Con l’uscita della lega dal governo, è entrato un nuovo ministro per il “Sud e la coesione territoriale”. Senza alcun intento polemico o provocatorio, potremmo porci un interrogativo: siamo sicuri che sia utile avere un ministro per il sud? Dipende ovviamente da qual è la nostra posizione in merito alla cosiddetta “Questione meridionale” di cui abbiamo parlato nello scorso numero.
Se crediamo che esista un problema di arretratezza delle regioni del sud e, che questo problema possa essere risolto con l’intervento del governo centrale, allora può avere senso che ci sia un ministro dedicato a questa funzione. Ma perché un ministro per il sud e non uno anche per il nord? Perché il nord non ha bisogno di recuperare, anzi, magari quasi quasi lo facciamo arretrare un po’ a beneficio della coesione territoriale?
Prima sasso nello stagno: quando un calabrese si trasferisce a Milano per lavoro, il suo reddito imponibile rimane assoggettato alla fiscalità italiana e lo stato può in parte utilizzarlo per trasferire fondi alla sua regione di provenienza. Se il Calabrese emigra a Londra, lo stato italiano perde il gettito derivante dalle imposte e i fondi per trasferire risorse in Calabria deve reperirli da qualche altra parte. Forse al fine di trasferire fondi alle regioni meridionali può tornare utile anche rendere/mantenere il nord attraente per chi desidera trasferirsi per lavoro: che possa servire anche un ministro per nord? O un ministro che cerchi di mitigare i danni dell’emigrazione da tutto il paese e non solo dal sud?
A ben guardare, dietro l’interventismo per il sud c’è lo stesso modello superfisso (credits a Sandro Brusco per questa espressione) in base al quale l’Italia ha bisogno di aumentare la spesa pubblica per crescere e svilupparsi. Non è un caso se nella prima intervista al neo ministro Provenzano si parli di assumere nella PA “mezzo milione di giovani qualificati”.
Ma dove li prende lo stato i soldi per rilanciare la crescita e favorire lo sviluppo del sud? Può crearli dal nulla come la manna dal cielo? No, non può, in questo post si spiega perché non può. Dunque, quel che fa lo stato è redistribuire le risorse, ossia tassare qualcuno e usare quei fondi per sussidiare qualcun altro. Quanto pensate che possa durare questo travaso? Cosa fareste voi al posto di chi viene (Tar)tassato? Oltre la soglia della tolleranza, è plausibile che smettiate di lavorare o vi trasferiate in altri paesi caratterizzati da governi meno esosi (questo sta già avvenendo). Entro la soglia della tolleranza, magari vorreste sapere come vengono impiegati i vostri soldi.
Lo stato può fare molte cose buone e utili, ma anche diverse cose inutili o addirittura dannose. Se lo sviluppo di un territorio è frenato dalla mancanza di una infrastruttura, ad esempio una ferrovia, lo stato che la realizza favorisce il benessere dei residenti, generando anche benefici indiretti per tutta la popolazione (residenti più ricchi guadagnano di più, pagano più imposte, consumano di più,etc). Se tuttavia si costruisce un’autostrada, che non utilizza nessuno e per costruirla si spende il triplo di quello che sarebbe normale in condizioni di mercato, allora si stanno sprecando risorse che potrebbero essere destinate a più utili impieghi alternativi.
Quindi mettiamo in fila un po’ di concetti sul tema ministro del sud:
1. Ci serve un ministro del sud se crediamo che: a. il sud necessiti di intervento statale per svilupparsi b. che in generale perché un’area o un paese si sviluppino occorre che lo stato spenda;
2. Lo stato non può creare risorse dal nulla e quel che fa è essenzialmente toglierle a qualcuno per darle a qualcun altro;
3. Così come esistono infrastrutture utili che producono crescita e servizi pubblici meritori, che diffondono benessere, esistono infrastrutture inutile e spesa pubblica che fa bene solo a chi la riceve e ai politici che l’hanno introdotta.
Chiarito il quadro di riferimento cosa ci dice l’osservazione della realtà? Secondo l’analisi di Antonio Accetturo e Guido De Blasio, pubblicata nel libro “Morire di aiuti. I fallimenti delle politiche per il Sud (e come evitarli)”, decenni di programmi pubblici per il Mezzogiorno, non solo non hanno ridotto la frattura col resto del Paese, ma in molti casi hanno fatto danni.
Senza entrare nei dettagli dell’analisi approfondita di questo libro è sufficiente osservare l’andamento della spesa pubblica e della crescita economica del nostro paese negli ultimi 50 anni. L’idea che se lo stato spende questo possa portare crescita economica non trova riscontro a livello nazionale. Circoscrivendo l’analisi al sud, la storia dimostra che la spesa produce clientele e non risolve i problemi strutturali, come testimoniato dai numeri sull’emigrazione e sul profilo dei soggetti che emigrando sia dal sud che dall’Italia intera.
Può anche essere che in teoria uno stato interventista riesca a promuovere la crescita e lo sviluppo di aree depresse. Nella pratica lo stato italiano ha dato larga prova di aver fallito a questo proposito e non esiste alcun elemento differenziale per lasciarci credere che questa volta sarà diverso.
Secondo sasso nello stagno: se i problemi del sud, sono gli stessi dello stato nazionale, siamo sicuri che occorra una ricetta differente per risolverli? E se ci fosse una ricetta unica per rilanciare il paese e questa ricetta non prevedesse necessariamente una maggiore spesa che in passato si è rivelata fallimentare? Se non ci servisse un ministro per il sud, ma uno per far ripartire tutto il paese dal sud al nord?
Se abbiamo catturato il vostro interesse, continuate a seguire questa rubrica…
Link di riferimento:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/09/06/19A05567/sg
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/09/06/19A05569/sg
https://www.impakter.it/per-salvare-il-sud-impakter-incontra-giuseppe-provenzano/
1 comment
Credo che di ministri ne abbiamo anche troppi e basti p.es. solo quello dello Sviluppo Economico. Segnalerei un libello interessante che fa il punto sul mancato sviluppo del Sud e la (quasi) inutilità degli investimenti effettuali: MORIRE DI AIUTI, I FALLIMENTI DELLE POLITICHE PER IL SUD (E COME EVITARLI) di Antonio Accetturo e Guido De Blasio, con prefazione di Nicola Rossi, IBL Libri.