Matteo Hallissey è uno dei volti protagonisti della manifestazione a sostegno dell’Ucraina del 5 novembre, a Milano. Organizzata dal Terzo Polo, in essa hanno trovato un terreno fertile di cooperazione e di mutuo sostegno anche tutta una serie di realtà sociali e associative impegnate nella stessa causa, come il Comitato Giovani per l’Ucraina (di cui abbiamo parlato in precedenza) al quale Immoderati ha dato il suo sostegno.
- Nella stessa giornata del 5 novembre anche a Roma si svolgeva una manifestazione per la pace, fortemente voluta da Giuseppe Conte. Come mai voi di Giovani per l’Ucraina eravate a Milano e non a Roma?
“L’idea di manifestare a Milano si accende dopo la scelta di Giuseppe Conte, della Rete per il disarmo e di altre associazioni di organizzare la manifestazione di Roma. La piazza di Roma è stata la piazza di chi ha scelto di sostenere una pace che per noi è una pace finta. La pace di chi crede che smettendo di inviare armi all’Ucraina e smettendo di imporre sanzioni alla Russia si riuscirà a raggiungere una pace per tutti. Secondo noi, invece, per raggiungere una vera pace (come recita il nostro hashtag ufficiale #verapace, dal primo giorno) non si può che continuare a sostenere con tutti i nostri mezzi il paese aggredito e quindi la resistenza ucraina. A Roma manifestava chi è stato da sempre ambiguo nei confronti del regime russo, come Orsini, come Conte, come una parte del PD. A Milano invece manifestava chi ha scelto in maniera netta di sostenere l’Ucraina, di stare dalla parte della democrazia liberale, del diritto, della NATO, dell’UE, della giustizia. La piazza era gremita, con noi c’erano tantissime associazioni, partiti come Azione, Italia Viva, Più Europa ed alcuni esponenti del PD. Per noi è stata ola prova di me anche in Italia, un paese profondamente influenzato dalla Russia, ci sia una grande fetta di persone dalla parte dell’Ucraina.”
- La piazza di Milano ha cantato con orgoglio “Bella ciao” insieme agli Ucraini. Nel frattempo, l’A.N.P.I. – che dovrebbe rappresentare l’eredità della partigianeria italiana – manifestava a Roma per il disarmo dei partigiani ucraini. Come ti spieghi questa dissonanza?
“Un giovane attivista dell’A.N.P.I. mi ha scritto ringraziandomi e dicendomi che, secondo lui, l’associazione di Partigiani ha preso una posizione folle sulla guerra in Ucraina. Concordo con il suo punto di vista. Bella Ciao è la canzone di tutti i partigiani che nel mondo contrastano, anche con le armi, i regimi totalitari ed autoritari. Essere partigiani significa schierarsi da una parte, quella della democrazia, in maniera netta e senza ambiguità. Noi lo abbiamo fatto, quindi la canzone Bella Ciao, con tutto ciò che evoca, era molto più adatta alla nostra piazza rispetto a quella di Roma.”
- Rimanendo in tema di dissonanze ma spostandoci su un piano che potremmo definire “istituzionale”, cosa ne pensi della frattura della maggioranza sul tema Ucraina? Il governo mantiene una postura altamente filo-Occidentale, filo-Ucraina, filo-NATO. Ma sappiamo anche che questa postura è espressa soltanto da Fratelli d’Italia, che fra i partiti di maggioranza è il più forte. I due soggetti minori che gli si accompagnano sono invece molto più ambigui nei confronti del regime russo.
“Io me ne sono accorto semplicemente quando, cercando di coinvolgere anche il centro-destra nelle manifestazioni, persino nelle prime organizzate dal Comitato Giovani per l’Ucraina, ho incontrato grandi difficoltà e resistenze. Soltanto qualche esponente di Fratelli d’Italia è sceso in piazza con noi. Ancora più difficile è stato coinvolgere Lega e Forza Italia, i quali hanno una storia di legami con la Russia molto densa. Si pensi solo ai rapporti che Berlusconi ha dichiarato di avere con Putin negli ultimi mesi, le bottiglie di Vodka e altri scambi di alcolici. Il mio discorso che porto nelle piazze inizia proprio con una citazione di Berlusconi che poi vado a sfatare. Per quanto riguarda la Lega vale lo stesso, e ad oggi è molto ambigua sulle sanzioni, per esempio. Ricordiamoci che Fontana, terza carica dello Stato italiano, nel 2014 era stato convocato da Putin ad osservare il referendum in Crimea per dichiararli legittimi quando legittimi platealmente non lo erano. Bene per la posizione netta della Meloni, molto male per i suoi soci.”
