Nel 2013 l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno intrapreso i negoziati per un trattato di libero scambio. Il T-TIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) costruirebbe la più grande area di libero scambio della storia e avrebbe un enorme impatto sulla società. Siccome il tema è di grande importanza, proponiamo quest’intervista a Mark Brzezinski, ex ambasciatore statunitense in Svezia che ha da poco terminato il suo mandato. L’intervista risale a maggio, quando Brzezinski era ancora ambasciatore, posizione che ha ricoperto prestando molta attenzione al T-TIP, promuovendolo in Svezia con grande passione e professionalità e prestando attenzione alle necessità di una larga fetta della società.
Perché le persone comuni dovrebbero interessarsi al T-TIP?
Perché faciliterebbe il settore privato nel fare impresa. Porterebbe prosperità, più innovazione e maggior spesa in ricerca e sviluppo. Semplificherebbe le collaborazioni transatlantiche. Creerebbe nuove sfide e anche opportunità importanti. Proprio per questi motivi, tutto ciò che possiamo fare per aumentare la cooperazione internazionale è la cosa giusta da fare.
Le trattative sono andate avanti per un po’ ormai. Cos’è, in particolare, che richiede tanto tempo?
Le trattative vennero avviate dall’Unione Europea e da Obama nel febbraio del 2013. Non è poi così tanto tempo. Essendo il più grande accordo del suo tipo, includendo 29 paesi, e visto tutto ciò che c’è in ballo, si tratta di un periodo relativamente breve. Direi che per un accordo preparato in maniera completa, costruttiva e professionale a livello tecnico c’è stato un progresso abbastanza buono. Trattandosi di commercio e apertura, l’impatto è sulla società nella sua interezza e i portatori d’interessi sono coloro che avranno un futuro a livello transatlantico. Ecco perché è necessario concentrare l’attenzione verso ogni gruppo in modo da identificare e comprendere la loro prospettiva. Insomma, la trattativa è finora durata poco, con un coinvolgimento maggiore e più attivo che mai.
Intende dire che la trattativa non è solo tra legislatori, ma anche tra la gente?
Certamente. Tra la gente, per la gente. La gente è il punto di partenza della trattativa. Io sono il rappresentante di un presidente eletto democraticamente negli Stati Uniti e questo mi richiede di assicurare trasparenza. Si tratta di un accordo onnicomprensivo e alla fine saranno le istituzioni che rappresentano il popolo a doverlo approvare, dunque perché non essere completamente trasparente sin dall’inizio?
Crede che la stampa europea abbia dato abbastanza importanza al T-TIP?
Questa è una domanda più per europei. Personalmente, ho visto un buon numero di articoli. Ho notato un discreto coinvolgimento da parte di diversi gruppi e organizzazioni non governative come l’Associazione degli agricoltori svedesi, il sindacato svedese o la Camera di commercio svedese in queste fasi iniziali, ma probabilmente l’interesse crescerà man mano che ci avvicineremo alla stesura di un documento finale. Al momento la discussione verte attorno all’impatto positivo sulle nostre vite: le generazioni future ci guadagneranno e ne beneficeranno particolarmente quelle generazioni che vivono in un’economia internazionale, dinamica e aperta.
Potrebbe indicarci qualche fonte attendibile che ci consenta di trovare informazioni sull’argomento?
Ci sono molte fonti attendibili, ad esempio il sito della Commissione europea o USTR. Ma quello che mi piacerebbe vedere è una sezione con le domande più frequenti dove trattare argomenti che riguardano tutti da vicino, come le norme di sicurezza sui prodotti o l’ambiente. Io sono un ambientalista e ritengo che coloro che non si oppongono al danneggiamento dell’ambiente sono i più deboli, non i più forti. Ciò che si potrebbe fare, specialmente per gli studenti, sarebbe creare una sezione “Mythbusters”, con l’intenzione di fare chiarezza tra miti e realtà.
Lei è in Svezia da tre anni e mezzo. Quanto di questo tempo ha dedicato al T-TIP?
