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Lo “Zeitenwende” tedesco rimane un miraggio

Un anno fa il cancelliere tedesco Olaf Scholz annunciava un vero e proprio “Zeitenwende, che in tedesco significa “punto di svolta nella storia”. Tre giorni dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina infatti il cancelliere tedesco aveva parlato di fronte al Parlamento, dicendo che la Germania era pronta a cambiare completamente la sua politica di sicurezza.

“Con l’invasione russa il nostro mondo cambia. Niente sarà più come prima”.

Dopo aver definito Putin un “guerrafondaio”, Scholz aveva promesso uno stanziamento da 100 miliardi di euro per la modernizzazione dell’esercito tedesco, raddoppiando così il budget annuale previsto per le spese militari.

Ora che è passato un anno da quel discorso è possibile analizzare in maniera lucida come e se la politica di sicurezza tedesca sia effettivamente cambiata. Se ne è occupato questa settimana Matthew Karnitschnig su POLITICO.

Per Karnitschnig il tanto annunciato “Zeitenwende” di Scholz non è mai arrivato. La politica di sicurezza tedesca rimane quella di sempre.

Finora la Germania ha stanziato solo 30 dei circa 100 miliardi di euro promessi, di cui 13 vanno a coprire spese già previste prima della guerra, come l’acquisto di nuovi aerei da combattimento con capacità nucleare e nuovi elicotteri da trasporto.

Questo perché Scholz ha altre priorità.

Ad esempio, quando lo scorso autunno gli economisti hanno avvertito che l’inflazione avrebbe presto divorato il fondo da 100 miliardi di euro, il governo, invece che muoversi per spendere rapidamente i soldi o aumentare gli stanziamenti, ha deciso semplicemente di tagliare gli investimenti, rinunciando tra l’altro alla costruzione di due nuove fregate per la marina tedesca. Tuttavia nello stesso periodo il governo tedesco non si è fatto problemi a varare un pacchetto da 200 miliardi di euro per combattere il caro bollette, una misura che piace molto all’elettorato ma che non fa nulla per aumentare la sicurezza del paese.

In realtà forse sarebbe meglio dire che il vero obiettivo dello “Zeitenwende” è quello di apportare un cambiamento più culturale che economico nei confronti della politica di sicurezza tedesca. I governi di centrodestra della ex cancelliera Angela Merkel infatti non avevano fatto altro che assecondare le politiche di Putin, preferendo salvaguardare gli interessi economici piuttosto che schierarsi contro le sempre più aggressive politiche russe. Con Merkel la Germania si era legata mani e piedi alla Russia, e ne sono un esempio la costruzione dei gasdotti naturali Nord Stream 1 e Nord Stream 2.

Scholz con lo “Zeitenwende” voleva segnare un cambio di passo, una netta chiusura con gli errori del passato. Eppure anche in questo caso la retorica di Scholz non trova riscontri nella realtà.

Olaf Scholz (a sinistra) insieme ad Angela Merkel (a destra), ai tempi dell’ultimo governo a guida CDU.

Se si riguarda con attenzione il discorso di Scholz sullo “Zeitenwende”, è chiaro che la politica del cancelliere tedesco si basava sull’idea che l’Ucraina sarebbe crollata nel giro di poche ore, e che la Russia presto sarebbe arrivata al confine con la Polonia. La “Zeitenwende” quindi è una politica originata dal panico, e la resistenza ucraina non ha fatto altro che alleviare le preoccupazioni di Scholz. Ciò ha tolto slancio alla “Zeitenwende”, e la Germania è presto ritornata alla sua solita politica di sicurezza. Da “punto di svolta nella storia”, la politica di sicurezza tedesca è rimasta quella di sempre, con una Germania che per quasi un anno si è rifiutata di inviare veicoli da combattimento e carri armati in Ucraina.

Ma il principale ostacolo che impedisce a Scholz di cambiare radicalmente la politica estera tedesca è proprio il suo partito, la SPD.

La vittoria della SPD alle scorse elezioni infatti ha riportato sulle luci della ribalta personaggi come Rolf Mützenich, leader di una sinistra antiamericana vecchia scuola, che aveva come obiettivo politico quello di liberare la Germania dalle testate nucleari statunitensi.

La stessa carriera di Scholz è iniziata tra le strade della Germania Ovest negli anni ’80, dove guidava le proteste contro lo stabilimento di missili nucleari a medio raggio in Europa e fantasticava sull’idea di portare la Germania fuori dalla NATO.

Tuttavia Scholz e la SPD non rappresentano un caso isolato. La maggioranza della popolazione tedesca non riesce a vedere gli Stati Uniti come alleati di cui fidarsi. Un sondaggio pubblicato all’inizio di febbraio dalla Allensbach ha rilevato che solo il 46% dei tedeschi considera gli Stati Uniti un alleato affidabile.

Tutto ciò si è reso evidente lo scorso fine settimana a Berlino, quando migliaia di tedeschi sono scesi in piazza a manifestare contro la guerra in Ucraina, una guerra che molti di loro attribuiscono agli Stati Uniti. Le forze di sinistra dietro alla manifestazione sostengono che gli Stati Uniti hanno causato la guerra in Ucraina con due obiettivi: la vendita di armi e la distruzione della Russia.

Per Karnitschnig politici come Scholz sono la ragione principale del rapporto disfunzionale tra Germania e Stati Uniti. Perché Scholz, come la Merkel prima di lui, non vuole che i tedeschi sappiano davvero quanto il loro paese faccia affidamento sulla protezione militare degli Stati Uniti. Sono entrambi politici che preferiscono farsi guidare dai sondaggi piuttosto che guidare loro il paese. Ad esempio appena i sondaggi hanno mostrato come i tedeschi fossero scettici sull’invio di carri armati all’Ucraina, subito Scholz si è bloccato e si è trattenuto dal dimostrare perché il sostegno all’Ucraina fosse importante anche nell’interesse della Germania. Il cancelliere ha ceduto solo dopo che la pressione degli altri partner occidentali, in particolare degli Stati Uniti, era diventata troppo grande.

Il tanto annunciato “Zeitenwende” tedesco rimane dunque solo un miraggio.

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