Le temperature infernali stanno imperversando sul continente europeo. Le coltivazioni e la qualità della vita delle persone stanno subendo gravi danni causati da queste alte temperature, da siccità, e dai numerosi incendi che divampano, assediando parchi, aree boschive e pascoli. Bisogna affrontare la situazione al più presto.
UK in allerta
Per la prima volta nella storia del Regno Unito, è stato diramato l’allarme rosso a causa delle temperature record raggiunte. Questo record è di 40,2 gradi centigradi registrati dal Met Office alle 11:20, presso Londra Heathrow. Dunque anche i territori sotto la corona britannica iniziano a sentire, sulla propria pelle, un clima diverso, più afoso, con conseguenze per la salute da non sottovalutare. Non a caso, le autorità britanniche hanno consigliato estrema cautela ai viaggiatori per quanto riguarda gli spostamenti, specialmente con i mezzi pubblici. A questo, si sono aggiunti disagi per quanto riguarda gli spostamenti su rotaia, fortemente sconsigliati dalle istituzioni.
L’allerta riguarda inoltre gli ospedali pubblici inglesi e le riserve d’acqua. Il noto professore Bill Mcguire, che studia i rischi climatici e geofisici derivati dal cambiamento climatico presso l’University College di Londra, ha mostrato tutta la sua preoccupazione attraverso una breve intervista rilasciata al The Guardian. Il docente ha evidenziato come gli inglesi, in un futuro neanche troppo lontano, pregheranno per un’estate così “mite”. La crisi climatica diventerà un tema centrale anche in caso di un eventuale miracoloso intervento delle istituzioni mondiali, capace di contenere l’incremento di temperatura tra gli 1,8° e i 2°. Ma questo è lo scenario migliore di un fenomeno che è destinato solo ad aumentare prima del 2050.
La popolazione inglese non avrebbe mai pensato di trovarsi, in una normale giornata di luglio, con delle temperature superiori al medio Oriente (in questi giorni a Londra fa più caldo che a Mosul, in Iraq). A preoccupare gli addetti ai lavori è l’Oceano Altantico, il quale, divendendo sempre più caldo, può dar luogo ad eventi climatici avversi. In particolare l’aumento della temperatura dell’Oceano Atlantico porterà un aumento (di intensità e replicazione dell’evento stesso) dell’attività invasiva delle tempeste oceaniche, specie nelle città costiere.
A mettere in crisi gli studiosi non sarà il singolo avvenimento estremo, ma il loro ripetersi. Difatti l’ecosistema, sia naturale che “antropico” (realtà urbana), può resistere ad un singolo evento straordinario. Si farà però fatica, specie per gli ecosistemi naturali, con il loro patrimonio unico di biodiversità, a rigenerarsi di fronte ad un moltiplicarsi nel tempo di eventi avversi.
In Spagna il cambiamento climatico miete vittime innocenti.
Quello che sta accadendo nella maggior parte della penisola iberica è sconcertante e pericoloso. Dal 10 luglio ad oggi sono state 510 le vittime per il caldo torrido che si è abbattuto sulla nazione. Secondo i dati del sistema IscIII di monitoraggio della mortalità giornaliera, il caldo colpisce prevalentemente gli anziani dai 65 anni in avanti. Non mancano comunque vittime abbastanza giovani (due dipendenti municipali di Madrid, un pastore e un vigile del fuoco) e, considerando la prima ondata di morte per caldo che si è manifestata dal 10 al 16 giugno con circa 850 vittime, il bilancio rimane davvero pietrificante.
“Il cambiamento climatico uccide. Uccide persone, uccide il nostro ecosistema, la nostra biodiversità, e distrugge i beni più preziosi di tutta la nostra società, che a causa di questi incendi si vede rovinare le proprie abitazioni, le proprie attività”. Così è intervenuto il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, visitando Extremadura, una delle regioni più povere della Spagna e anche una delle più colpite dalla crisi di calore. Anche qui ci sono stati tre grandi incendi, domati con grande fatica dalle autorità locali (Las Hurdes, Monfragüe o el Valle del Jerte). Anche a Nord del Paese la situazione non è delle migliori, visto che in Galicia (precisamente a Lugo e Ourense), gli incendi hanno bruciato 4500 ettari di terreno coltivabile. Nella regione autonoma di Castilla y Leon a preoccupare è la zona di Zamora, colpita anche questo da un incendio di dimensioni mastodontiche.
La situazione idrografica della Spagna è da paese della zona del Sahel. L’assenza di piogge è determinata in particolare da una situazione anticiclonica. Si avverte la siccità e la carenza idrica già da mesi in alcune zone della Spagna, in particolare nell’area del fiume Guadalquivir e nel nord-est. La media della riserva idrica nazionale è del 44,8%, secondo gli ultimi dati governativi.
Non se la passa bene neanche il vicino Portogallo, alle prese con temperature pazzesche, che toccano i 47 gradi e con danni all’abiente compresi tra i 12 mila e i 15 mila ettari di terreno bruciati.
Insomma, in una terra molto vicina all’Italia, la situazione è preoccupante.
Come combattere l’emergenza siccità
Con queste temperature costantemente in rialzo, la prima soluzione sarà mettere al riparo la popolazione dal pericolo di una crisi idrica. Come? Con la sola speranza che abbiamo: il progresso tecnologico e scientitifico. Da qui occorre rivolgere uno sguardo verso Israele, leader nel settore del water reuse e del water management. Impianti di desalinizzazione, di raccolta dell’acqua piovana: questa è la strada per un futuro dove si possa combattere siccità e desertificazione.
Un altro esempio virtuoso viene dal cuore dell’Asia. Siamo in Tajikistan, nella zona dell’Asia centrale. L’ex repubblica sovietica ha investito nel progresso scientifico per arginare la crisi idrica e la siccità, derivanti dal global warming. Il Rogun HPP (Hydropower Project) è un progetto da 3,9 miliardi di dollari la cui costruzione ha una durata prevista di 13 anni. Il progetto consiste nella costruzione della diga più grande del mondo, che devierà il fiume Vakhsh. Questo grande corso d’acqua sarà fatto confluire in due gallerie realizzate sottoterra, in modo da tenere asciutte le fondamenta della diga. Si tratta di un’operazione molto complessa, vista la portata idrica del fiume. I benefici della diga Rogun saranno molteplici. Innanzitutto raddoppierà la capacità energetica del paese e razionalizzerà la capacità idrica, per combattere la siccità.
Questa nuova gestione delle risorse idriche può diventare un’occasione per favorire la crescita del settore agricolo, oltre che contrastare la mancanza di energia elettrica che ogni anno, d’inverno, colpisce migliaia di famiglie che rischiano di restare sempre più spesso senza luce e riscaldamento.
Investire in infrastrutture all’avanguardia è fondamentale per mettere fine a crisi sempre più frequenti. Rimane la grande amarezza, per il fatto che persone, animali, piante, aree boschive, sono state distrutte dall’azione antropica. La conoscenza, la scienza e il progresso scientifico sono gli unici strumenti con cui l’essere umano può sopperire ad anni di politiche volutamente populiste e non curanti dell’ambiente circostante.
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