L’ultimo duello di Emmanuel Macron e Marine Le Pen é durato ben 2 ore e mezza ed ha tenuto tutti incollati agli schermi. Il grande dibattito, in vista del secondo turno di domenica della Présidentielle, é stato accesissimo e pieno di spunti interessanti con Marine Le Pen da subito pronta ad istigare la reazione del candidato di En Marche che, nonostante i segni di cedimento, non si é fatto ingabbiare nella tattica lepenista ed é risultato tra i due essere il più convincente per il 63% degli spettatori.
Il fatto che i due giornalisti moderatori abbiano faticato tantissimo a mantenere l’ordine in sala é già di per sé indice di come gli animi fossero molto tesi. Il copione é stato quasi sempre lo stesso con Marine Le Pen in offensiva, spesso anche personale, contro Macron e quest’ultimo in replica dando luogo ad un ping pong di accuse spesso incandescenti, specie in terrorismo ed Europa, lasciando poco tempo alla discussione delle tematiche oggetto del dibattito.
A tre giorni dal voto, il risultato parziale, che secondo i sondaggi si attesta tra il 59 e 60 % per Macron contro il 40-41 % di Marine Le Pen, induce la candidata del FN a tentare il possibile pur di racimolare i voti degli esclusi. Infatti, dopo l’accordo con Dupont Aignan – che é andato di poco sotto il 5% al primo turno – e le varie citazioni di De Gaulle, la candidata del FN fa più volte allusione agli elettori della France insoumise di Mélenchon evocando a più riprese il termine “soumise” – sottomessa – riferito alla Francia di Macron – nello specifico nei confronti della Germania, dell’Europa, dei terroristi – e “soumis” riferito direttamente al suo avversario – “Vous êtes la France qui se soumet“, “vous êtes soumis à eux” “Vous êtes la France soumise à l’Allemagne“.
Macron invece partendo in vantaggio, anche se spesso irritato dalle interruzioni e dal comportamento della Le Pen, ha cercato di tenere una tattica più attendista preoccupandosi più che altro di smontare punto per punto le cialtronerie di Marine Le Pen per poi di spiegare chiaramente i punti di forza del suo programma.
Economia e Lavoro
Il dibattito riprende da dove é stato lasciato qualche giorno fa quando la sede di Amiens di Whirlpool é diventato il teatro politico perfetto del pre-dibattito. Le ideologie dei due candidati si scontrano in un contesto delicato di protesta dei lavoratori a seguito dell’annunciata chiusura del sito per delocalizzazione.
Da una parte, Marine Le Pen – presente giusto il tempo di qualche selfies – riscuoteva largo consenso accusando la politica economica di Macron di essere la causa del malessere che vivono gli operai e promettendo anche la nazionalizzazione. Dall’altra, Macron veniva fischiato e deriso per aver difeso la libertà d’intraprendere, a chi gli chiedeva d’intervenire contro la chiusura del sito e la globalizzazione ed il libero mercato, a chi chiedeva tasse sui prodotti importati.
Proprio da qui riparte il duello con Macron che accusa Le Pen di essere stata presente solo per fare selfies mentre lui invece discuteva della questione con i rappresentati dei sindacati.
Ma venendo alle proposte, mentre La Le Pen continua ad accusare Macron di aiutare le multinazionali e i grandi gruppi e propone di abrogare (!) la direttiva sui lavoratori distaccati, il candidato di En Marche per smuovere il mercato del lavoro vuole ” dare alle PMI la possibilità di riprendere ad assumere” e a tal proposito propone :
- Di eliminare l’RSI – Regime sociale degli indipendenti.
- Di istituire il diritto all’errore nelle pratiche amministrative cioè il diritto a non essere immediatamente sanzionati nei casi in cui l’amministrazione rilevi degli errori “l’amministrazione deve accompagnare le pratiche e non sanzionarle” – in una Francia regina della burocrazia questa proposta, accompagnata dalla possibilità del digitale per quasi tutte le pratiche, sarebbe sicuramente un argine alla continua persecuzione dei cittadini da parte dell’amministrazione.
- Sulla linea della loi El Komri, una maggiora libertà alla contrattazione collettiva di settore e d’impresa.