- Per la vostra iniziativa, nobile e coraggiosa – e sulla carta almeno, minoritaria – avete ricevuto in cambio una grandissima shitstorm. Molte persone, soprattutto di estrazione culturale rosso-bruna, hanno riversato su di voi una gran quantità di veleno attraverso i social. Attacchi personali, insulti quali “novelli Goebbels”, sfottò da prima elementare su supposti orientamenti sessuali, ecc… Persino il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo su di voi – nel quale viene riportato male il tuo cognome, per altro – per attaccarvi sulle vostre parole. In particolare, molti si sono concentrati sulla frase “la Russia va distrutta” pronunciata dal tuo collega Intraguglielmo. Una frase senz’altro dalla forma infelice e facilmente attaccabile ma che, se non vi fosse malizia nelle orecchie di chi ascolta, si farebbe presto ad individuarne il senso, posta nel suo contesto. Ha fatto l’errore di utilizzare Russia quale sinonimo di regime russo. Cosa controbatti?
“Molti giornali e molte persone soprattutto di estrema sinistra, vicine anche ai 5 stelle, hanno cercato di decontestualizzare le parole mie e di Francesco Intraguglielmo, uno dei fondatori del Comitato Giovani per l’Ucraina e che sul palco della manifestazione era intervenuto a nome del gruppo studentesco “Rivoluzioniamo la Scuola”. Ecco, sicuramente c’è stata poca malizia da parte mia e soprattutto da parte di Francesco nell’intervenire in maniera sincera, in una maniera comprensibile magari per la piazza in cui eravamo ma che poteva essere facilmente manipolabile per chi avesse voluto attaccarci. Essenzialmente, io ho detto, come dico da otto mesi alla fine di ogni mio intervento, che la Russia vuole denazificare l’Ucraina ma che sarà l’Ucraina – e l’Europa – a denazificare la Russia. Nel senso sacrosanto di continuare a contrastare un regime criminale e pericoloso attraverso aiuti all’Ucraina e sanzioni. Francesco voleva semplicemente esprimere lo stesso concetto, ma ha utilizzato la formula di “distruggere la Russia”, ovviamente intendendo il regime di Putin. Gli sono piovuti addosso centinaia di insulti soprattutto a causa di un giornalista di Repubblica con posizioni di estrema sinistra che ha ricondiviso i nostri interventi con l’obiettivo di scatenarci contro l’odio di Twitter.
A noi non importa, andiamo avanti per la nostra strada, manifestazione dopo manifestazione. Non ci interessa di queste critiche poiché hanno una natura puramente strumentale e sono prive di contenuto. Da chi ci dava dei nazisti fino a chi ha cercato di insultare Francesco dandogli dell’omosessuale, come se fosse un insulto. Noi continuiamo a lavorare insieme con l’ambasciata ucraina e con le comunità ucraine perché vogliamo una vera pace per l’Ucraina. A breve – lo annuncio in esclusiva per Immoderati – lanceremo insieme all’ambasciata ucraina una raccolta fondi nazionale per sostenere anche tramite droni e altri strumenti utili alla loro coraggiosa difesa dei territori occupati.”
- È un’iniziativa permessa dalla legge questa?
“Sì, certo. Ci stiamo lavorando insieme a un team legale e con associazioni che già hanno promosso iniziative simili. D’altronde è già stato fatto anche in molti altri Paesi, penso ad esempio alla Lituania, raccogliendo molti fondi e grande sostegno da parte della società civile. Si tratta di droni di ricognizione, non vere e proprie armi. È perfettamente legale, ed il Fatto Quotidiano avrà ancora di che scrivere su di noi, sperando che almeno questa volta azzecchino il mio cognome.”
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