Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Piercamillo Falasca e Carmelo Palma, dirigenti di +Europa.
La vicenda della mozione di sfiducia a Bonafede dimostra una cosa semplice: pur tra tante difficoltà e debolezze, la presenza di un’opposizione costruttiva, liberale ed europeista è sempre più necessaria. Senza Emma Bonino e Più Europa (con il senatore Richetti di Azione e il supporto dei senatori di Forza Italia e del Gruppo Misto che hanno sottoscritto la “mozione Tortora”), il dibattito sul ministro Bonafede avrebbe assunto i contorni di un derby tra giustizialisti, con poche sfumature diverse.
La mozione non è passata, come previsto, perché Italia Viva ha scelto di anteporre la sopravvivenza di questo governo alla salvaguardia della giustizia e dello stato di diritto e perché il PD ha ritenuto, in nome della lotta a Salvini, di difendere gli scempi e le manomissioni costituzionali che il ministro Bonafede ha realizzato prima insieme allo stesso Salvini e poi con l’attuale maggioranza.
Sarebbe caduto il Governo? Non necessariamente e non per questo voto. La sfiducia individuale riguarda solo il ministro e non l’intero esecutivo. A far cadere il governo non sarebbero stati i senatori che avessero sfiduciato Bonafede, ma PD e M5S assumendosi politicamente la responsabilità di aprire oggi una crisi.
Per quanto ci riguarda, poi, se anche ci fosse stata una crisi, si sarebbe aperta la strada per un governo istituzionale, con base parlamentare ampia e guida più credibile (e quanto ne avremmo bisogno, sul piano economico ed europeo!). PD e IV hanno scelto diversamente: hanno scelto Conte e quindi Bonafede.
Con la mozione, Più Europa ha dunque affermato la sua distanza politica e programmatica da questo governo e dalla sua maggioranza. Ora è tempo di fare un passo in più. È tempo di affermare il nostro impegno presente e futuro per costruire una opzione politica ed elettorale totalmente “autonoma” e alternativa, tanto dai demopopulisti M5S-Pd-Conte quanto dai sovranisti. Il tempo del “meno peggio” si è esaurito. Abbiamo il dovere di costruire, non da soli, un’alternativa credibile e solida per i milioni di elettori dell’Italia europea, l’Italia che lavora e produce, l’Italia che rivendica i suoi diritti e le sue libertà, l’Italia che vuol lasciare un futuro e un mondo migliore alle prossime generazioni. Una forza politica che partecipi autonomamente alle prossime elezioni politiche, che si organizzi fin da subito per esserci e per essere competitiva, per portare in Parlamento i cani da guardia della razionalità politica e della sostenibilità economica e ambientale, contro le illusioni autodistruttive e le decrescite infelici cui l’alternativa tra nazionalisti e populisti sta condannando l’Italia.
Con un paragone storico, così come il PSI di Craxi si affrancò dall’influenza comunista e dalla retorica dell’unità della sinistra, è tempo per Più Europa e le altre forze di ispirazione liberale, riformatrice ed europeista di affermare la loro totale autonomia dal Pd e da quel mantra “sennò governa Salvini” che pare giustificare ogni mediocrità del governo Conte, ogni attentato alla democrazia e stortura costituzionale, ogni iniquità economica e sociale. Andando avanti così, col meno peggio, Salvini governerà comunque.
Certo, non basta l’attuale Più Europa a svolgere un compito così ambizioso e impegnativo. Occorre “molta Più Europa”. Occorre aprirsi al dialogo con altre forze, associazioni, personalità e cittadini. Insomma, con chiunque voglia costruire insieme a noi questa nuova opzione politica, connotarla di una visione e riempirla di iniziative. Ma a partire da questo obiettivo, quello della costruzione di un partito liberale e europeista del tutto autonomo, che se entrerà in Parlamento lo farà con i propri voti e non chiederà, né accetterà “ospitalità” per i propri candidati da altre forze politiche.
Questo impegno, per quello che ci riguarda, deve costituire un vero impegno “costituzionale“.
Per questo sforzo, con Più Europa possiamo e dobbiamo essere una piattaforma che accoglie, a disposizione di chi voglia con noi giocare questa nuova partita. Abbiamo la forza di un esempio costante nella figura e nel lavoro di Emma Bonino, possiamo mettere in campo una iniziativa plurale, condivisa e “servente”, a disposizione di tutti.
