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Anche i pontefici vanno in confusione

Quando il Pontefice fa dichiarazioni pubbliche su temi politici, economici, sociali o scientifici può essere criticato come chiunque altro, senza nessuna pregiudiziale acredine e senza nessuna sudditanza psicologica (che poi sono le reazioni più diffuse ogni qual volta il Papa si pronuncia su qualcosa).

Posso dirlo con estrema serenità: durante l’udienza con i direttori delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesù, Papa Francesco ha detto delle sciocchezze sulla guerra in Ucraina.

Il suo discorso è viziato da falsità, da benaltrismo, da ovvietà, da superficialità e da velate concessioni al complottismo che ci aspetteremmo più da un Orsini o da un Santoro.

Bergoglio parte dal rifiuto dello schema Cappuccetto Rosso-Lupo cattivo, cioè rifiuta la semplificazione buono vs cattivo. È un tipico caso di argomentazione banale usata in modo infelice. Questo rifiuto, infatti, è ovviamente un concetto generale spesso condivisibile, ma richiamarlo in modo specifico per questo conflitto non può che essere fuorviante e costituisce una rappresentazione scorretta della realtà. Sarebbe calzante per la guerra franco-prussiana del 1870 (tutte e due le parti non vedevano l’ora di “venire alle mani”) o per la maggior parte dei litigi tra marito e moglie, ma non può essere una pigra riflessione trita e ritrita che va bene per ogni cosa. Non può essere una formuletta facile facile che possiamo usare in ogni occasione, il relativismo estremo può fare apparire saggi ma spesso nasconde superficialità nell’analisi. Tanto più che questo punto, come vedremo, viene poi argomentato male.

Il Papa ancora una volta tira in ballo le provocazioni della NATO (il famoso abbaiare della NATO di un’intervista precedente) che seppure ci fossero state, e non ci sono state, sarebbero semplicemente “sotterrate” dalla mostruosa reazione sproporzionata e fuori scala messa in atto da Putin (un po’ come se io guardassi male una persona e quella persona reagisse sparandomi un colpo in testa, qualcuno analizzerebbe la mia “provocazione”?).

Il Papa pare aver mutuato questa impressione da un incontro avuto con un capo di stato un paio di mesi prima della guerra (Mattarella? Le date coinciderebbero). In realtà come qualunque persona di buon senso sa, Putin mira semplicemente ad annettersi quanto più territorio ucraino possibile e la favola dell’invasione preventiva è solo una delle tre o quattro balle che lo stesso Putin ha raccontato al mondo. Dare credibilità alle balle di Putin per non conoscenza dei fatti che hanno preceduto l’invasione non è un bel segnale. Nel merito: non c’era nessun ingresso dell’Ucraina nella NATO all’orizzonte nel breve o medio periodo, nessun paese dell’est che è entrato nella NATO ospita missili nucleari o siti di stoccaggio per armi nucleari (come previsto a partire dal NATO-Russia funding act del 1997 in cui si statuivano le modalità per eventuali allargamenti a est della NATO), in Ucraina non c’erano e non ci sarebbero mai stati missili nucleari, la NATO non ha alcun interesse politico, economico o militare a provocare militarmente la Russia o a minacciare la sua sicurezza. Semplicemente, dopo i fatti del 2014, non potendo più sperare di ridurre l’Ucraina a uno stato vassallo come è avvenuto per il Belarus, l’opzione invasione è progressivamente diventata l’unica scelta, per quanto fosse una scelta talmente azzardata che molti, comprensibilmente, la giudicavano poco probabile nei termini mostruosi in cui è avvenuta. Bergoglio semplicemente non conosce i fatti e si è fatto confondere da certa propaganda.

Poi il Papa si avventura ai confini del complottismo quando asserisce che questa guerra “è stata provocata o non impedita” (povero piccolo Putin che è caduto nella trappola) e subito dopo butta lì quasi per caso la questione dell’interesse “a testare e vendere armi”. Ecco qua, ha stata colpa dell’Amerika, non poteva mancare la vulgata delle multinazionali che pur di vendere armi convincono i governi a fare le guerre (povero piccolo Putin vittima delle industrie delle armi, lui non voleva).

