Speaker's Corner

Per sopravvivere al sovranismo occorre cambiare approccio

“I politici sono corrotti, sovra pagati, disonesti, agiscono nel loro interesse e non in quello dei cittadini.”

Lo so, avrete sicuramente nella vostra mente la voce di qualche vostro parente o amico al bar iniziare il discorso: “Solo in Italia…” e invece no.
Queste sono opinioni risultanti da focus group tra dei cittadini Britannici per la ricerca ”Fast thinking: Implications for democratic politics” pubblicata dal European Journal of Political Research.

Lungi dal pensare tutto il mondo è paese, questa è solo la prima parte dello studio in cui veniva chiesta una propria opinione a freddo sulla politica.
La seconda parte dell’esperimento consiste nell’esaminare l’evoluzione di queste opinioni semplicemente dopo averci discusso e ragionato con calma in gruppi di discussione. Il risultato? Opinioni più bilanciate, comprensive e costruttive come “è impossibile accontentare tutti”, “non tutti lo fanno per i soldi o proprio tornaconto”, “la politica è un male necessario”.
Scopo dell’esperimento dimostrare la declinazione nella politica dei due sistemi di pensiero “fast & low” descritti dall’economista comportamentale Daniel Kahneman. 

Per chi li non conoscesse il sistema 1, “fast thinking”, è quello più istintivo, degli automatismi e delle risposte immediate, quello che permette di guidare senza ogni volta imparare a farlo o di capire se la situazione si mette male e di scappare in pochi istanti magari salvandoci la vita.

Il sistema 2, “low thinking”, è quello più razionale, dei ragionamenti, che richiedono più sforzo e tempo cognitivo, attività come il far di conto o valutare un buon affare. Altro ruolo fondamentale del sistema 2 è quello, in caso di necessità, di sovrastare il sistema 1 e correggere i suoi abbagli.

Facile concludere che la maggior parte della politica fa leva sul sistema 1. Oggi in Italia con il taglio dei vitalizi e parlamentari, con l’immigrazione che ruba i posti di lavoro e i prepensionamenti che liberano posti per i giovani. Fuori Italia con la Brexit, Trump (es. immigrazioni e dazi) e il sovranismo. Nel passato per esempio con la lotta di classe o la scala mobile. In aggiunta il marketing politico sempre più centrale accentua esponenzialmente questo fenomeno. Infine l’esasperazione dei toni attiva una reazione di attacco o fuga (risposta neurone e fisiologica in risposta a un evento percepito come pericoloso) che innalza letteralmente un muro tra i due sistemi.

Nello stesso tempo la complessità del mondo sta aumentando, le economie e le politiche delle diverse nazioni sono sempre più interconnesse, nuovi player mondiali si stanno affacciando e miliardi di persone iniziano giustamente a reclamare il loro diritto al benessere che richiederà l’aumento di recupero di risorse in modo sempre più ecosostenibile. Infine, i problemi, quelli seri, non hanno confini (foreste che bruciano consumando l’ossigeno di tutti, continenti di plastica negli oceani, inquinamento atmosferico che travalica continenti etc..).

In sistemi complessi non si possono dare soluzioni semplici, i ragionamenti non possono essere lineari ma devono essere di sistema.
C’è estremo bisogno di studiare i fenomeni comportamentali di massa, sviluppare una politica che serva agli elettori anziché compiacerli e un marketing che educhi.

Bisogna portare il dibattito politico ad usare il sistema 2 favorendo una maturazione sociale da una parte e a condensare ragionamenti complessi in formati intuitivi dall’altra. Servono indici e misure di riferimento trasversali e internazionali su cui tracciare la via e misurare i risultati politici.
Altrimenti continueremo a perdere tempo, a non individuare e focalizzarci sulle priorità ma sempre sulle stesse cose: poltrone, legge elettorale, evasione fiscale, immigrazione etc…

Bisogna iniziare a parlarci senza screditarci, senza alzare i toni, imparando gli uni dagli altri…a iniziare dai bar.

Nessuno sopravviverà da solo, Il dialogo è difficile ma è l’unica via.


“Politicians are corrupt, overpaid, dishonest, acting in their interests and not in the interests of citizens.”

I know, you already have in your mind the voice of some of your relative or friend in the bar, starting the conversation: “Only in Italy …” but no.
These are opinions resulting from focus groups among British citizens for the research “Fast thinking: Implications for democratic politics” published by the European Journal of Political Research.
Far from thinking the whole world is the same, this is only the first part of the study in which an immediate opinion on politics was asked.
The second part of the experiment consists of examining the evolution of these opinions simply after reasoning in focus groups. The result? More balanced, comprehensive and constructive opinions such as “it is impossible to please everyone”, “not everyone does it for the money or their own interests”, “politics is a necessary evil”.
Purpose of the experiment to demonstrate the declination in the politics of the two systems of thought “fast & low” described by the behavioral economist Daniel Kahneman.

For those unfamiliar with them, system 1, “fast thinking”, is the most instinctive system, the system of the automatisms and immediate responses, the one that allows you to drive without learning it again or to understand if the situation is going wrong and to run away in a few moments perhaps saving your lives.
System 2, “low thinking” is the most rational one, of reasoning, which requires more cognitive effort and time, activities such as accounting or evaluating good business. Another fundamental role of system 2 is, if necessary, to override system 1 and correct its blunders.

It is easy to conclude that most of the policy relies on system 1. Today in Italy with the cutting of annuities and parliamentarians, with immigration that steals jobs and pensions that free up places for young people. Outside Italy with Brexit, Trump (eg immigration and duties) and sovereignty. In the past for example with the class struggle or the escalator. In addition, the increasing importance of political marketing is exponentially increasing this phenomenon. Finally, the exasperation of the tones with the lowering of the language conveying the messages to anger activates the fight or flight reaction (neuron and physiological response in response to an event perceived as dangerous) which literally raises a wall between the two systems.

At the same time, the complexity of the world is increasing, the economies and policies of different nations are increasingly interconnected, new global players are appearing and billions of people rightly begin to claim their right to well-being that will require an increase in recovery of resources in an increasingly eco-sustainable way. In the end, the problems, the serious ones, already have no borders (forests that burn by consuming everyone’s oxygen, plastic continents in the oceans, air pollution that goes beyond continents, etc.)

In complex systems, simple solutions cannot be given, reasoning cannot be linear but must be systemic.§
We need to study mass behavioral phenomena, to develop politics that serve rather than pleasing and marketing that can educate.
We need to bring the political debate to use the system 2 favoring a social maturation on the one hand and to condense complex reasoning an intuitive formats on the other.
Cross-cutting and international benchmarks and measures are needed to trace the way and measure political results.
Otherwise, we will continue to waste time, not identifying and focus on the priorities but always talking about the same things: seats, electoral law, tax evasion, immigration, etc …

We need to start talking to each other without discrediting, without raising the tones, learning from each other … starting with the pubs.

No one will survive alone, the dialogue is difficult but it is the only way.

References:

  • Kahneman, D. (2011). Thinking, fast and slow (Kindle Edition).
  • Stoker, G., Hay, C., & Barr, M. (2016). Fast thinking: Implications for democratic politics. European Journal of Political Research55(1), 3-21.
  • Schnellenbach, J., & Schubert, C. (2015). Behavioral political economy: A survey. European Journal of Political Economy40, 395-417.

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