Qualcuno spieghi a Greta Thunberg che il Capitalismo salverà il mondo.
La nostra piccola messia del movimento ambientalista è convinta che la questione climatica non si possa affrontare con “le favole della crescita economica”.
In realtà non sono solo Greta e gli Extinction Rebellion a pensarla così. Anche tanti adulti si accodano redenti, iniziando dai delegati delle Nazioni Unite.
I giornaloni super impegnati, per fare un altro esempio. Nel 2017 il New York Times pubblicava un pezzo dal titolo “The Climate Crisi? It’s Capitalism, Stupid!“.
La zietta acquisita di Greta, Naomi Klein, ricorderete il suo recente Il Mondo in fiamme (sottotitolo eloquente “Contro il capitalismo per salvare il clima”), sostiene da anni che sviluppo economico e difesa dell’ambiente sono incompatibili.
Fino alle ultime novità alla Green New Deal della cuginetta acquisita di Greta, la congressista liberal americana Alexandria Ocasio-Cortez.
Tutti d’accordo, insomma. Il Capitalismo è il nemico del clima. Il Capitale inquina. La crescita economica è la incarnazione del male.
Non c’è dubbio che Paesi come la Cina, convertiti recentemente sulla via del Capitale, siano grandi inquinanti, visto che alla modernità sono arrivati per ultimi. Ma le cose miglioreranno. Perché?
Nel suo saggio More from Less, infatti, il ricercatore del MIT Andrew McAfee usa una parola che è meglio segnarsi in agenda. Dematerializzazione.
Dematerializzare non vuol dire solo trasformare in documenti digitali le tonnellate di carte bollate della nostra elefantiaca pubblica amministrazione.
Vuol dire soprattutto che la crescita economica delle economie avanzate, perlomeno dagli anni Settanta a oggi, ha coinciso con una riduzione dello sfruttamento di risorse e materie prime.
La innovazione tecnologica e lo sviluppo dei processi produttivi hanno determinato che il PIL cresce e il consumo dei materiali si riduce.
Si riduce il peso delle lattine di alluminio, degli smartphone che usiamo ogni giorno, degli edifici che vengono costruiti e dei nuovi modelli di automobili.
Meno acciaio, meno rame, meno fertilizzanti, meno legna, meno carta. Più lo sviluppo capitalistico fa progressi, meno materiali consuma.
Un processo che non deriva tanto dalle scelte politiche, cioè dal fatto che passi o meno in parlamento una legislazione favorevole all’ambiente, ma dal funzionamento della economia di mercato.
Chi fa impresa sa che per massimizzare i profitti deve abbattere i costi e rendere i processi produttivi più efficienti.
Insomma non sarà che i malvagi “prenditori” capitalisti, per usare un appellativo caro ai grillini, rischiano di essere i migliori difensori dell’ambiente?
A Greta, Naomi Klein e Ocasio-Cortez forse prenderà un coccolone, ma a quanto pare il capitalismo salverà il mondo. Invece le loro favole stanno a zero.
(Tratto da Daniel Tenreiro, Capitalism Will Save the World, National Review, 25 aprile 2019)
11 comments
Purtroppo nessuno salverà il mondo: nè i capitalisti e nemmeno gli anticapitalisti.
Come al solito, il mondo non e’ ne nero ne bianco.
Speravo di leggere qualcosa di sensato, colpa mia
:) esatto
La Cina produce per il mondo intero. È per questo che i consumi e relative emissioni si sono ridotte nel mondo occidentale.
Riguardo il disaccoppiamento tra crescita economica e impatti ambientali conseguenti uno studio recente afferma il contrario.
Capitalisti illuminati cercansi.
Potrebbe postare lo studio?
Devo dire che per scrivere (e leggere fino in fondo…) un articolo simile occorre un grande senso dello humour…complimenti !!!
Dematerializzarsi….nel senso di estinzione…. e il problema è risolto.
Oh ma lo sa che non ci avevo proprio riflettuto! Mò vado a comprare una decina di smartphone, tanto sono superleggeri, non sono mica immondizia tossica! E io che mi stavo a preoccupà, che cojone
:D :D
Caro Roberto Santoro, come vede… chi non vuol capire non capisce.
Probabilmente bisogna impegnarsi molto di più per far passare messaggi come il suo… Ci vogliono dati e voglia di ricostruire un paese che ha perso fiducia nel benessere…