Dopo aver esplicitamente chiarito che lui non è a favore di Putin (grazie al piffero, ci mancherebbe altro), Bergoglio passa al benaltrismo. In particolare ci ricorda che ci sono molte altre guerre nel mondo che noi non sentiamo vicine come quella in Ucraina. In realtà ci sono ottimi motivi per cui noi ci preoccupiamo di più di questa specifica guerra, sia di natura pratica sia di natura emotiva. Vi risparmio questi motivi per brevità e per non deragliare troppo dal tema centrale di questo articolo.

Bergoglio riprende quindi un concetto che aveva già espresso in precedenti dichiarazioni, cioè che dato il numero impressionante di guerre nel mondo stiamo di fatto vivendo la terza guerra mondiale a “pezzi e bocconi”. Questo concetto pluri-citato da tutti gli intellettuali, se ci pensate bene, non ha alcun senso. Infatti con lo stesso criterio applicato ai secoli passati potrei affermare arbitrariamente che siamo giunti alla diciottesima o alla diciannovesima guerra mondiale. Il Papa si chiede quindi cosa stia succedendo all’umanità che avrebbe avuto tre guerre mondiali nell’ultimo secolo (e di nuovo individua una causa nel commercio d’armi dimostrando, ahimè, una raffinatezza di riflessione non all’altezza di un pontefice).

Sarebbe bene sottolineare che prima di questo ultimo secolo e di quello precedente, nel mondo non regnava esattamente la pace e l’armonia tra i popoli. Non c’è stato nessun impazzimento generale recente dell’umanità a causa del capitalismo-globalizzato-corrotto e senza controllo (perché è lì che vuole arrivare Bergoglio come potrà intuire chi segue le sue esternazioni con un minimo di continuità). Nell’800, nel ‘700 e via via andando indietro nel tempo, i popoli del pianeta erano bravissimi a massacrarsi con impressionante regolarità. Con l’aggravante che la cosa era considerata normale e accettabile, mentre oggi consideriamo la guerra una cosa abominevole (con notevoli eccezioni come quella di Putin).

Anzi, una parte del pianeta ha conosciuto il più lungo periodo di pace della storia e ha sviluppato una contrarietà alla guerra che era inimmaginabile nei secoli passati. Secoli passati in cui, tra l’altro, erano già presenti i fabbricanti di armi che facevano affari in caso di guerra. Ma chissà perché nessuno ha mai insinuato che le guerre napoleoniche siano state causate dai fabbricanti di cannoni, così come nessuno ha mai creduto che le crociate siano state volute dai fabbricanti di spade e di corazze.

Putin non è un piccolo ingranaggio di cose molto più grandi e complesse come sembra suggerirci un Bergoglio molto confuso, non è il frutto di una tendenza alla violenza che sta sempre più caratterizzando i rapporti tra gli stati. Putin è un residuo antistorico di una sensibilità imperialistica dei tempi passati, quando la pura, semplice e brutale guerra di annessione era una pratica comune anche per gli stati più sviluppati economicamente e culturalmente.

Salto le ultime riflessioni del Papa che mi paiono generiche e non suscettibili di attirare particolari critiche o riflessioni, per esprimere un’opinione sul perché di questo atteggiamento di Bergoglio che va oltre il solito e scontato appello alla pace che ci si aspetterebbe da un Papa.

Per alcuni si tratta di un tentativo di mostrarsi non ostile a Putin per ritagliarsi uno spazio diplomatico. È un argomento che giudico poco convincente perché un suo spazio diplomatico decisivo o risolutivo il Papa non ce l’ha. Non ce l’ha perché da anni ormai i pontefici hanno visto diminuire la loro influenza in questo genere di cose (viene in mente la frase sarcastica attribuita a Stalin che chiedeva quante divisioni avesse il Papa per sottolineare la sua irrilevanza). Ce l’ha ancor meno nei confronti di un uomo come Putin e di un popolo fieramente ortodosso come quello russo che (anche per colpa della propaganda che subisce) nel Papa vede più probabilmente un esponente del corrotto Occidente che un uomo la cui parola può cambiare i cuori degli uomini. Il Papa può essere al massimo un nobile ornamento da coinvolgere per suggellare un processo di pace raggiunto per altre vie. Semplicemente non ha nulla da offrire e nulla da chiedere in un tavolo negoziale e sarei pronto a scommettere che Putin gli attribuisce la stessa centralità che attribuisce a centinaia di altre figure che giudica secondarie.

