Sembra essere iniziata la crisi di Governo. In attesa dell’iter formale del caso e della gestione della crisi da parte del Presidente della Repubblica, che potrebbe anche vagliare la possibilità di individuare nuove maggioranze in Parlamento, occorre riflettere sulle tempistiche della crisi stessa.
È risaputo che ogni politico cerca di massimizzare i propri interessi, che solitamente coincidono con l’obiettivo di essere rieletti. Ma dovrebbe albergare in ogni eletto quantomeno quel senso di responsabilità ultimo che imponga una certa attenzione ad interessi generali più importanti.
Siamo in un’epoca in cui la deontologia politica appare come un orpello. Far scattare una crisi di Governo nel mese di agosto, tra una spiaggia e l’altra, prospettando elezioni politiche prima della fine dell’anno, rappresenta l’emblema di un profondo senso di irresponsabilità che ha pervaso i politici italiani.
Tra l’altro, senza una valida ragione che giustifichi la fretta, dato che le divisioni ideologiche tra le due forze di Governo sono note fin dall’inizio.
Sappiamo bene che oramai da molti anni l’approvazione della legge di bilancio è un momento cardine per la nostra nazione. Il dialogo non sempre pacifico con la Commissione europea, che ci ha graziati già più volte sulle procedure d’infrazione per debito eccessivo, la tensione sui mercati finanziari, il mondo che osserva i destini di un’economia importante dell’Eurozona.
Si tratta di momenti che richiedono la presenza di un Esecutivo in carica che si assuma la responsabilità delle scelte. Un onore ed un onere ineluttabile per chi nutre l’obiettivo di governare una nazione.
Fuggire da questa responsabilità al fine di poter proseguire sul terreno più congeniale -la campagna elettorale ad oltranza- si configura come una scelta che potrà anche pagare in termini di consenso, ma segna il travalicamento forse definitivo di un confine pericoloso, in una terra dove il destino del Paese diventa un argomento del tutto irrilevante rispetto al dominio della cosiddetta sondaggiocrazia.
Una terra nella quale tutto è lecito purché generi consenso politico.
Nulla di particolarmente nuovo, ma forse mai giunto prima d’ora a tali estremi. E non sarà facile tornare indietro.
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se la gente fa schifo, i politici saranno sua espressione