“La crescita economica non può essere infinita”. Questa è un’opinione molto diffusa e spesso ripetuta come fosse una banalità accettata da ogni essere umano dotato di un minimo di intelletto. Infatti, prosegue la narrazione, i limiti fisici che il nostro pianeta ci impone non possono essere superati; l’assenza di risorse infinite deve necessariamente porre limiti anche alla crescita. Eppure, questo ragionamento logico e apparentemente ovvio è in realtà fallace, poiché si basa su un fraintendimento delle cause della crescita economica.
Per prima cosa occorre chiarire di cosa stiamo parlando: per crescita economica si intende l’aumento del benessere materiale di una popolazione, ovvero una miglior capacità rispetto al passato di soddisfare i nostri bisogni e desideri. E così, si parla di crescita ad esempio quando riusciamo a nutrirci più adeguatamente rispetto al passato; se possiamo spostarci da un luogo all’altro con più facilità e più rapidamente; quando troviamo il modo di aggredire meglio le malattie, guarendo più prontamente e limitando i danni; quando possiamo scegliere tra una gamma più vasta di attività di intrattenimento, et cetera.
Dunque, l’obiettivo di un’economia è quello di trasformare le risorse naturali a nostra disposizione in una serie di beni e servizi che siano in grado di soddisfare i nostri bisogni e desideri più importanti nel migliore dei modi. Si potrebbe aggiungere che l’utilizzo di queste risorse dovrebbe essere sostenibile, ovvero la capacità di soddisfare i nostri bisogni e desideri oggi non dovrebbe venire a spese dei bisogni e desideri futuri, pena una decrescita dolorosa. In tal caso, si parla di crescita economica sostenuta.
Cause della crescita economica
E quindi, come si fa a crescere? Esistono due strade: la prima è quella di trovare e usufruire di sempre più risorse; se la crescita dipendesse da questo, lo scenario sarebbe quello evidenziato a inizio articolo, con una conseguente impossibilità di crescere all’infinito, o peggio l’inevitabilità del declino. La seconda strada consiste nel trovare il modo di soddisfare meglio bisogni e desideri con lo stesso numero di risorse. Si tratta dunque di crescere nonostante i limiti naturali e la fonte di questa cura miracolosa alla scarsità di risorse è l’ingegno umano.
Per crescere occorrono idee, occorre più conoscenza. Serve conoscenza tecnica e scientifica che ci consenta di capire come determinate risorse possono essere trasformate nel modo più efficiente possibile in prodotti e servizi. Serve oltretutto capacità imprenditoriale, che ci consenta di indirizzare la conoscenza scientifica e di capire cosa produrre. Questa è necessaria a combinare le varie nozioni tecniche e scientifiche per inventare i beni e servizi che più ci aggradano e produrli nel modo meno costoso – ovvero utilizzando meno risorse.
Esistono limiti?
La crescita è limitata dalla nostra capacità di trovare idee per sfruttare meglio le risorse a nostra disposizione. È proprio questa la fonte primaria della crescita economica; i prodotti e servizi che utilizziamo quotidianamente sono nettamente diversi da quelli utilizzati qualche decennio fa per soddisfare gli stessi bisogni. Inoltre, certi processi di produzione sono cambiati radicalmente e le risorse su cui facciamo affidamento non sono sempre le stesse.
Provate a ragionare sugli oggetti che possedete ora e su come questi vengono prodotti rispetto al passato. Capirete immediatamente come questa sia la causa fondamentale della crescita economica; possiamo soddisfare i nostri bisogni e desideri molto meglio rispetto a qualche decennio o secolo fa, anche se la popolazione mondiale è nel frattempo fortemente aumentata. Immaginate un sistema economico tanto dipendente dalla deforestazione e dal carbone quanto l’Inghilterra a cavallo tra il XIX e il XX secolo. A questo aggiungete una popolazione mondiale e livelli di benessere diffuso come quelli attuali. I problemi ambientali che avremmo sarebbero di gran lunga peggiori rispetto a quelli che abbiamo.