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Dall’inizio della creazione di + Europa sto sostenendo l’opportunità di “costruzione di un partito liberale e europeista del tutto autonomo, che se entrerà in Parlamento lo farà con i propri voti e non chiederà, né accetterà “ospitalità” per i propri candidati da altre forze politiche”.
E’ passato molto tempo e i sondaggi SWG ci collocano sempre tra il 2,2 e il 2,5% deillo share. Sicuramente lanciare un partito a cultura liberale non è facile in Italia, dove le idee sovraniste e populiste oggi sembrano dominanti e la cultura di un certo catto-comunismo (se è ancora un termine valido e comunque anti impresa permea molti partiti, socuramente parte del PD, le frangie alla sua sinistra e i 5S.
Però mi pare altrettanto verio che finora la voce di + Europa è rimasta debole, scialba, e non si è visto questo dialogo auspicato. In particolare vedo troppe divisioni. Perché non si fa qualcosa insieme con Calenda? Perché non si tenta di costruire una rete con chi sicuramente ha una cultura liberale, da IBL, la Fondazione Adamo Smith, si cercano rapporti co Confindustria e altre associazioni professionali le quali continueranno a fare il loro mestiere senza entrare in politica ma sicuramente possono creare mille sinergie. E sicuramente vi sono giornalisti ec media vicini, ma non debbono prevalere le antipatie personali, le gelosie. Siano ancora in 4 gatti. Cerchiamo l’unione.
Sul piano del MKTG, mia deformazione professionale, a me pare che +Europa abbia oramai un’immagine di una specie di riediziione del Partito Radicale. Non è un giudizio negativo, ho votato tante volte radicale. Ma è l’immagine di un partito minore e di elite.
Concreramente, aggiungo, non è che il nome +Europa sia oggi il più adatto a sfondare. i populisti hanno convinto la maggioranza degli elettori ad imputare all’Euriopa tutti i ns. mali, e non è vero. Chiediamoci perché l’Italia è ingessata, ferma da troppi anni. Serve SVILUPPO e una strategia per lo sviluppo che non è quella di Salvini/Meloni
Oggi io vedrei una nuova aggregazione, con Calenda e altri, e un piano di lancio basato su obiettivi focalizzati sullo sviluppo: le riforme tante volte auspicate da Cottarelli – V. I Sette Peccati Capitali dell’Economia Italiana – Feltrinelli 2017. E questo coinvolgendo personaggi che possono anche essere ai margini o fuori della politica attiva, ma p.es. il tema della riforma della P.A. andrebbe portato avanti con un Francesco Giavazzi.
Non vedo oggi la capacità di fare questo da parte di troppi cani sciolti, con simboli oramai consolidati nella pubblica opinione e fermi nei sondaggi e con le divisioni presenti. Io vorrei vedere un approfondimento del problema e un progetto nuovo, anche con uno studio della comunicazione, che faccia presa.
E senza cadute moralistiche come le prese di posizione contro FCA, per citare quella che a me è parsa una scivolata. O si accettano le regiole dell’impresa o ci si tinge di patine socialisteggianti!
Cosa sarà l’Italia a fine anno con un DEF da disegnare? Se si continua a non fare le riforme, a cominciare dal taglio e dalla semplificazione del corpur legislativo, ripensare la PA, rivoluzionare il sistema giustizia che in Italia fa totalmente schifo e non tutela il cittadino onesto e la proprietà e ha aree di privilegio accompagnate ad altre di sfruttamento (V. I GOT), non s’investe più e in modo diverso su scuola, università e ricerca (eliminando e rivoluzionario tra l’altro gli insulsi criteri di ell’ANVUR sulle abilitazione per le carriere universitarie), non si punta a 360° su Merito, Concorrenza e Mercato in un’Italia dove prevale l’assistenzialismo, il familismo amorale, l’appartenenza al partitro, all’assocoazione, al gruppo, dove tutti i soldi dati al Sud non hanno avuto effetto causa questi limiti, non faremo nulla. Rimarrà un wishful thinking!
Vorrei aggiungere: la cultura “liberale” non ha radici profonde in Italia. Nel perio anteriore al fascismo i c.d. liberali erano anche dei conservatori, a volte dal doppio comportamento, se gaetano Salvemini definiva Giovanni Giolitti “il ministro della malavita”, più corretto al Nord e assai diverso al Sud. Durante la Resistenza e la lotta di liberazione i pochi liberali erano ancora in gran parte conservatori e filo monarchici. Dedfinirei in parte liberale l’esperienza del partito d’Azione, piur avendo la componente più socialista di Lussu. Ma alle prime elezioni si sono trovati mi pare con soltanto un 1,5% dei voti, perché le uniche forze – di massa – sopravvissute durante il ventennio sono state quelle cattoliche, sotto l’ombrello del vaticano, V. FUCI, Azione Cattolica in particolare, e i comunisti supportati da Mosca. Questo tuttavia era una situazione di un’Italia diversa da quella attuale se si pensa che nell’immediato dopoguerra credo che l’agricoltura pesasse per un 60% del PIL.
