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AttualitàDiritti civili

Premio Sakharov, l’UE premia Tohti e sfida la Cina

A volte l’Unione Europea mette in atto dei colpi di scena piacevolmente inaspettati, che ricordano perché difendere l’Occidente e i suoi valori fondanti sia fondamentale.

Uno di questi eventi è stato il conferimento del premio Sakharov 2019 per la libertà di pensiero, ad opera del Parlamento Europeo, all’economista uiguro Ilham Tohti.

L’economista quarantanovenne combatte per la tutela della propria minoranza in Cina. Il governo cinese nel 2014 lo ha arrestato e condannato all’ergastolo con l’accusa di separatismo.

Per comprendere il rischio a cui si è sottoposto Tohti, è bene ricordare chi siano gli uiguri e quali siano le loro condizioni di vita. La minoranza musulmana è di circa 24 milioni di credenti, collocata nella regione dello Xinjiang, una regione storicamente in conflitto con Pechino.

Come si è visto nel caso di Hong Kong, le autorità non si sono fatte scrupoli a reprimere anche violentemente chi manifesta dissenso. Per dare una misura della stretta repressiva basti pensare che in questa regione risiede l’1,5% della popolazione cinese, ma si verificano il 20% degli arresti.

Un’inchiesta del New York Times del 2018 aveva messo in luce un sistema a dir poco disumano a cui gli uiguri sono tutt’ora sottoposti. Dalla ricostruzione del quotidiano statunitense è emerso una realtà inaccettabile, che già altre organizzazioni umanitarie avevano denunciato: la Cina sta cercando di cancellare l’identità uigura.

È stato così smentita la versione del governo per cui gli uiguri non siano stati detenuti arbitrariamente. Ciò che emerge è, invece, una persecuzione prolungata nel tempo, che trova le sue origini addirittura nell’epoca del sanguinario Mao Zedong.

La verità è che nello Xinjiang sono attivi dei campi di lavoro e rieducazione forzata, nella logica totalitaria del trionfo dell’autorità coercitiva dello Stato e, conseguentemente, dell’annullamento degli individui.

David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo appartenente al gruppo dei socialdemocratici, si è dichiarato felice di annunciare la vittoria del premio istituito nel 1988 dell’economista uiguro. Ne ha anche chiesto il rilascio immediato.

La reazione della Cina è stata durissima, ma prevedibile considerato l’assetto istituzionale autoritario del paese. Il governo del Partito Comunista ha ribadito che considera l’intellettuale «un criminale». La Cina pretende il «rispetto» delle questioni interne e della sovranità giudiziaria.

Il richiamo di questa vicenda alle pagine più infami della storia è troppo forte per non essere considerato. La violenza sconsiderata e la repressione operate dal nazionalsocialismo hitleriano e dai comunisti sovietici deve rimanere vivo nella nostra memoria.

L’Unione Europea, elevando Ilham Tohti a modello, ci ha ricordato il peso del nostro passato e che dobbiamo continuare a combattere per difendere i nostri valori. La battaglia per la libertà non è finita.

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