Il signor Alfons Lopez Tena è stato membro del consiglio superiore della magistratura spagnola per 7 anni, ora esercita come notaio. Nel 2010 fu eletto al “Parlament de Catalunya” come capolista del partito indipendentista “Solidaritat Catalana per l’Indipendencia”. Ho avuto il piacere di intervistarlo e lo ringrazio per la grande disponibilità.
Cosa pensa della sentenza ai leader indipendentisti? La Spagna è uno Stato fascista ed anti democratico?
No, la Spagna è uno Stato democratico, liberale, con separazione di poteri. Gli attuali partiti indipendentisti la presentano come una tirannia per identificare loro stessi come il bene e l’avversario come il male. Un po’ come da voi Salvini identifica immigrati ed Unione Europea come mali assoluti e nemici dell’Italia.
Ma Lei è indipendentista?
Si, totalmente.
Andiamo subito al sodo: la sentenza emanata dal Tribunale Supremo contro i leader indipendentisti della settimana scorsa è troppo dura? E’ immeritata?
Come giurista posso dire che è tecnicamente valida ed assolutamente fondata. Avvisai dai tempi di Convergencia (partito egemone in Catalogna fino alla metà degli anni 2000 in cui Lopez Tena ha militato prima di fondare Solidaritat, ndr) che questo sarebbe stato il risultato.
Negoziare adesso poi è ancora più difficile.
Si, ma è stato difficile da sempre per ragioni strutturali. Io da giovane lottavo contro la dittatura di Franco, è offensivo per chi ha perso la vita in quegli anni dire che oggi in Spagna c’è una dittatura.
Dall’inizio della democrazia la Catalogna ha ricevuto sempre più competenze – così come i Paesi Baschi -, poi a causa del consolidamento della Spagna come democrazia e all’alto livello di autonomia raggiunto il processo si arrestò alla fine degli anni 90. Nel 2010 il Tribunale Costituzionale (dopo il ricorso del PP, ndr) modificò lo Statuto approvato nel 2006 stabilendo sostanzialmente quello che la Costituzione permetteva e non permetteva, come succede in tutti i paesi democratici. Le richieste catalane non poterono (e non possono) essere costituzionalmente soddisfatte.
Sono anni che lei è critico con gli attuali leader indipendentisti…
Gli attuali partiti indipendentisti hanno mentito, non hanno mai voluto l’indipendenza. Hanno sempre e solo cercato di fare pressione sul governo nazionale per ottenere più potere e più risorse. L’ha anche ammesso pochi mesi una ex “consellera” (un membro del governo catalano, ndr) del governo Puidgemont, Clara Ponsati: “Stavamo giocando a poker ed abbiamo bluffato”.
Nel 2014 fecero un referendum falso, una parodia di referendum. E nel 2017 un altro. Non c’era niente. Non si può giocare con queste cose. Innanzitutto perché il governo spagnolo non era e non è composto da cretini.
Perché i referendum erano una farsa? Nel 2017 Madrid mandò la polizia.
Anche quello del 2017 fu una farsa. Quando in Italia o in qualunque paese civile viene convocato un referendum è la maggioranza semplice del parlamento che nomina i membri della giunta elettorale? No. Qui fu così. Ancora prima della polizia e dell’annullamento del Tribunale Costituzionale per anti-costituzionalità si trattava già di una farsa.
Se Lei domani mattina venisse eletto presidente della Generalitat come organizzerebbe un referendum?
Si può fare, legalmente. Deve votare la maggioranza, e dev’esserci una larga maggioranza che voti a favore dell’indipendenza.
Mi dica come…
No, l’ho già detto a suo tempo ma non mi hanno ascoltato. Non serve a niente.
Non hanno mai voluto l’indipendenza, solo la mobilitazione dei loro votanti.
Costruire uno stato indipendente oggi poi sarebbe una follia, la Catalogna ha un grande debito verso lo stato centrale e la metà della popolazione non vuole l’indipendenza.
Oggi si, ma nel 2010 quando entrammo in Parlamento non era così. Ed anche partiti non strettamente indipendentisti erano favorevoli ad una ipotetica autodeterminazione.
Nel 2011 cominciai ad avere dubbi sulle reali intenzioni dei politici indipendentisti. Il sistema politico e sociale catalano è clientelare, quasi mafioso nel senso ampio del termine, come il sud italiano se mi permette, il cambiamento è difficile. Cominciai a pensare che i catalani indipendentisti desiderassero l’indipendenza, ma non la volessero davvero. Vogliono fare le vittime, vogliono continuare a manifestarsi e dire che loro sono i buoni ed il resto della Spagna i cattivi. Nel 2014 ebbi la conferma: tanta gente andò a votare ad un referendum finto. Era il segno che erano disposti a continuare la farsa.
Perché la metà della società catalana contro l’indipendenza tace? E perché l’altra metà non si stanca dopo 7 anni di conflitto con lo stato centrale?
La metà non indipendentista ogni tanto si fa sentire, ricordi la manifestazione di ottobre 2017 e vedrà che anche domenica prossima si manifesteranno in molti (concentrazione organizzata dall’entità costituzionalista Societat Civil Catalana, ndr). La metà indipendentista invece continuerà a preferire il vittimismo. Sono 7 anni che l’11 di settembre (la Diada, giorno della festa della regione, ndr) le entità indipendentiste promettono la sovranità nell’anno successivo. E invece niente. Ma continueranno a votarli perché è quello che vogliono.
Le 2 parti della società catalana sono davvero impermeabili? Non torneranno più a parlarsi? Questa mattina (22 ottobre) gli stessi medici dell’ospedale in cui è ricoverato un poliziotto gravemente ferito negli sconto di venerdì scorso hanno fischiato Sanchez che è andato a trovare la famiglia. E’ disumano.
Non vedo soluzioni. Per anni hanno venduto alla metà indipendentista che l’altra metà della popolazione è il male assoluto, che sono vermi. Lei cosa pensa dei vermi, li rispetta? L’attuale presidente della Generalitat scriveva articoli in cui chiamava “bestie col DNA tarato” chi non era d’accordo con lui, in pieno stile fascista.
Lei ha lasciato la vita pubblica catalana.
Si, ho mollato tutto. Mi hanno anche messo nelle liste nere: i mezzi di comunicazione controllati dalla Generalitat mi silenziano da anni. Quando ero in Parlamento, visto che eravamo gli unici a raccontare la verità, venivamo ridicolizzati.
Cosa succederà nei prossimi anni? Come agirà la Spagna?
L’unica cosa che si può fare è convivere, sopportarsi. Secondo la maggioranza degli spagnoli la Catalogna è spagnola. La metà dei catalani invece, me compreso, non si sente spagnola. Non sto dicendo di avere ragione, non è questo il punto. La metà indipendentista della società è anche la più potente, occupa i centri decisionali e questo non potrà portare a nessuna soluzione.
Gli indipendentisti continueranno a mentire e le persone a votarli, perché è quello che vogliono.