L’aeroporto di Alghero è, a giudizio di chi scrive, l’aeroporto migliore al mondo. Non per le modeste infrastrutture e certamente neanche per la qualità dei servizi, francamente scarsa. Lo è per il profumo intenso di macchia mediterranea che abbraccia i viaggiatori che atterrano nella piccola Barceloneta sarda. I rosmarini aromatici, gli elicrisi pungenti e i lentischi legnosi sostituiscono l’odore di gasolio che normalmente si respira sulle piste delle aerostazioni. È un vero privilegio che è toccato vivere nella tarda serata di giovedì 23 settembre anche a Carles Puigdemont , ex presidente della regione autnoma di Catalogna, Spagna, pochi istanti prima di essere arrestato dalla polizia di frontiera italiana, dopo quasi quattro anni di latitanza.
A ben vedere, essere arrestato in Sardegna, nell’enclave catalano-parlante della Riviera del Corallo, è anch’esso un privilegio: qui troverà un piccolo ma agguerrito esercito di difensori senza se e senza ma della causa separatista catalana, pronti a sostenere le ragioni del fuggitivo e a manifestare la loro solidarietà: già venerdì mattina sono iniziati i sit-in di semi sconosciuti partiti indipendetisti sardi, associazioni (sedicenti) culturali algheresi, foraggiate dal denaro pubblico delle tasse dei catalani e qualche sigla sparsa di persone molto confuse, tipo Fridays for Future (gente che si oppone al riscaldamento globale manifestando per Puigdemont…). A costoro si sommerà prevedibilmente la stampa nazionale, che ha espresso un generale favore per il separatismo catalano da tempi non sospetti, un po’ per ignoranza, un po’ per malafede, un po’ per un malcelato complesso di superiorità verso la Spagna, vista come paese arretrato e poco democratico.
Non sappiamo ancora quale sarà l’esito dell’udienza di convalida del procedimento di estradizione presso la Corte d’Appello del Tribunale di Sassari, più in generale la questione è molto complessa e ingarbugliata, sia sul piano procedurale che a livello politico. Ciò che invece dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia una infarinatura di questione catalana, è che Puigdemont non è l’eroe che i suoi troppi sodali, in Spagna, in Italia e in Europa pensano o dicono che sia.
Puigdemont non è un perseguitato per ragioni politiche
Le posizioni separatiste e nazionaliste regionali che esprime l’ex presidente della Generalitat de Catalunya sono perfettamente lecite e professate pubblicamente da decine di migliaia di cittadini, senza conseguenze giudiziarie e senza sanzioni di nessuna natura. Puigdemont è ricercato per aver commesso reati gravissimi per i quali, in italia, rischierebbe di vedersi comminare una pena detentiva non inferiore a dodici anni e sei mesi (Attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato, dodici anni nel minimo edittale, Art. 241 C.P. e Malversazione a danno dello Stato, sei mesi, Art. 316-bis C.P.).
Puigdemont non è un democtatico
Le leggi di disconnessione votate dal parlamento regionale il 6 e 7 di settembre 2017, quando Puigdemont era presidente della Regione Autonoma e da lui promosse, propedeutiche alla celebrazione del referendum simulato dell’1 di ottobre dello stesso anno, sono gravemente lesive dei principi democratici e dello stato di diritto, in palese violazione della Costituzione Spagnola e dello Statuto di Autonomia di Catalogna, votate e approvate da una maggioranza inferiore a quella richiesta per legge, negando la possibilità alle opposizioni di discuterne il contenuto e presentare emendamenti. Leggi che esautoravano di fatto il parlamento regionale, conferendo poteri legislativi e giudiziari in capo al presidente della regione, così come avvenne con il solo precedente simile nella storia Europea: l’atto abilitante che permise al nazismo di arrivare al potere assoluto in Germania (Lo spiega qui Teresa Freixes, catalana, ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università di Barcellona e cattedratica Jean Monnet).
Puigdemont non è un leader
È costui piuttosto un vile e un vigliacco: dichiaró l’indipendenza della Catalogna dopo aver assunto un impegno preciso con il governo Rajoy, con l’intermediazione del presidente della regione autonoma dei Paesi Baschi. Dichiarò urbi et orbi che, dopo la dichiarazione d’indipendenza avrebbe continuato a lavorare come se niente fosse, assumendo le necessarie conseguenze e invece, senza informare i propri sodali e gli altri componenti del governo regionale catalano, fuggì nascosto nel porta bagagli di una macchina per sottrarsi alla giustizia. Ha promesso più volte, in occasione di varie tornate elettorali che lo hanno visto candidato, di tornare in Catalogna in caso di elezione, ma ha tradito la fiducia dei cittadini che l’hanno votato, rimanendo latitante per quattro anni. Ha dichiarato persino di non essere interessato ad altro che non sia la riabilitazione della propria immagine e la sua sopravvivenza politica.
Puigdemont non incarna nessun valore europeo
L’idea di Europa unita nasce in contrasto al nazionalismo e spaccare un paese membro sembra tutto meno che un’idea favorevole al processo di integrazione. Se ciò non fosse sufficiente, per sottolineare quanto il latitante più famoso di Spagna abbia a cuore le sorti dell’Europa, basterebbe ricordare come lui e il movimento separatista catalano siano in questi stessi giorni oggetto di attenzioni mediatiche e del Parlamento Europeo per certe relazioni opache con alcuni faccendieri russi, nemici giurati del progetto europeo e dediti a destabilizzare il continente.
Speriamo che la giustizia possa fare il suo corso e che l’ex presidente catalano debba finalmente assumersi le responsabilità derivanti dalle gravi azioni commesse mentre esercitava una carica pubblica, certi che durante la detenzione, lunga o breve che sia, sarà sostenuto dal ricordo del profumo della terra de l’Alguer, país català de Sardenya.
3 comments
autnoma
indipendetisti
democtatico
vabbe’ sei sardo, non si può pretendere :D ;)
Per il resto, penso di essere più o meno d’accordo. A parte il fatto che sogno la fine dell’europa la cui corte di strasburgo non sa fare un cazzo.
Esiste il Parlamento europeo che è composto dagli esponenti politici dei partiti nazionali dei singoli stati europei che fanno e ratificano le proposte in EU. Lol, dovremmo sognare anche la fine dei paralamenti nazionali a questo punto.
Esiste il Parlamento europeo che è composto dagli esponenti politici dei partiti nazionali dei singoli stati europei che fanno e ratificano le proposte in EU. Lol, dovremmo sognare anche la fine dei paralamenti nazionali a questo punto.