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Speaker's Corner

Valerio Zanone, un liberale controcorrente

Si è spento, questo 7 Gennaio, a meno di un anno dal suo delfino Renato Altissimo, all’ età di 79 anni (tra 11 giorni ne avrebbe compiuti 80), Valerio Zanone.

Un liberale nel sangue e nell’anima, come solo un Torinese duro e puro come lui avrebbe saputo essere, non ebbe mai paura di essere controcorrente, sia in mezzo all’ estabilishment del P.L.I sia tra i fautori di questa grande tradizione, compiendo scelte spesso impopolari, come la decisione di conferire al partito di Via Frattina un impronta più progressista e popolare, una ricetta liberal che alle urne, nel 1976, condusse a un misero 1,3%.

Zanone riuscì a reintrodurre il Partito Liberale nella maggioranza di governo, dopo l’opposizione conservatrice e liberista , di quel leone che era Giovanni Malagodi, strinse l’accordo lib-lab con il Partito Socialista di Bettino Craxi, riuscendo ad impostare un dialogo tra due partiti, che fino ad allora erano stati avversari.

Fu uno dei protagonisti del pentapartito, sintesi perfetta tra centrismocentrosinistra organico, ed una delle punte di diamante della sua componente laica, insieme allo stesso Craxi e a Giovanni Spadolini.

Con il leader repubblicano condivideva la profonda onestà (su entrambi non si trovò nulla durante la bufera di Tangentopoli), il grande senso dello Stato ed il fervente europeismo; e come Spadolini si dedicò alla storia risorgimentale, collaborando alla stesura di una storia del mondo liberale dall’Unità d’Italia fino ad oggi.

Ad un uomo così calmo e mite si accompagnava una strabiliante voglia di fare ed uno straordinario dinamismo che dimostrò nel corso dei vari ministeri che gli furono affidati: fu Ministro dell’ Ecologia durante il governo Craxi I e firmò la legge istitutiva per il Ministero dell’ Ambiente, nel governo Craxi II fu  Ministro dell’ Industria ed organizzò la Conferenza nazionale dell’ energia, per discutere circa la questione sul nucleare, fu Ministro della Difesa, durante i governi Goria e De Mita in cui affrontò l’Operazione Golfo 1.

Un tale senso dello Stato, si sposava perfettamente con l’inimicizia verso qualsiasi forma di conflitto d’interessi: ciò lo portò ad essere uno dei più strenui oppositori di Silvio Berlusconi, a confliggere con la maggior parte dei liberali, suoi ex compagni di partito, confluiti in Forza Italia.

Dopo essere stato sindaco di Torino, dal 1990 al 1991, alle elezioni politiche del 1994, insieme alla sua Unione Liberaldemocratica si schierò con il Patto per l’Italia di Mariotto Segni.

Durante la Seconda Repubblica, pur aderendo sempre al centrosinistra moderato (anche al Partito Democratico che lo tratto come poco più di un blasone del quale pavoneggiarsi), Zanone continuò, con grande impegno intellettuale, a difendere e diffondere i valori di un liberalismo più alto: lottò con tutte le sue forze affinchè la Fondazione Luigi Einaudi, della quale era stato presidente, non finisse nelle mani di Berlusconi e, come si è già detto, si dedicò agli studi sul mondo liberale in Italia.

Zanone fu sempre una voce fuori dal coro, ma sicuramente fu sempre fermamente, cocciutamente ed ostinatamente, come recita l’iscrizione sulla sua lapide al cimitero monumentale di Torino, un Liberale.

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