Politica interna

Un nuovo di-partito a sinistra

Dunque Matteo da Rignano toglie le tende. Cosa prevista in anticipo, personalmente da quando perse il referendum costituzionale. 

Se ne va per molte ottime ragioni: 

  • 1. Il partito che voleva rottamare l’ha rottamato. Per uno che ha l’ambizione di diventare il JFK del XXII secolo e non si rassegna al fatto che non gli intitoleranno né piazze né una base per il lanci spaziali (Matteo Renzi Space Center suona oggettivamente male) fare il senatore semplice è indubbiamente uno smacco. 
  • 2. Prima di andarsene ha impastato con passione la polpetta avvelenata del governo giallo-rosso. L’economia allo sfascio, una finanziaria che lascerà morti e feriti fra rigoristi e espansivisti, le accuse di poltronismo che sono e saranno cavalcate dalla destra più becera (ovvero tutta). Con questa mossa si tiene a distanza dalla tempesta. 
  • 3. Formalmente continuerà a sostenere il Bisconte e al premier ha già inviato un minaccioso “staisereno”; sotto sotto lavorerà per preparare l’alternativa e montare la tigre. 
  • 4. Col nuovo gruppo aumenta il suo potere contrattuale perché potrà in ogni momento minacciare la sfiducia; non in cerca di poltrone, ché non gli servono anzi ora sono dannose, ma di visibilità. Quella visibilità magicamente ritrovata grazie all’altro Matteo. Matteo pare voglia dire “dono di Dio”. Io a queste cose non credo, loro evidentemente si. 
  • 5. Se ne va dopo Calenda, che però non ha un partito né gruppi parlamentari. I due se le daranno di santa ragione perché si giocheranno al poker virtuale qualche migliaio di voti. 
  • 6. Qualcuno si lamenterà del cinismo. Ingenui!  Pensate davvero che a un politico si possa chiedere coerenza? A Renzi poi… 

PS. Per favore, qualcuno gli dica che non ha bisogno di sforzarsi a fare l’occhiolino se non gli riesce.

PD, scissione, Renzi, viva l’Italia, Zingaretti

Leave a Comment

Verified by ExactMetrics