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Le Sardine e i nipotini della “questione morale”

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Sulle Sardine credo ci sia poco da dire perché non hanno nulla da dire loro per primi. Sono stati un efficace movimento di protesta in un periodo specifico in cui in Italia montava il salvinismo, un movimento di piazza nato spontaneamente e “contro” qualcosa. Un errore farli diventare interlocutori politici, un errore pretendere potessero tradursi in proposta politica, questa sì spinta da alcuni giornali e da chi al loro interno puntava a capitalizzare il consenso raccolto. Ma dal movimentismo contro all’attivismo per passa una differenza grande quanto il senso dei partiti e delle leadership e degli interessi organizzati in politica. Passa proprio la Politica.

Della foto in copertina trovo più interessante il quadretto sopra la tenda, scelto come santino protettore da quasi tutti i personaggi dell’alternativismo italiano: i Santori e i Dibba e gli Scanzi e non più certo solo gli esponenti più a sinistra (oggi quasi irrilevanti) e i nostalgici chic alla Veltroni. Il mito di Berlinguer è il simbolo perfetto di chi concepisce la politica come occasione per rivendicare la propria “diversità” senza per questo doversi mai assumere responsabilità di governo; che può barricarsi nella fantasia di “modelli alternativi” per non doversi mai cimentare con la realtà troppo corrotta. Un partito che forse aveva molte idee ma non aveva più idee implementabili nel mondo dei fatti perché ormai chiaramente superate. Più che altro un insieme di sentimenti e di presunzione di superiorità morale che voleva il Partito italiano per eccellenza alieno alle logiche di lottizzazione, clientelismo, spartizione di potere e insomma partitocrazia che avevano segnato tutta la prima repubblica. Figurarsi.

La fantasia al potere post-sessantottina, una volta abbandonata la violenza, era approdata in una terra di nessuno ideologica, tra l’emancipazione dal passato di Mosca ormai indifendibile che replicava con scomuniche fuori dal tempo nel 1980 e l’incapacità di approdare a una socialdemocrazia europea: una imprecisata e imprecisabile “terza via” (espressione dello stesso Berlinguer) tra il comunismo dei Paesi dell’Est e la socialdemocrazia occidentale. 

Nel mezzo la doppiezza perfettamente rappresentata dalla intervista di Berlinguer a Giampaolo Pansa della metà degli anni 70 in cui sul Corriere annunciava di sentirsi più sicuro sotto l’ombrello della NATO mentre quel passaggio veniva curiosamente espunto sull’Unità. E molte idee semplicemente sbagliate, dalla posizione sulla Scala mobile a quella sugli Euromissili, che regalarono ragioni a Craxi, passando per l’ostilità a pressoché ogni forma di infrastruttura e modernizzazione economica, fino a profetizzare “crisi del capitalismo” (l’ennesima) all’alba della più grande accelerazione della globalizzazione nella storia dell’umanità.

La sinistra italiana mancò l’appuntamento con la socialdemocrazia perché impegnata a teorizzare il migliore dei mondi possibili e paradigmi alternativi, ma non restava che una grande giustificazione alla propria irrilevanza: la questione morale. Vero lascito culturale di Berlinguer che conferì una legittimazione quasi sacrale al qualunquismo politico e al giustizialismo più incivile della stagione di Tangentopoli. “Noi abbiamo le mani pulite”, formula che risaliva all’altro mito demopopulista Pertini, “chi può dire altrettanto?”. Prescindendo dalle responsabilità giudiziarie, come infatti voleva prescinderne la questione morale in quanto tale, la pretesa estraneità del PCI alla partitocrazia italiana è semplicemente insostenibile.

Così divenne narcisistico sfogo delle velleità di rivoluzione morale della società nelle diverse stagioni del movimentismo italiano dalla fine degli anni 80 a oggi. Tangentopoli, la Rete di Orlando, i girotondini, i popoli viola, i vaffaday e oggi le sardine. Quale programma, quale futuro, quale modello alternativo concretamente spendibile non è dato sapere. Una eterna fase adolescenziale della politica incapace di assumersi oneri e responsabilità: incapace di “sporcarsi le mani”, verrebbe da dire parafrasando quel vecchio slogan. Si costruisce l’Alternativa (marchio registrato) dormendo in tenda nella sede del PD come gli studenti delle superiori cambiano “il sistema” occupando l’istituto.

Ma il capitalismo è rimasto, l’Alternativa non si vede all’orizzonte e il Partito Democratico appare lontano dalla risoluzione palingenetica dei suoi problemi esistenziali. Santori potrà dormire ancora a lungo e comodamente nella sede del PD, nel sacco a pelo. Sotto una tenda a 5 stelle.

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