Si sa, far promesse di maggior reddito futuro è facile, più difficile è presentare il conto completo, ossia dove si va a prendere quel reddito. Insomma, tanto si dà tanto si deve prendere. Semplice, no?
Quindi un caso particolare. Salvini ultimamente sta facendo gran propaganda di sé. Promette di ridurre la pressione fiscale. Promette di aumentare la spesa pubblica. Ci sarebbe da discutere a lungo sull’incoerenza della cosa e sulla forte propensione di spendere a debito della nostra classe politica, ma qui ci soffermeremo solo sulla seconda parte.
Si sa, la riforma delle pensioni Fornero è stata molto impopolare, furbizia vuole che promettere di abrogarla possa dare un grande credito elettorale, e Salvini questa non se l’è fatta sfuggire. Però se si abolisce la riforma la spesa pensionistica tornerà a salire, e quindi lo stato dovrà sborsare di più, e quello che Salvini non vuole dire è da chi prenderà i soldi (dovrà farlo, non ci si scappa) e soprattutto quanto.
Beh, visto che ci piacciono i lavori fatti bene, se non lo farà Salvini lo faremo noi. Così, una volta che avrete in mano i conti completi, potrete tornare a chiedergliene conto. Ecco la previsione di spesa fino al 2060, l’ultima disponibile sul sito del Mef, con tanto di confronto con l’andamento della spesa secondo le precedenti normative.
Ora, a suo tempo avevano stimato un risparmio di 80 miliardi tra il 2012 e il 2021 rispetto alla riforma precedente, in media 8 all’anno. Ad oggi lo scenario è leggermente cambiato, ma comunque la sostanza rimane sempre quella. Il risparmio di spesa rimane attorno al punto di Pil (17 miliardi attuali) se non più fino al 2025 e rimane comunque superiore al mezzo punto fino al 2035 per azzerarsi solo nel 2045.
Insomma, a farla breve chi vuole abrogare la riforma deve, fosse coerente, dirci dove e come prenderà una cifra che si aggira tra i 15 e i 25 miliardi -attuali- all’anno per i prossimi 10 anni. Maggiori contributi sul lavoro -tenete conto che 20 miliardi di maggiore spesa su una popolazione lavorativa di circa 20 milioni di lavoratori fanno in media 1000 euro in meno a testa- ? Maggiore debito da caricare sulle spalle di figli, nipoti e pronipoti?
Siate coerenti, siate trasparenti, ditecelo.
Vedi anche La riforma delle pensioni #2
6 comments
Credo che Salvini, e non solo lui, non si ponga molte domande. Come insegna la manzoniana memoria a Don Abbondio interessava di più il pericolo imminente rispetto a quello futuro, e così ai politici importano i voti ignari di oggi in risposta alle promesse di oggi e non quello che accadrà in seguito. Peraltro anche in ambiente più autenticamente liberale ci sono teorie che sostengono che stimolando l’economia grazie ad una fiscalità più contenuta il conseguente stimolo all’economia e quindi al PIL produrrebbe quell’incremento delle entrate capace di sostenere i costi pubblici, senza fare troppi conti, ma queste teorie sono comunque campate in aria perchè dimenticano che in un paese come lItalia anche l’azzeramento delle tasse non potrebbe mai raddoppiare il PIL, perchè questo dipende da molti altri fattori, tra cui la quantità di persone impegnate in un lavoro che produca valore aggiunto VERO, e non fittizio, basato su tassi di esportazione più che cinesi.
Insomma, se è pur vero che le tasse DEVONO scendere perchè non più sostenibili è anche vero che non possiamo attenderci da questo risultati economici miracolistici.
Fare i conti poi con queste grandezze in gioco è troppo complesso, secondo me, per dare risultati attendibili.
Che a Salvini non interessi per nulla fare i conti è palese: è solo una mossa propagandistica per massimizzare la pesca nel suo bacino, stop. Però questo non ci impedisce di punzecchiarlo, d’altronde l’articolo è più indirizzato ai potenziali simpatizzanti del referendum che a Salvini stesso. E il formato scelto per l’articolo serve proprio a questo: focalizzarsi su un aspetto specifico senza divagare troppo, e cercare di esporlo nel modo più semplice e diretto possibile. E a riguardo sono in arrivo almeno altre 5 puntate sul tema.
Per quanto riguarda gli “ambienti più autenticamente liberali” non mi interessano, mi interessa solo esporre il mio pensiero nel modo più rigoroso e genuino possibile. E sì, non sono nemmeno io per le teorie che “se azzerassimo lae tasse…” etc. Più verosimilmente ridurre la spesa pensionistica permette certo, oltre che una certa equità, di abbassare le tasse, e quindi di far diventare convenienti posizioni lavorative che prima non lo erano. Però nemmeno questa è la soluzione definitiva, giusto nell’articolo precedente avevo provato ad evidenziare come un altro aspetto fosse quello della produttività e quindi del capitale umano. E quindi limitarsi a far diventare convenienti posizioni lavorative che spesso sono a basso livello di competenze non basta.
Per farla breve, nella mia ottica, limare il più possibile le iniquità dell’attuale sistema pensionistico servirà a generare quei risparmi da destinare in parte alla riduzione del carico fiscale, in parte al potenziamento del capitale umano della forza lavoro attuale e futura, ossia scuola e formazione professionale, con relativa rete di welfare. Non è miracolistico, però intanto si traccia la direzione.
Considerazioni equilibrate Leonardo, come tutte quelle che in genere leggo in questo gruppo che apprezzo molto e lo apprezzo tanto più in quanto provengono da persone giovani e quindi, teoricamente, meno equilibrate e più impulsive rispetto a quelli della mia generazione.
Leggere i vostri articoli è confortante.
[…] prima puntata ci eravamo occupati di quantificare a spanne i risparmi dovuti alla riforma Fornero. Come già […]
[…] del ’95 ha infatti introdotto il calcolo col contributivo…- Ecco, non è proprio così, ricordate quella strana gobba dell’andamento della spesa pensionistica, in particolare ante-riforma del 2004 (la linea […]
[…] ed efficace degli ultimi 20 anni (non a caso è la riforma italiana più apprezzata in Europa): ha evitato il tracollo delle finanze pubbliche e garantito la sostenibilità a medio-lungo termine del sistema pensionistico […]