Le trattative sono cominciate nel 2013, quando ero già in Svezia. Il presidente Obama lo ha annunciato a febbraio nel suo discorso più importante dell’anno. Il giorno successivo mi trovavo nell’ufficio del ministro del commercio svedese discutendo su come questo trattato di libero scambio può influire sugli agricoltori, i sindacati, e altri lavoratori che vogliono vendere e cooperare con imprese dell’altra sponda dell’Atlantico. Da quel giorno ho considerato il T-TIP la mia priorità. Ho attraversato il paese in bicicletta la scorsa estate per incontrare le varie parti interessate. Ho partecipato in uno spettacolo televisivo di cucina chiamato “Halv åtta hos mig” in cui ho preparato un pasto totalmente americano con specialità da regioni diverse. È una specie di reality show, il che è una cosa che apprezzo perché attraverso i reality show è possibile conoscere le persone per quello che sono. Ci siamo divertiti molto e abbiamo anche parlato del negoziato. In più, siamo intervenuti in una conferenza della Svensk Näringsliv (la Confederazione delle imprese svedesi) che non era solo per svedesi, ma a cui hanno partecipato anche persone dagli altri paesi nordici, dalla Polonia e dai paesi baltici. Alcune delle cose che abbiamo fatto sono cooperare con l’ambasciatore a Bruxelles e organizzare una cena per i parlamentari svedesi. Abbiamo fatto diverse altre cose per promuovere il T-TIP, ad esempio una serie di video in cui abbiamo intervistato varie persone, da un calzolaio di Stoccolma a un fornaio che si occupa principalmente di pepparkakor. Se sa cosa sono i pepparkakor, saprà che sono un prodotto tipico svedese. Mostriamo come anche chi è impiegato in quel settore può beneficiare dal trattato di libero scambio.
Dunque, la maggior parte delle sue attività avevano a che fare con la gente comune?
Questo è molto importante. Accordi di questo tipo possono essere affrontati tenendosi a distanza e coinvolgendo solo professionisti. Qui è diverso: anche le persone comuni sono coinvolte.
Avevo intenzione di chiedere perché la consapevolezza riguardo al T-TIP è importante, ma credo che abbia già risposto. Ha qualcosa da aggiungere?
La gente ora comunica più che mai e questo crea opportunità ad esempio per una piccola impresa tecnologica di Jönköping di cooperare con un’altra della Silicon Valley o per un calzolaio a Stoccolma di lavorare con la sua controparte a Miami. Sta tutto nell’avvicinare i valori e le persone; questo facilita lo sviluppo tecnologico.
Ho visto che ha visitato diverse università in Svezia per trattare questo argomento. Perché dedica così tanto tempo ai giovani?
Perché credo che la sua generazione sia quella che più di tutte deve sfruttare una così grande opportunità. Ho avuto a che fare con la sua generazione e so cosa è in grado di fare. Credo molto nella sua generazione perché vi vedo pieni di energia e entusiasti riguardo al futuro. Per non parlare delle possibilità che avete di entrare in contatto con persone che si trovano in ogni angolo del mondo. Quando andavo all’università mi hanno assegnato una borsa di studio, la Fullbright Scolarship, che permette agli studenti statunitensi di studiare per un certo periodo in Europa e viceversa. Andai in Polonia nel 1991, due anni dopo la fine del comunismo. Mi ricordo che quando volevo chiamare i miei genitori dovevo andare all’ufficio postale, registrarmi per una chiamata e tornare dopo sette ore. Ora tutto è semplice. Ora è possibile contattare chiunque facilmente e anche a livello economico è tutto molto più semplice. Ovviamente, però, dobbiamo esserne consapevoli, ecco perché trascorro così tanto tempo a informare la gente.
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L’articolo è stato pubblicato originariamente nel numero di agosto di JIBS United Magazine. Si ringrazia l’Ambasciata statunitense di Stoccolma e la rivista, in particolare la direttrice Sara Vicini per aver permesso di pubblicare l’articolo anche qui e per aver organizzato l’intervista.
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Ne so quanto prima.