Un lavoro dignitoso, famiglie e comunità più forti, una società fondata sul benessere economico e sui valori del civismo. È la ricetta esposta dal senatore repubblicano Marco Rubio per gli Usa e il Partito Repubblicano del XXI secolo.
Un discorso, quello tenuto da Rubio lo scorso 5 novembre alla Catholic University of America, che riprende i valori basilari del “conservatorismo compassionevole” del presidente Bush e il concetto di “Big Society” del premier inglese Cameron. Rifacendosi alla Dottrina sociale della Chiesa, Rubio esalta le opportunità che ognuno di noi può avere se lavora duramente, difendendo il valore della proprietà privata ed esaltando la famiglia come motore di crescita della Società.
Il profitto delle imprese per Marco Rubio non va disgiunto da “l’obbligo” che quelle stesse imprese hanno di reinvestire in innovazione, produzione, lavoro. Lavoratori e imprenditori non sono nemici ma alleati nello sforzo di rendere grandi gli Usa.
Rubio non risparmia critiche alle multinazionali e al sistema bancario, che non sono stati capaci di portare vera innovazione nei sistemi produttivi del capitalismo avanzato. La finanza negli ultimi 40 anni ha triplicato i suoi profitti, gli azionisti delle multinazionali hanno visto salire fino al 300 per cento i loro utili, ma gli investimenti su lavoro e produzione sono calati del 20 per cento.
La soluzione per Rubio è tornare a un “common good capitalism” che metta al centro la responsabilità individuale come antidoto ai populismi. Lo sviluppo delle Comunità va fondato su un nuovo patto tra imprese e lavoro. Rubio non è impazzito. Non è diventato socialista. Accusa liberal e progressisti di essersi eletti a campioni della classe lavoratrice, disprezzando però il valore del lavoro stesso e il diritto degli imprenditori di fare profitti. Occorre invece reinvestire i profitti in lavori ad alta produttività, per ridare dignità alla persona umana, con salari più alti, in un mercato libero e competitivo.
Via: National Review