Oggi siamo in una situazione diversa. Abbiamo un mondo di industria, grande e picciola, di servizi, che offre un “mercato” adatto a proposte liberali, per far sì che operare nell’imprenditoria trovi un ambiente favorevole, non glo ostacoli che conosciamo. Di qui, Merito, Concorrenza, Mercato, Produttività, Ricerca e Sviluppo, Scuola e Università, ecc.
Questo segmento è in parte, quello più apertyo all’internazionale, decisamente a favore della stabilità in Europa, il mantenimento dell’Euro, per una politica di riforme (alla Cottarelli), mentre un altro più basso, la microimpresa, più sensibile alla demagogia populista e sovranista. Bisogna anche sapersi rivolgere a questo segmento, e uscire da un’impostazione tutto sommato elitaria che ci condanna all’inconsistenza politica. Compito certamente difficile, ma da perseguire.
La difficoltà maggiore è AGGREGARE GLI ITALIANI attorno a qualcosa di CREDIBILE , e con tutto il rispetto, alcuni personaggi che popolano +Europa e sarebbero gli elementi di spicco servono più ad allontanare i liberali che ad attirarli.
La platea liberale italiana, che è più vasta di quanto non si creda, non ha bisogno di “travestiti”, ma di gente AUTENTICA, credibile per la sua storia personale e politica.
Ma queste forze, se riusciranno ad emergere, lo faranno senza farsi incantare da queste navigate sirene che si appropriano di parole abusate, e lo faranno spontaneamente, in barba a tutti quelli che vorrebbero imbrigliarle e sfruttarle.
Difficilmente ho letto un articolo che mi trova così d’accordo su tutto. Una forza moderata liberale composta da persone affidabili, non riciclate da altre correnti, non in parlamento da 30 anni, possibilmente non avversata dai media, credo avrebbe un buon consenso. Buona parte dell’ elettorato moderato di centro o centro destra non va piu’ a votare, oppure vota “turandosi il naso” da qualche decennio. D’altronde non vedo alternative. O si riesce a creare una forza di questo tipo, unendo persone della società civile di comprovate capacità, che lavori per il bene del paese (e non solo del proprio), che utilizzi il buonsenso prima delle inutili ideologie, oppure non vedo come le 3 forze politiche attuali possano portare un paese fuori dal pantano. Non ne hanno ne la volontà ne (soprattutto) la capacità.
[…] mass media non trasformino questi sparuti gruppuscoli nelle sardine sovraniste e che nasca qualche alternativa seria alle forze politiche oggi in parlamento, prima che qualcuno decida di puntare sui Gilet Arancioni e […]
[…] nazionalista della destra e il socialismo reale della sinistra. L’ambizione di creare un polo alternativo, che rappresenti chi crede nella libertà prima di ogni altra cosa, c’è qui come negli USA. […]
[…] giorni fa abbiamo pubblicato un documento in cui spiegavamo che, per quanto pare a noi, la sfida di Più Europa e delle altre forze politiche […]
[…] si sta presentando come una delle poche figure pubbliche presentabili. Praticamente è diventato il capofila di tutti coloro che hanno fiducia contemporaneamente nella società aperta, nell’economia di mercato […]
[…] è rimanere un partito personalistico, oppure è diventare il perno perno di un nuovo polo, come ha suggerito anche il vicesegretario Falasca, che raggruppi il frammentatissimo mondo […]
[…] è rimanere un partito personalistico, oppure è diventare il perno di un nuovo polo, come ha suggerito anche il vicesegretario Falasca, che raggruppi il frammentatissimo mondo […]
[…] tentativo di QQ si sovrappone ad altri, che negli ultimi mesi hanno cercato di lavorare nella medesima direzione. Non ha senso chiedersi a priori quanto successo potranno avere queste iniziative, sono importanti […]
[…] Ma è possibile che prenda finalmente forma una forza politica normale, magari anche liberale? […]
[…] mezzo per potersi relazionare con gli altri. Nella vita, come in politica. Soprattutto nel caso da me auspicato di collaborazione tra forze politiche che vengono da storie (e suffissi) […]