Tasse e potere d’acquisto
Siamo orami rassegnati al gioco spesso italiano di chi da una parte propone di aumentare le tasse e la spesa e dall’altra chi propone di diminuire le tasse senza però voler toccare alla spesa pubblica. Macron invece ha il merito di essere semplicemente razionale affermando che “bisogna essere chiari. Per poter abbassare le tasse bisogna tagliare la spesa“. Infatti, la proposta é di tagli per 60 mld che finanzieranno la diminuzione di 10 mld di tasse alle imprese, tra cui l’imposta sugli utili sociali che andrebbe dai 33,3 % attuali ai 25,6% della media europea – stessa riduzione proposta da Fillon.
Singolare, ma anche prevedibile, é la contraddizione nella quale inciampa Marine Le Pen. Infatti, dopo l’ennesima accusa a Macron di essere un “Hollande junior“, riprende una delle frasi più stupide del quinquennat Hollande “Visto che siete un socialista mi direste c’est pas chère, c’est l’Etat qui paye” – Non é caro, è lo Stato a pagare salvo però poi proporre di aumentare del 25% il sussidio all’alloggio per gli studenti – molti, troppi, studenti sono ahimè elettori di Mélenchon!. La replica di Macron non si fa attendere “qualcuno pagherà i vostri regali perché o aumentate la spesa o saranno i nostri figli a pagare“.
Pensioni e protezione sociale
Le contraddizioni di Le Pen continuano ad essere smontate punto per punto da Macron anche su pensioni e costo dei medicinali.
Per quanto concerne le prime, la Le Pen propone di andare in pensione a 60 anni con 40 anni di contributi mentre invece Macron propone dir restare a 62 impostando un sistema universale di pensioni che unisca il regime dei lavoratori privati a quello degli impiegati pubblici dove ogni euro versato da luogo agli stessi diritti indipendentemente dall’impiego. All’abbassamento dell’età pensionabile proposto dalla candidata del FN, Maron risponde obiettando “sono gli attivi a pagare le pensioni dei pensionati e voi non spiegate come abbassare l’età pensionabile quindi o aumentate le tasse o diminuite le pensioni“.
Per quanto concerne la protezione sociale, la figlia di Jean-Marie Le Pen vuole adottare il famoso quanto scellerato “protectionisme intelligent” al fine di proteggere i francesi dall’ingresso di prodotti non conformi agli standard. Tuttavia, allo stesso tempo vuole una diminuzione drastica del costo dei medicinali che, come le ricorda il candidato di En Marche, sono per 90% importati dall’estero quindi “se li tassate Mme Le Pen come fate a volerne diminuire i prezzi ?!”.
Terrorismo
In materia di terrorismo lo scontro tra i due candidati si fa molto acceso con la candidata del FN che quasi va “all in” sull’argomento considerato uno dei suoi punti di forza di questa Présidentielle. Come già descritto in precedenza, Le Pen propone :
- Di ristabilire i controlli alle frontiere – che a dire il vero attualmente già ci sono come le ricorda Macron – e di riprenderne il controllo.
- L’espulsione di chiunque abbia un legame con l’EI (Stato islamico).
- La decadenza della nazionalità.
Macron risponde invece con :
- Più potere alle forze di ricerca.
- Una Task force presidenziale.
- Una maggiore cooperazione tra gli Stati Membri.
Tuttavia a tenere il banco in questo capitolo del dibattito sono le accuse mosse da Marine Le Pen a Macron di essere sostenuto da un’associazione fondamentalista, ma anche qui le contraddizioni non si fanno attendere e questa volta toccano vette epiche. Infatti, dal suo dossier, la Le Pen cita una frase che avrebbe detto un esponente dell’associazione contro omosessuali ed ebrei. In Francia si direbbe “c’est l’Hôpital qui se moque de la charité” un po’ il nostro bue che dà del cornuto all’asino.
Europa
Ecco l’argomento di maggiore interesse non solo per il contenuto ma anche per la tattica adottata da Macron che ha lasciato molto la parola a Marine Le Pen impiegando poi il suo tempo non tanto a parlare della sua idea di Europa ormai conosciuta ai più, ma a ribattere sulle proposte più contorte di Marine Le Pen come l’uscita dall’euro.
La posizione dei due candidati é l’una l’opposta dell’altra e questo é ormai risaputo con Marine Le Pen che propone :
- “un’alleanza europea delle nazioni libere e sovrane” che assicuri il controllo delle frontiere, della moneta, del mercato tramite il protezionismo.
- Di ristabilire il primato del diritto interno ribaltando – secondo lei tramite referendum! -, il principio della sentenza Simmenthal in modo tale da conferire alle leggi interne il primato sulle direttive – non si sa poi perché a questo punto solo nei confronti delle direttive.
