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Ensemble, l’Europe : una nuova speranza

 “Per riprendere il controllo del nostro futuro abbiamo bisogno dell’Europa. Da tanti anni a questa parte, i nostri dirigenti politici vogliono far credere che il problema sia l’Europa, che sia la responsabile di tutti i nostri mali. Dobbiamo forse qui ricordare che l’Europa siamo noi ? Noi che siamo stati collocati per geografia e storia al centro dell’Europa. Noi che l’Europa l’abbiamo fatta. Noi che ne designiamo i rappresentanti. Diciamolo chiaramente : eleggere il presidente della Repubblica é eleggere colui il quale siederà, per la Francia, al tavolo del Consiglio europeo. E quando osservo la grandezza del mondo ho due certezze : ciò che ci riunisce in Europe é più forte di ciò che ci divide e che, qualora non riuscissimo a capirlo, avremmo pochissime chances di contare di fronte alla Cina o agli Stati Uniti“. Questa l’introduzione del capitolo “Refonder  l’Europe” del libro presentazione di Emmanuel Macron “Révolution, c’est notre combat pour la France“.

Parafrasando uno degli slogan della campagna di En Marche! “Ensemble, la France” possiamo dire “Ensemble, l’Europe“. Il 9 maggio 1950 é il giorno della dichiarazione Schuman, l’Europa lancinata dagli orrori e dalle ferite della seconda guerra mondiale pone le basi per la costruzione europea del futuro, pone le basi per un futuro di pace. Quel futuro di pace che grazie ai padri fondatori é stato il nostro passato e che é oggi il nostro presente. Quel futuro di pace a cui non vogliamo rinunciare e che rappresenta oggi non solo una costruzione politica, ma un’identità comune, un sentimento di fratellanza e libertà così forte da essere la nostra miglior difesa contro i fantasmi di un passato che di odio e morte hanno cosparso l’Europa.

La costruzione europea é figlia della pace; l’ha consolidata. Per decenni ha fatto del sogno di pace realtà per milioni di europei al punto che alcuni tra noi hanno creduto alla scomparsa dei conflitti, dimenticando quella che era la vera storia di questo continente. Perché il sogno europeo é sempre un stato un sogno imperiale et di unione con la guerra. Cesare, Carlo Magno, Napoleone, fino al dramma hitleriano. Non dobbiamo perdere di vista il nostro passato fatto di guerre sul continente e che potrebbe essere il nostro futuro se noi non costruissimo un’Europa libera. Per la prima volta siamo arrivati a fare l’unione del continente attraverso la pace e la democrazia“. Emmanuel Macron, Révolution c’est notre combat pour la France, p.222

Domenica l’Europa non ha salvato se stessa, per questo ci vuole ben altro, ma ha dato sicuramente una nuova speranza a tutti i cittadini europei. Emmanuel Macron ha rilanciato, sulle note dell’inno alla gioia, il ruolo che l’Europa merita al centro delle vicende nazionali e quale miglior occasione se non la marcia trionfale dell’elezione del presidente della République. Un messaggio chiaro rivolto a tutti i nazionalisti, ma in primis a noi tutti che abbiamo bisogno di personalità come Macron per credere ancor di più nel nostro progetto europeo in concomitanza con la festa dell’Europa.

Da Schuman a Macron, passando per Jean Monnet e Jaques Delors, la Francia continua a giocare un ruolo chiave nella costruzione europea e non ci può essere notizia migliore per festeggiare l’Europa perché in caso di sconfitta avremmo inaugurato il processo inverso.

Tuttavia quel 66,10% che ha sancito la vittoria del candidato di En Marche! alla Présidentielle invita a molta prudenza. Si tratta di un voto che deve tenere conto di un tasso di astensione pari al 25,44% degli aventi diritto al voto, di voti bianchi pari al 6,35% e soprattutto di un voto in larga parte contro Marine Le Pen. Secondo Le Monde, il 43% degli elettori di Macron si sono espressi contro la candidata del FN. Sono i residui del Front Républicain che nel 2002 mobilitò tutti i francesi a votare contro Jean Marie Le Pen e che portò all’elezione di Jaques Chirac.

Il Front Républicain consiste nel coalizzarsi al secondo turno contro il candidato del Front National e lo abbiamo visto in occasione delle ultime elezioni regionali, ma, già con l’accordo Dupont Aignan – Le Pen ha preso un duro colpo e con l’annuncio clamoroso – ma non troppo – da parte di Marine Le Pen di sciogliere il FN per dar vita ad una nuova forza politica di opposizione sembra ormai giunto all’epilogo. Non mi sorprenderei neanche se a questo punto Marine Le Pen decidesse di cambiare cognome.

Il rischio é quindi quello di un quinquennio di grande instabilità non solo per la forza dell’opposizione e per l’ombra di una cohabitaton, cioè dell’elezione di un parlamento di un altro colore politico, ma per tutto quello che un voto dato senza convinzione può significare. A tal proposito ricordiamo come Chirac non fosse stato contrastato solo dall’opposizione ma anche dai suoi stessi ministri. Sarkozy, prima ministro dell’interno e poi primo ministro, già dal 2002, facendo leva sulla poca rappresentatività del presidente eletto ha iniziato a preparare le elezioni del 2007 addirittura affermando in un’intervista di pensare alla candidatura “tutte le mattine mentre mi raso“.

En Marche! non essendo un movimento radicato sul territorio come i Républicains o il PS dovrà giocarsi una campagna per le legislative difficilissima e le idee europeiste di Macron non potranno camminare sulle sole gambe del governo. Necessitano quindi dell’appoggio della maggioranza all’Assemblée nationale.

