Brexit, Trump, Orban, Le Pen, l’austriaco Hofer, i nostri Grillo e Salvini… c’è un lungo filo marrone che lega questi fenomeni politici da una parte e dall’altra dell’oceano. Populismo (nel senso più “scientifico” del termine), protezionismo, xenofobia, putinismo, più o meno codificato autoritarismo. La globalizzazione è vista ormai come un male assoluto, l’immigrazione come una minaccia, la società aperta è l’ultimo dei problemi, il ruolo dell’Occidente una pagliacciata da guerrafondai, l’Unione Europea una dittatura da cui scampare.
Il paradosso è che questi personaggi ultranazionalisti sono riusciti a costituire una sorta di… Internazionale populista con l’obiettivo di liberare il mondo dalle catene del 21esimo secolo. Mentre tutto il variegato mondo che sta “dall’altra parte” si divide in mille rivoli senza riuscire ad avere chiarezza di intenti. Sono europeisti a parole ma non sanno come esserlo nei fatti; sanno che la globalizzazione comporta molti più vantaggi che svantaggi ma non riescono a sfruttare appieno i primi e calmierare i secondi; conoscono i pericoli dell’isolazionismo ma non hanno idea di cosa fare in Medio Oriente; diffidano di Putin eppure sono titubanti anche nelle relazioni con lui. Non sanno bene cosa dire ma comunque non riuscirebbero a comunicarlo.
Che fare? Per quanto ciascun blogger che si rispetti debba aver chiaro come salvare il mondo, per questo articolo mi limiterei al caso italiano. Che soffre più o meno degli stessi problemi e di una classe politica particolarmente scadente. Questa è una tipicità che comporta importanti differenze: mentre in Francia il sistema elettorale a doppio turno è stato straordinariamente efficace nell’evitare qualsiasi vittoria delle Le Pen, da noi varrebbe il discorso opposto. Mentre infatti i cugini d’oltralpe hanno due partiti di “sistema” (Repubblicani e Socialisti) capaci di compattarsi, assieme ai rispettivi elettorati, contro il Front National, da noi accade (e accadrebbe) il contrario. In un inevitabile ballottaggio PD-M5S la destra salviniana voterebbe compatta il movimento grillino, che già se la gioca coi democratici, assicurandone la vittoria. Inutile segnalare come l’elettorato grillino sia invece poco propenso a votare la destra perché è quasi impossibile che questa arrivi a un eventuale ballottaggio.
Il bipolarismo (che anni fa avrei difeso con i denti) va bene se c’è un sistema di valori condiviso (esempio: tutti più o meno europeisti, atlantisti, moderati…) ma diventa poco rappresentativo e pericoloso nel contesto attuale, in cui si scontrano visioni del mondo inconciliabili. In questo senso la “terza repubblica” sembra assomigliare molto alla prima e molto poco alla seconda (per la quale un sistema “alla francese” sarebbe stato a mio modo di vedere perfetto).
Il tema è particolarmente avvertito nel “Destra-centro” italiano. Inutile continuare a cercare una vecchia compattezza di coalizione: se vuoi rimanere nell’Euro non puoi essere alleato di Salvini, e viceversa. Non esiste una via “moderata” per uscire dall’Europa, una via moderata per sostenere il lepenismo, una via moderata per cancellare la riforma Fornero o una via moderata al putinismo. O ci si accoda a Salvini (come fa lo scodinzolante Toti) oppure si offre qualcosa di incompatibilmente diverso. Come in teoria vorrebbe fare, con ancora troppe incertezze e timidezze, Parisi. Il “centrodestra unito” di cui continua a parlare il manager vicino a Forza Italia non può esistere: perché se è unito non è centrodestra ma destra lepenista. Senza contare che molto probabilmente alle prossime elezioni si voteranno (grazie al cielo) i partiti e non le coalizioni, come accade nel mondo normale. Ammesso che ne esista ancora uno.
Tutte queste considerazioni mi portano a ritenere che sia fondamentale una collaborazione fra riformisti che vogliono migliorare con soluzioni credibili la realtà in cui vivono e non rifondarla a colpi di piccone. Solo una collaborazione fra partiti dell’Aperto potrà tenere testa ai partiti del Chiuso. Il miglior sistema elettorale oggi sarebbe un Proporzionale (corretto e adattato all’Italia di oggi) e, va beh, il collegio uninominale (ma tanto quello non lo avremo mai). Una Forza Italia parisiana potrebbe svolgere un fondamentale ruolo di “PSI di centrodestra”, controbilanciando il Partito Democratico in senso riformista e liberale. Berlusconi era un vecchio fan del proporzionale (“alla tedesca” diceva, per venderlo meglio rispetto alla prima repubblica) e di sicuro i suoi collaboratori più “aziendali” e Gianni Letta sarebbero contenti di tornare ad avere rilevanza al governo. Stefano Parisi sarebbe finalmente valorizzato come merita e anche noi liberal-popolari o liberal-democratici avremmo un interessante punto di riferimento in più. Inutile legarci per il futuro a un bipolarismo forzato che rappresenterebbe una realtà non più bipolare e a un continuo derby fra due forze che vorrebbero distruggere tutto ciò in cui l’altra crede. L’alternanza è fra orientamenti, non fra visioni del mondo: esattamente come non poteva esserci alternanza fra pentapartito e comunisti (o MSI).
Molto è nelle mani di Berlusconi. Il futuro del centrodestra deciderà quello del Paese, e passerà anche dalle due piazze di oggi: quella salviniana di Firenze o quella padovana di Parisi. Arbitra il signor Silvio.
1 comment
In parte sono d’accordo con te, Stefano, ed in parte no.
La Storia pare voglia fare un passo indietro, come è sempre accaduto in passato, riportandoci ai nazionalismi isolazionisti d’anteguerra.
Questo lascia molti tra noi spiazzati, ma se hai idee chiare nella testa devi seguire quelle, dovunque vgolia andare la Storia, anche perchè la Storia la costruiamo noi.
Nel centro destra c’è il vuoto pneumatico. PD e pentastellati non sono una alternativa, se non tra loro, quindi non resta che tentare di ricostruire faticosamente il NUOVO. Ho proposto una strada con Svolta Europea (www.svoltaeuropea.com), che dice globalizzazione si, ma non troppo, immigrazione no, senza eccessi, Europa si, ma come Europa federale, Nazione dei popoli europei.
L’alternativa si chiama inerzia, lo sport preferito dagli italiani.