Si dice che la coerenza sia merce rara. Il dibattito sorto in seguito all’introduzione di nuove accise sulla benzina è prova di ciò.
L’obiettivo del governo è quello di aumentare le entrate fiscali. E cosa c’è di meglio di una tassa che colpisce un bene necessario alla quotidianità della maggioranza della popolazione? Fino a qui non c’è nulla di strano.
Ma l’introduzione di un’accisa ha anche un effetto ulteriore: quello di ridurre il consumo di quel bene a causa di un aumento del suo prezzo. Non è forse un effetto auspicabile per quanto riguarda la benzina? Ognuno trarrà le proprie conclusioni a seconda delle proprie sensibilità, dei propri valori, convinzioni politiche, eccetera. Eppure, qualcuno non manca mai di manifestare la propria insoddisfazione riguardo all’attenzione della politica per il cambiamento climatico. Dunque, perché non difende a spada tratta il provvedimento?
Non ci si può lamentare quotidianamente dell’assenza di politiche atte a ridurre le emissioni di anidride carbonica e allo stesso tempo condannare l’introduzione di accise sulla benzina. Dopotutto, l’aumento del prezzo è forse il metodo più efficace per forzare le persone a prendere decisioni difficili che altrimenti non prenderebbero, così da ridurre il proprio utilizzo di quel prodotto. Non a caso, qualche anno fa si parlò molto di una petizione firmata da 3500 economisti, tra cui 45 premi Nobel, che raccomandava l’utilizzo di accise allo scopo di ridurre le emissioni. Se si vuole ridurre la quantità di anidride carbonica emessa nell’atmosfera, bisogna rinunciare a qualcosa. Ridurre il proprio impatto ambientale è costoso, richiede un minore utilizzo di ciò che causa quelle emissioni. E in assenza di alternative ugualmente efficaci, meno inquinanti e adottabili su larga scala immediatamente e senza costi aggiuntivi, ridurre le emissioni equivale a ridurre la capacità di soddisfare i nostri bisogni e desideri.
Gli ultimi mesi hanno offerto una grande lezione. Molti di noi sono concordi nell’affermare con veemenza che vada fatto qualcosa per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Molti di noi strumentalizzano il tema per fini politici o per mostrarsi belli agli occhi degli altri. Ma allo stesso tempo, molti di noi strillano al primo aumento dei prezzi dei carburanti o a una riduzione della disponibilità di gas. Non possiamo accettare di ridurre la temperatura nelle nostre case di pochi gradi o di ridurre l’uso dell’automobile. Consideriamo il cambiamento climatico una minaccia esistenziale, ma non vogliamo rinunciare a un minimo di comodità per limitare l’impatto dell’attività umana sul clima.
E infine, ci puliamo la coscienza addossando la colpa del mancato agire ai negazionisti, ai politici opportunisti, o alle lobby del petrolio. Sia chiaro, esistono anche questi temi, ma le emissioni non si abbattono senza rinunce da parte del cittadino mediano.
Chiaramente, l’ultimo episodio di introduzione di accise sulla benzina o i dissesti geopolitici che hanno causato una riduzione della quantità di gas disponibile non sono esempi di politiche ambientali. Le politiche ambientali possono essere pensate con una attenzione maggiore alle necessità di certe categorie di persone particolarmente vulnerabili. Ciò non toglie che, così come le accise sulla benzina o le strette sul gas, una politica ambientale efficace deve necessariamente intaccare il nostro benessere materiale attuale. Per quanto si possano preferire certi provvedimenti ad altri, ciascun provvedimento serio chiede un compromesso tra i nostri bisogni e desideri di oggi e la sostenibilità ambientale.
Dunque, da che parte stare? Ognuno si scelga la sua. Ma mantenga una certa coerenza.
Chi propende per una maggiore cura dell’ambiente dovrebbe accogliere nuove accise sulla benzina, e magari proporre di aumentarle all’interno di un pacchetto di provvedimenti più ampio. Sarebbe anche auspicabile che riconoscesse i costi che tali provvedimenti comportano, presentandoli come il prezzo da pagare per promuovere la salute del pianeta. Chi invece ha più a cuore il benessere attuale dei cittadini dovrebbe ammettere che garantire loro la miglior vita possibile date le nostre capacità tecnologiche richiede un costo ambientale.
Non si può avere tutto dalla vita. A volte bisogna scegliere.
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