In Italia, tra un bollettino della Protezione Civile e l’altro, da tempo diventato puntuale come una puntata di Beautiful, non si sentono da mesi che deliri su come spendere i soldi del NextGenerationEU (che tanti chiamano ancora Recovery Fund, probabilmente perché allergici alle parole “Next Generation”).
Chi dice di costruire lo stadio del Venezia, chi pensa di spenderli per “vaccini-point” a forma di fiore (ben sapendo di non aver comprato le siringhe per somministrarli, ma vabbè), chi spinge per un taglio massiccio delle tasse.
Quest’ultimo punto è il più grave. Non per l’idea di abbassare le tasse, che dovrebbe essere la priorità di qualunque governo da qui al 2050, ma perché la prima linea guida dei fondi europei è che i soldi debbano esclusivamente servire per spese atte a migliorare servizi, meglio se in un ottica “verde”. Quindi l’autore di tale bufala (Di Maio, ndr) ha perso l’ennesima occasione per tacere.
Visto che nessuno dei grandi statisti che dominano l’opinione pubblica sembrano sapere come spendere 200 miliardi, cerco di dare io un breve programma, si spera sufficientemente immoderato.
Digitalizzare la PA
Non me ne vogliano i sindacati, ma chiunque abbia vissuto all’estero sa cosa significa avere accesso ad una serie di servizi online per svolgere le più disparate funzioni, e non dover aver a che fare con dipendenti comunali (non tutti, per carità) incapaci di stampare una pagina. C’è un paese europeo che addirittura permette di creare una carta d’identità virtuale, ed è tra i più evoluti al mondo in tema di digitalizzazione: l’Estonia. Basta file all’ufficio comunale per il rinnovo di questo o quel documento, basta un codice fiscale che è sostanzialmente un doppione del numero di identità, basta faldoni di documenti da portare agli uffici più disparati per poter aprire una qualsiasi attività.
Nel 2020 si possono sottoscrivere polizze online, aprire conti bancari online, chiedere mutui online, firmare digitalmente qualsiasi tipo di documento. Altro che bollo da 16 euro, è un furto!
Migliorare le infrastrutture
Non me ne vogliano i NO-TAV, ma l’Italia ha un disperato bisogno di collegamenti ad alta velocità, specialmente il Sud. Bisognerà scavare qualche galleria? E pazienza!
Sui strade e ponti non devo ricordare in che stato pietoso versino. Non sono investimenti verdi? Falso. Percorrere strade a velocità limitate perché sconnesse, o metterci ore a fare 100 km perchè si passa da strade costruire decenni fa e quindi tutt’altro che dritte, inquina più che 20 minuti di autostrada ai 120 km/h.
5G
Non me ne vogliano i NO-5G, ma non ci si può continuamente riempire la bocca sulla lentezza della connessione Internet, pretendendo che mezza Italia venga cablata con la fibra ottica, e poi opporsi al 5G. Questa nuova tecnologia permette di raggiungere velocità paragonabili al cavo, costando infinitamente meno e senza ricorrere al cavo fisico. Significa migliaia di possibili posti di lavoro da casa, nuove imprese tecnologiche, nuovi investimenti. Entro il 2025 tutta l’Italia dev’essere coperta da connessione 5G!
Termovalorizatori
Non me ne vogliano i Verdi, ma come possiamo stare sempre a piangere per l’inquinamento atmosferico essendo tra i paesi con meno termovalorizzatori e più discariche a cielo aperto? Tra vecchi e nuovi, ci sono dai 40 ai 50 termovalorizzatori in Italia, concentrati in grandissima parte al Nord. Si rimedi, e se costruiscano quanti più necessari anche al Sud. A Copenaghen li usano come piste da sci, e non muore nessuno.
Investendo in questi settori non solo si potrà rendere l’Italia un paese migliore per gli italiani, ma si attireranno anche nuovi investimenti dall’estero, che oggi dev’essere l’unico e solo obiettivo del governo.
“Ma con i dipendenti pubblici che non sanno usare il computer che facciamo?”
“Li formiamo, e se si oppongono li licenziamo!”. Non si può? Si faccia una legge per farlo, siamo pur sempre i migliori a sfornare leggi, no?
“Ma cosa vuoi digitalizzare la PA, con la burocrazia tremenda che vige in Italia!”
“Tagliamola, allora!”. Si assuma una task force (sì, un’altra) STRANIERA, composta da esperti da Estonia, Olanda, Singapore, e si faccia loro stilare un piano. Gliene saremo eternamente grati!
Concluderei invitando il lettore a votare per un partito che propone questo programma. Purtroppo non esiste. Quindi l’unica cosa che posso fare è augurargli buone risate con le fesserie che continuerà a sentire in televisione.