È quindi possibile risolvere i problemi dovuti alla scarsità di certe risorse senza peggiorare gli standard di vita materiali se siamo in grado di trovare metodi di produzione alternativi. Questo obiettivo è raggiungibile esclusivamente se si accumula conoscenza o se si utilizza meglio quella già esistente. In assenza di ciò, si raggiungerebbe un livello di utilizzo di risorse oltre al quale sarebbe possibile aumentare il proprio benessere materiale solo riducendolo ad altri, situazione che comporterebbe disordini e conflitti, come accaduto spesso in passato. Questa via sarebbe dunque insostenibile, sia dal punto di vista ecologico, sia dal punto di vista sociale. Di conseguenza, non c’è alternativa all’accumulo di idee se vogliamo mantenere livelli di benessere simili o superiori a quelli attuali per decenni a venire.
Il dibattito che serve
Dichiarare l’impossibilità di crescita economica infinita equivale ad affermare che esistono limiti all’ingegno umano. Non voglio qui asserire con assoluta certezza che non c’è limite alle idee o che possa diventare sempre più difficile trovarne di nuove, questo sarebbe un discorso complesso che aprirebbe un dibattito totalmente diverso. Mi preme invece sottolineare che i limiti alla crescita non dipendono esclusivamente da limiti fisici perché l’accumulo di risorse naturali la spiega solo in minima parte. La crescita è invece costretta dai possibili limiti della nostra capacità di produrre nuova conoscenza.
Alla luce di questo, sarebbe utile riorientare il dibattito pubblico sulla crescita. Dovremmo affiancare alla questione sui limiti fisici la questione di come ottenere il sistema economico che meglio incentiva la ricerca di idee utili e la messa in pratica di queste per aumentare o mantenere il nostro benessere materiale in maniera sostenibile.
La crescita economica infinita è almeno teoricamente possibile e ciò non richiede necessariamente un utilizzo sempre maggiore di risorse naturali. È difficile stabilire con totale certezza se e per quanto tempo continueremo a crescere a tassi tanto elevati come quelli osservati negli ultimi due secoli, di quali risorse avremo bisogno e quali potrebbero essere le potenziali sfide imposte da questa crescita. Sta di fatto che una discussione completa sulla sostenibilità della crescita economica non può permettersi di ignorare il tema dell’accumulo di conoscenza e di idee. Il risultato sarebbe una serie di analisi monche e la prescrizione di azioni che non gioverebbero né a noi, né al pianeta.
3 comments
Il discorso è condivisibile, ma si fonda tutto sull’equivalenza “crescita economica = crescita del benessere”, mentre nella realtà la crescita economica si misura in PIL, cioè una nazione (gruppo di persone di riferimento) cresce economicamente non se ha più benessere, ma solo se spende più dell’anno precedente.
Perché dovrei spendere più dell’anno precedente per stare meglio? Perché vale questo assioma?
Il Pil viene utilizzato per catturare il benessere materiale di un paese. E’ una misura dell’attività economica di mercato in un paese e in un arco di tempo. In generale si ritiene che più produzione (e maggior qualità della produzione, ma il Pil non cattura bene questa cosa) e più scambio comporti maggior benessere materiale. Perché? Perché possiamo godere di più beni e servizi (o di beni e servizi di maggior qualità). Se le proponessero un aumento di reddito del 10% lei rifiuterebbe? Il suo benessere materiale non aumentarebbe? Un aumento della produttività grazie al meccanismo descritto nell’articolo produce esattamente questo tipo di effetto. Si tratta di un aumento nella capacità produttiva totale di un paese: siamo in grado di produrre di più per unità di lavoro, materie prime, eccetera. Di conseguenza, aumenta il Pil.
Il discorso che faccio sopra è concettuale; si comincia a parlare di Pil quando si vuole cominciare a misurare le cose. Il concetto di crescita economica è quello descritto sopra. Possiamo poi chiederci se il Pil lo misuri bene o meno. Per alcuni aspetti lo fa, per altri no.
Grazie per la sua analisi.
Ritengo però che lei abbia molto “revisionato” il concetto corente di crescita economica e traducendolo in un processo piu simile alla semplice e naturale ricerca di benessere piuttosto che agli standard che la moderna economia impone.
I rigidi concetti di Stagnazione, Crescita e Decrescita che governano oggi le scelte di quella che viene definita scienza economica (ma chi io chiamerei dottrina) mal si adattano alla sua descrizione, che pure apprezzo nella forma e nelle aspirazioni.
Auguriamoci che il suo messaggio crei una nuova scuola… che non vedo però profilarsi neppure lontanamente all’orizzonte.
La saluto cordialmente