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Esteri

La sinistra inglese s’inchina a BoJo. “Facciamo la Brexit ma prima facciamo colazione”

“Facciamo la Brexit, ma prima facciamo colazione”, Boris Johnson ha commentato così la vittoria a valanga dei conservatori in Gran Bretagna. BoJo conquista la maggioranza assoluta in Parlamento.

Ora Johnson ha la forza di imporre la Brexit, entro il 31 gennaio “senza se e senza ma” ha detto questa mattina il leader dei Tories. Il numero uno dei Laburisti, Jeremy Corbyn, perde malamente. Corbyn ha già annunciato che non guiderà il partito alle prossime elezioni.

Ma non c’è c’è solo Brexit all’orizzonte. Vincono i nazionalisti scozzesi che ora rivendicano un loro referendum per la indipendenza. Malissimo i LibDem che non eleggono neppure la loro leader Jo Swinson. Per i conservatori invece è il risultato migliore dai tempi della Thatcher.

La dimensione della disfatta laburista alle elezioni in UK passa dalla Blyth Valley. Per la prima volta dal 1950, quando venne istituito questo collegio elettorale, una delle roccaforti del socialismo inglese cede il passo ai Tories. Il “Red Wall“, il muro rosso dell’elettorato di sinistra inglese qui ha ceduto.

Johnson come Trump nel 2016, quando il candidato repubblicano vinse negli Stati del Midwest, conquistando la fiducia dei “blue collar” e di pezzi dell’elettorato storicamente democratico. Altro che troll russi!

Anche la Blyth Valley come altre aree di insediamento laburista aveva votato per Brexit nel 2016. La frustrazione di questi elettori che per anni hanno visto i Laburisti impegnarsi in tutti i modi per sventare il risultato del libero voto al referendum ora si traduce nel voto ai Tories.

Corbyn, travolto dalle accuse di antisemitismo, non ha dimostrato di avere le competenze e il carisma necessari per risolvere una delle più complesse situazioni politiche mai vissute dalla Gran Bretagna. 

Tre anni dopo Brexit, il libero voto dei britannici va rispettato ancora una volta. Brexit è un macigno sul nostro futuro. Ma nel conto bisogna anche mettere il totale fallimento di una sinistra che rinuncia al riformismo e si accoda ai populisti predicando visioni contro il libero mercato e l’antisemitismo.

E’ anche il prezzo che paga l’Europa debole e incapace di riempire i cuori e di conquistare le comunità. I negoziatori di Bruxelles sono già all’opera per discutere del nuovo accordo commerciale con la Gran Bretagna. Le Borse europee aprono in rialzo, Londra recupera subito dopo la apertura.

Ma dal punto di vista storico e simbolico qualcosa si è rotto. E all’orizzonte non si vedono leader europei liberali, popolari, capaci di offrire una alternativa. 

1 comment

Aldo Mariconda - Venezia 13/12/2019 at 12:02

Il quadro descritto è purtroppo perfetto. Aggiungerei il caos e l’incertezza italiana, caratteerizzate ora dal rischio Salvini e le relative teorie di Borghi, Bagnai e Rinaldi, anche se la maggioranza degli italiani non sembra favorevole ad un’uscita dall’Euro e dall’Europa e alcuni pensano che Sallvini non andrà mai contrio l’imprenditoria del Nord che anche non vuoke un’Iralextit. Meno legata alla contingenza di oggi e dei governi giallo/verde e giallo/rosso o rosa, è la sostanziale assenza di una politica europea dell’Italia legata anche alla scarsa credibilità del ns. Paese, sempre col cappello in mano per far passare le finanziarie e con debito pubblico in costante aumento. Il tutto completato da un’assenza di una strategia insieme di sviluppo e di riduziione pur lenta ma progressiva del rapporrto Debito/Pil. Se fossimo un po’ più seri e credibili, potremmo sedere al tavolo dell’Europa anche contando di più, per avere una politica comune su alcuni argomenti strategici. Ma non vedo nulla di chiaro all’orizzonte!

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