Scrive Porro su “L’Intraprendente” in risposta a Sallusti: “Sono inorridito a sentire le ricette economiche di Salvini e Meloni, ma sono sicuro che noi quattro gatti avremo la possibilità di influenzare culturalmente più loro che la sinistra organizzata”.
Insomma, il vice direttore de “Il Giornale” sfodera il classico ritornello del ruolo dei liberali entro le file dei conservatori, come fu per Friedman con Reagan e Martino con Berlusconi. Per Nicola Porro dovremmo tesserarci in massa alla Lega Nord, a Fratelli di Italia- Alleanza Nazionale e a quel che resta di Forza Italia. Poco importa che questi partiti con il mondo delle idee liberali ci abbiano a che fare meno di nulla, perché il bello sta proprio in quello: nel corrompere il variopinto mondo di Pontida e Atreju con l’altrettanto magico mondo della scuola austriaca, di Ludwig Von Mises, Ayn Rand e compagnia bella.
Non è chiaro se il direttore de “Il Giornale” immagini per i liberali italiani un ruolo analogo a quello che Rand Paul, e suo padre prima di lui, ha avuto e continua ad avere entro il G.O.P americano piuttosto che un ruolo prettamente di influenza culturale e di indirizzo programmatico.
Nel primo caso si tratta di pura follia visto che in Italia manca una casa dei conservatori tanto aperta quanto scalabile dal basso come può essere il Partito Repubblicano e nel secondo viene da chiedersi perché idealmente una Giorgia Meloni dovrebbe essere migliore di un Fassina, perché virtualmente la patrimoniale e la tassa sugli immobili dovrebbero essere una minaccia più grande alla libertà individuale della naia obbligatoria piuttosto che delle mitragliate ai barconi di profughi. Perché il proibizionismo sulle droghe leggere e la rottura nei confronti dell’atlantismo dovrebbero essere mali minori rispetto al reddito minimo garantito e alla difesa dell’articolo 18.
Fermo e restando che l’influenza liberale nella destra italiana già c’è stata. Non a caso Salvini – ve lo ricordo, quello dei c-o-m-u-n-i-s-t-i padani – ha presentato tronfio la sua proposta economica alla puntata della Gabbia della scorsa settimana; una proposta che conteneva flat tax al 15% (!), abbandono degli studi di settore e legalizzazione e tassazione della prostituzione. Non male, peccato che a questo accompagni lotta al TTIP, uscita dall’Euro (sig), aumento della spesa in deficit e viaggi di piacere a Pyongyang. No, le proposte di Borghi non ce le siamo dimenticate.
Se queste sono le premesse, tanto vale farsi la tessera a Sel con l’obiettivo di renderlo un partito turbo liberista. Stessa identica cosa.
Ad ogni modo ben si comprendono le ragioni che portano Porro a sostenere l’impossibilità di vedere dei liberali al governo ma, anzi, perennemente all’opposizione extraparlamentare. Tuttavia la strada dei liberali italiani non deve essere quella degli anonimi consiglieri ombra dei conservatori populisti – perché quella senza dubbio sarebbe una sconfitta i cui vantaggi sono tutti da verificare – ma, piuttosto, quella dei NEOS austriaci e di Ciudadanos. Quella del partito unico liberale, seduto in parlamento in rappresentanza di ogni uomo e donna che non si riconosce nei populismi e nella fuffa renziana. Di chi chiede lo Stato minimo entro un’Unione Europea forte, di chi alla Russia preferisce gli States ed Israele e di chi crede nel mercato e nelle libertà individuali; in altre parole, in rappresentanza di ogni immoderato italiano.