tale da farla diventare una delle ultime regioni d’Europa.
L’attuale Governatore, Rosario Crocetta, così osannato da parte dei media, che si era autodefinito come “Rivoluzionario”, tutto ha fatto tranne che tirar fuori dalle sabbie mobili questa terra, tanto che, dopo quattro anni quattro dal suo insediamento a Palazzo d’Orleans, anche i suoi compagni di viaggio del PD sembrano essere più che pentiti della scelta fatta nell’ottobre 2012.
La bellezza, dicevamo: ecco, questa è una risorsa che fa di luoghi anche molto meno ameni della Sicilia dei Paesi ricchi, poiché riescono a tutelare e a sponsorizzare il loro “prodotto” nel migliore dei modi, utilizzando ogni canale a loro disposizione, cosa che puntualmente non accade per la terra che diede i natali a personaggi del calibro di Pirandello, Sciascia, Verga, Quasimodo, Archimede, Bellini, Tomasi di Lampedusa,ecc.
Il turismo, anche visti i recenti fatti tragici accaduti in tutto il mondo, con crollo di prenotazioni e cancellazioni di quelle già effettuate in molte località turistiche, come nella vicina Francia e nei Paesi del nord Africa, potrebbe essere – oggi più che mai – il primo settore economico in Sicilia, anziché essere ancora inscindibilmente legati ad una tradizione per lo più agricola. Ma per far ciò occorrono risorse destinate al mantenimento dello stato dei luoghi, investimenti in infrastrutture (vedi lo stato di disfacimento di alcune importanti arterie stradali), promozione della bellezza di questi luoghi con massicce campagne pubblicitarie in tutto il mondo.
Oggi, invece, la Sicilia è allo stremo delle proprie forze, con migliaia di giovani e meno giovani costretti ad emigrare in cerca di lavoro, “cervelli” che vanno via e che spesso non ritornano, una disoccupazione dilagante, tra le più alte d’Europa, migliaia di precari della Pubblica Amministrazione che sono in attesa di capire quale sia il loro futuro, un Governo regionale paralizzato e inconcludente, politici inetti. È notizia di qualche giorno fa che Vittorio Sgarbi non ha risparmiato parole di biasimo nel rifiutare la candidatura a sindaco di Palermo propostagli dal partito “Noi con Salvini”, definendo la Sicilia «una regione totalmente irrecuperabile perché danneggiata dallo Stato. Sostenendo che “prima l’ha messa in ginocchio la mafia e ora lo sta facendo lo Stato, con tutta una serie di prefetti e commissari antimafia carrieristi».
Anche il catanese Pietrangelo Buttafuoco non ha parole molto differenti da quelle del critico d’arte e in una recentissima intervista ha asserito come la Sicilia sia «un’isola allo sbando, senza presente, senza futuro, che si è dimenticata della propria storia». Secondo quella che è la sua visione, bisognerebbe azzerare tutto, ma «non può farlo la politica, lo deve fare un Commissario. Gli uomini di buona volontà non bastano per la gravità della situazione in cui versa l’isola», e in un suo oramai celeberrimo saggio arriva addirittura a definirla «buttanissima Sicilia».
Tutto è perduto? Credo di no, ritengo però che occorra girar pagina al più presto, e credo anche che se la politica abbia delle colpe, altrettante ne abbia il popolo siciliano, in quanto spesso non seleziona i politici su base meritocratica, ma solo su base clientelare, in virtù di personalissimi tornaconto. Si torni alla meritocrazia e non ci si basi soltanto alla mera cura del proprio orticello, con la speranza che un giorno, non troppo lontano, questa terra cambi: allora – come diceva il compianto Paolo Borsellino – diventerà bellissima.

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