Penso, invece, che Bergoglio sia figlio di una cultura un po’ populista, con venature peroniste, anticapitaliste, terzomondiste e pseudo ambientaliste che è tipica e trasversale in Sud America che impregna tanto gli ambienti religiosi che quelli laici. Non a caso qualcuno ha affibbiato a questo Papa l’etichetta di “comunista”. Etichetta che non condivido ma che trova le sue motivazioni in certe precise esternazioni un po’ semplicistiche e populiste. È un Papa a cui faccio fatica a riconoscere raffinatezza di pensiero quando ragiona dei fatti del mondo terreno. Sicuramente è onesto, carismatico, dotato di grande umanità, anche simpatico, ma rozzo e pasticcione nell’argomentare (in relazione al ruolo che occupa ovviamente). Lo stesso Papa che in occasione del massacro dei giornalisti di Charlie Hebdo, pur condannando quell’azione in modo netto sia chiaro, si lasciò sfuggire l’infelicissima metafora per cui se qualcuno ci insulta la mamma noi saremmo autorizzati a dargli un pugno. Onestamente è una frase che non può sfuggire a un pontefice anche se lo ha reso molto “umano” e “alla mano”.

Ma tornando alla sua recente dichiarazione, l’unico risultato ottenuto mi pare quello di aver ringalluzzito tanti putiniani consapevoli e inconsapevoli che si sono affrettati a dire che il Papa la pensa esattamente come loro (da Fusaro a Di Battista passando per la prof.ssa Di Cesare). Tutto questo mentre in Occidente la tentazione di darla vinta a Putin per quieto vivere sembra farsi sempre più forte. Non mi pare un gran risultato. E, onestamente, non credo neanche che le principali vittime di questa guerra, gli ucraini, siano particolarmente entusiasti di queste parole.

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3 comments

Francesco Gennaro 16/06/2022 at 19:00

C’è un altro errore di fondo ma gravissimo, solo accennato nell’incipit di questo articolo da sottoscrivere parola per parola: questo continuo scendere in campo rende un Papa un personaggio comune col quale ognuno può confrontarsi sul piano della logica e dei fatti. Se quindi io, da che ho raggiunto la maturità, (che per me ha coinciso fortunosamente con l’esame di Stato) ho abbandonato di osservare un rito che non aveva niente di religioso ma che era chiaramente soltanto propiziatorio, perché osservato in previsione dello scoglio allora molto arduo da superare, se io quindi (perdonate il lungo inciso) conservavo un rispettoso ossequio nei confronti della massima e solenne autorità religiosa, oggi mi sento in diritto di obiettare e quando occorre, dissentire e protestare come fosse un qualsiasi Salvini, soltanto un po’ più alla mano. Come, per esempio, quando dice: “e chi sono io per giudicare? “ Ecco, appunto: chi sei? Il Papa o il Pope?

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Charlotte 17/06/2022 at 07:41

In effetti Paco Bergoglio sembra in concorrenza con Kyrill per conquistarsi la vicinanza dello Zar.

Ma lo Zar, per ovvie ragioni, preferirà sempre Kyrill.

Non credo sia mai esistito un papa più antioccidentale, se non apertamente comunista, di questo nella storia.

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Dario+Greggio 17/06/2022 at 20:44

Condivido. Dico anche che Bergoglio non mi dispiace ossia mi piace più dei suoi predecessori almeno fin che ne ho memoria (paolo VI) escluso “ovviamente” Albino (!) … precisando “per quanto me ne può fregare di quel che è o dice il papa” :D

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