Ma quali sono davvero queste idee ? Qual’é l’Europa di Macron ? La risposta la troviamo nei suoi interventi decisi in favore della stessa ma soprattutto nel suo libro e nel suo programma – tra libro e programma le differenze sono quasi nulle, il secondo é solo la messa a punto del primo con qualche precisazione.

Nel capitolo “Refonder l’Europe“, Macron spiega come la divisione oggi sia tra chi vuole una società chiusa e chi invece una società aperta e che “Noi, riformisti e progressisti dobbiamo propendere verso una società aperta, verso l’Europa“. Per uscire dal guado, l’Europa deve ricostruirsi su tre concetti : sovranità, gusto dell’avvenire e democrazia.

Un’Europa che riacquisti la propria sovranità  

Per quanto concerne la sovranità una precisazione é d’0bbligo. Noi si é soliti definire sovranisti esponenti come Salvini e Le Pen, nel linguaggio macroniano invece questi ultimi sono nazionalisti. Il savronista, in questo caso, é chi, come lui, crede che “nel rispondere alle grandi sfide del momento sarebbe semplicemente un’illusione e un errore pensare di rifare tutto su scala nazionale. Di fronte all’afflusso dei migranti, alla minaccia terroristica internazionale, al cambiamento climatico, alla transizione digitale, alla potenza economica americana o cinese, l’Europe é il livello d’azione più adatto.”  – ora vi prego di notare le somiglianze tra questo passo e questo discorso di Guy Verhofstadt, speriamo che Macron in Alde possa veramente concretizzarsi. E’ solo a livello europeo che possiamo riacquistare la nostra sovranità pertanto, i sovranisti saremmo noi europeisti il che, per quanto possa sembrare strano per noi, non é affatto una lettura da disdegnare. In concreto più sovranità vuol dire  :

  • riprendere il controllo delle frontiere esterne dell’UE istituendo un corpo europeo 5000 tra guarda coste e guarda frontiere;
  • una collaborazione con paesi terzi di origine e transito dei migranti istituendo dei punti di controllo prima dell’arrivo in Europa combattendone così il traffico e riportando indietro quelli non autorizzati ad entrare in Europa;
  • creare un fondo europeo di difesa comune e azioni militari comuni;
  • instituire un Quartier generale europeo permanente per il coordinamento ed il controllo delle azioni di difesa europea;
  • instituire un Consiglio di sicurezza che riunisca tutte le più importanti personalità militari e diplomatiche degli stati membri;
  • una cooperazione specifica tra gli stati membri che vogliono agire di concerto senza aspettare l’adesione degli altri stati membri;
  • lottare con dazi antidumping contro la concorrenza sleale di Cina ed India;
  • un controllo degli investimenti di paese terzi nei settori strategici;
  • imporre la clausole ambientale e sociale in tutti gli accordi commerciali dell’UE abbassando le tariffe doganali sui bene e servizi che rispettano tali condizioni e sanzionare in caso di non rispetto.

Un’Europa che si rilancia 

Per “il gusto dell’avvenire” Macron si riferisce all’ambizione del rilancio della costruzione europea, rilancio che deve partire da la creazione di un bilancio comune per la zona euro avente funzione d’investimenti per il futuro e di assistenza finanziaria d’urgenza il cui accesso é limitato ai paesi che rispettino le regole comuni in materia fiscale e sociale. La regola del deficit al 3% non verrà toccata, ma gli investimenti in istruzione, banda larga, rinnovabili, formazione e ricerca dovranno essere considerate come spesa extra ed in quanto tali non rientreranno nel patto di stabilità. Dunque in tema di rilancio economico la situazione é la seguente :

  • un bilancio comune della zona euro;
  • istituire la figura del ministro dell’economia e della finanze della zona euro, sotto il controllo del Parlamento europeo;
  • inserire alcuni diritti sociali tra cui il diritto alla formazione, alla copertura sanitaria, assicurazione disoccupazione tra i diritti europei già riconosciuti.

Un’Europa più democratica 

La rivoluzione democratica dell’Ue é la risposta a chi critica la poca legittimità democratica delle politiche europee lanciando le “convenzioni democratiche“. Trattasi di un meccanismo di dibattito in ogni singolo stato membro, davanti ai parlamenti nazionali, concernente le azioni dell’Unione e proporre al vaglio del popolo il “progetto per l’Europa” tramite referendum o altre modalità ritenute più idonee. Questo permetterebbe da una parte di rivitalizzare il dibattito europeo e di darne lo spazio che merita nei dibattiti nazionali e dall’altra di conferire una maggiore legittimità alle azioni dell’UE. In risposta all’immobilismo decisionale invece, Macron non esclude la possibilità di un’Europa differenziata o a due velocità che dir si voglia. L’opposizione di uno stato membro non può far saltare un progetto ma implica solo la sua non adesione a quest’ultimo.

In conclusione si può non essere d’accordo su alcuni punti, tra cui i dazi antidunping o gli investimenti al di fuori del patto di stabilità, ma l’elezione di Macron ed il suo progetto europeo rappresentano sicuramente una nuova speranza per il futuro dell’Europa. Rappresentano un punto da cui ripartire, un’arma in mano a noi cittadini tale da permetterci di combattere uniti affinché l’Europa non diventi lo scenario della saga European Wars.  L’episodio “Il nazionalismo colpisce ancora” non s’ha da fare né ora né mai! Buona festa dell’Europa a tutti noi!

 

 

 

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