- Referendum a settembre sull’uscita-negoziazione dall’euro e dall’UE.
- In funzione dell’esito referendario indire una negoziazione tra gli stati membri “sul modello della conferenza di Messina(!)” e sottoporre l’esito delle negoziazioni ad un nuovo referendum.
- Uscire dall’euro ma lasciare alle grandi imprese la possibilità di pagare in euro – cioè una grande impresa, ma non una PMI, dovrebbe acquistare/pagare all’estero in euro e pagare i dipendenti con la moneta locale.
- Abolire la direttiva lavoratori distaccati – ma a questo punto perché non farlo con una legge interna dal momento che queste andrebbero a primeggiare sul diritto UE, questo la Le Pen non lo dice minimamente forse perché cosciente delle sue fesserie.
Nel definire il suo programma, Macron si limita a dire “il mio programma é l’inverso di quello che propone Mme Le Pen“, chiede invece chiarezza sulle modalità dell’uscita dall’euro ad una Le Pen in gran confusione senza però ricevere alcuna risposta quantomeno ragionata.
Più che il dibattito sui programmi é stato il confronto dei tatticismi e delle personalità con Marine Le Pen che é quasi riuscita nell’intento di far imbestialire Macron. Ma alla fine a spuntarla é stato il candidato di En Marche dimostrando tra i due di essere il solo ad avere una dimensione presidenziale nel rispetto delle istituzioni e dei valori repubblicani senza i quali la Francia smetterebbe di essere se stessa e ai quali non può rinunciare. I tentativi di Marine Le Pen di prestarsi come “la candidate du peuple“, quanto quelli del padre che dopo il primo turno diceva che avrebbe voluto una campagna più aggressiva così attribuendo di fatto alla figlia un aspetto moderato che non ha, si scontreranno contro la dignità e la libertà del popolo francese, o almeno questo é quello che ci auspichiamo tutti. Vive la Liberté, Vive la France, Vive la République!
2 comments
Mi chiedo se l’attitudine di Marine Le Pen al dibattito televisivo con Emmanuel Macron non fosse “studiata”: consapevole che potrebbe essere sconfitta al secondo turno espressamente già da ora assume posizioni intransigenti (anche a costo di rimetterci qualche voto al secondo turno) e adotta un profilo non presidenziale posizionandosi prima ancora del suo avversario all’offensiva per la campagna elettorale che a breve seguirà in Francia con le elezioni politiche. Elezioni tutte da giocare (per Emmanuel Macron) che per attuare i suoi progetti oltre all’elezione a Presidente della Repubblica dovrà trovare pure una “propria” maggioranza parlamentare
Grazie per il commento Francesco. In effetti sì, l’ipotesi di una strategia di dibattito remissiva da parte di Marine Le Pen é una delle più plausibili ed é stata notata anche da quel 12% dei suoi stessi sostenitori che l’hanno giudicata meno convincente di Macron. Tuttavia, le accuse rivolte più volte a Macron di rappresentare la “France soumise” rappresentano un chiaro invito a tutti gli elettori della “France insoumise” di Mélenchon di schierarsi con lei contro il candidato di en Marche!. In alcuni momenti del dibattito sembrava quasi come se volesse imitare lo stesso Mélenchon e la proposta di aumentare del 25% l’aiuto all’alloggio per tutti gli studenti – perlopiù elettori della France insoumise – é un chiaro bonus elettorale. Pertanto, se da una parte Marine Le Pen prepara già il terreno per le legislative e per un’aggressiva opposizione in caso di sconfitta alla Présidentielle, dall’altra non rinuncia all’obiettivo di ridurre ancora il gap che le attribuiscono i sondaggi sperando di convincere tutti quegli elettori che sono lontanissimi dall’idea politica di Macron.
Secondo i primi sondaggi per le legislative https://www.lesechos.fr/elections/legislatives-2017/0212035461141-sondage-en-marche-donne-gagnant-des-legislatives-2084198.php#xtor=CS1-33 il movimento En Marche! sarebbe addirittura in testa e il FN non arriverebbe a più di 15-25 seggi. Ciò non dispensa Macron dal dover comunque giocare una partita di compromessi sulle legislative, non essendo il suo un movimento radicato sul territorio come lo sono i partiti tradizionali. Si intravedono un po’ ai giochi di alleanze più presenti nella III Repubblica che nella V. Staremo a vedere, sicuramente commenteremo anche questa campagna.