Che il giornalismo italiano stesse attraversando ormai da decenni una crisi profonda e senza scampo era ormai chiaro a tutti, ma quello a cui abbiamo assistito domenica negli studi di Zona Bianca è stato uno spettacolo grottesco e tragicomico.
Il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, sproloquia per più di 40 minuti sulle cose del mondo senza alcun tipo di contraddittorio; con il conduttore, tale Giuseppe Brindisi, che servilmente annuisce ad ogni parola del braccio destro di Putin senza mai interromperlo su nulla.
Una vera e propria conferenza stampa del Cremlino in prima serata su una rete italiana, con Brindisi che porge domande di un certo rilievo del tipo “signor Lavrov, come dobbiamo fare a raggiungere la pace?“, che è un po’ come intervistare Totò Riina e chiedergli come sconfiggere la criminalità organizzata.
Non starò qui a citare e smentire tutte le folli dichiarazioni di Lavrov perché ci vorrebbero due articoli interi, ma basti sapere che ha definito le stragi di Bucha come “chiaramente fake” (anche in questo caso senza ricevere alcun tipo di contraddittorio), ha definito l’Ucraina un Paese da denazificare, e in relazione a questo ha attaccato il popolo ebraico tacciandoli di antisemitismo in relazione alla fede religiosa del presidente ucraino Zelensky, ricollegandosi poi come ciliegina sulla torta alla falsa storiella sulle origini ebraiche di Hitler (creando tra l’altro degli attriti diplomatici con Israele); per non parlare poi delle balle sui trattati di Minsk e la delusione mostrata verso l’approccio dell’Italia al conflitto per quanto riguarda le sanzioni e l’invio di armi all’Ucraina, a detta sua “una sorpresa“. Probabilmente credeva che al governo ci fosse ancora Conte.
Intervistato da HuffPost Brindisi delira dicendo: “Sono il padrone di casa, le persone mi fanno la cortesia e io le tratto come si deve“. Peccato che “trattare come si deve” non significhi lasciar sproloquiare chiunque senza cognizione di causa, soprattutto se sei un giornalista e soprattutto se il tuo ospite non è Liliana Segre ma il ministro di uno Stato totalitario che invade, bombarda e fa stragi di civili in un altro Paese.
Il delirio del conduttore di Rete4 continua: “Ma che dovevo fare secondo voi? Dovevo fargli le corna davanti alla telecamera? Dovevo insultarlo? Non spetta a me confutare Lavrov“.
No Giuseppe, non dovevi insultarlo, bastava che facessi il tuo lavoro, informare. E sì, essendo un giornalista il tuo compito sarebbe dovuto essere proprio quello di confutare le innumerevoli bugie espresse da Lavrov, mentre invece “l’intervista” di domenica non è stata altro che un monologo di un uomo delle istituzioni del Cremlino nelle reti televisive italiane.
Ma il punto più alto del circo a cui abbiamo assistito domenica è stato sicuramente il finale, in cui il buon Brindisi ha augurato “buon lavoro” al ministro russo. Arte pura.
Immaginate aver avuto ospite in una trasmissione del ’45 Goebbels e alla fine della discussione augurargli “buon lavoro”.
Tra l’altro pensavo a quanto fosse bizzarro il fatto che praticamente in ogni talk politico italiano siano puntualmente ospitati giornalisti di Russia Today, propagandisti e uomini delle istituzioni del Cremlino, e pure si parli continuamente di “censura” o “narrazione dominante”, come se poi avere libertà di parola significasse raccontare bugie o punti di vista fattualmente non veri.
Uno fra tanti il prof. Orsini, più volte delineato come vittima di censura ma che settimanalmente continua imperterrito a spararne una più grossa della precedente in vari programmi tv, il più delle volte senza contraddittorio di livello.
Chiaro che quello che tanti vorrebbero non sia la pluralità di opinione (importantissima e indispensabile in un paese democratico), quanto piuttosto la trasformazione della libertà di opinione in propaganda di regime russo, che è chiaramente ben diverso.
E al contrario di quanto pensino i Santoro o Vauro di turno, io credo invece che i media di informazioni italiani puntino molto più verso un pubblico che pretende di sentir parlare il Cremlino rispetto alle democrazie occidentali, e che proprio come Brindisi, augurerebbero “buon lavoro” al ministro degli esteri russo.
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1 comment
i giornalai italiani sono merda, la mia storia dei carabbimerda lo dimostra.
ah già, ma a voi non frega nulla #cancroagliumani #morteaibambini #gocoronavirusgo #gowargo