Il ministro Speranza propone di far pagare a chi dichiara redditi maggiori ticket sanitari più costosi. L’idea di aumentare la tassazione su una particolare categoria di persone che corrisponde ai “ricchi” che si ammalano è ovviamente stupida, appena si esce dall’asilo infantile della politica italiana e si riflette sulle conseguenze del provvedimento rispetto allo stato delle norme vigenti.
Ciò che deve essere progressivo sul reddito è la tassazione complessiva, non ogni singola norma pubblica, questo è quanto raccomanda la Costituzione, come chiarito anche da sentenze della Corte Costituzionale. Ritengo sia puerile, sbagliato e nocivo, oltre che demagogico, pensare e proporre, senza riflettere e valutare le conseguenze, che la progressività fiscale debba essere imposta su ogni prestazione pubblica, e in modo particolare sulle prestazioni sanitarie.
Anche se il ministro forse se ne è dimenticato, esiste l’imposta sui redditi, l’IRPEF, che può essere modificata per realizzare il livello di progressività e redistribuzione desiderato. L’IRPEF colpisce tutti in misura progressiva a quanto dichiarato. Il ticket sanitario modulato sul reddito invece colpisce – rispetto alle norme vigenti – la categoria di ricchi dichiarati che hanno la sfortuna di avere bisogno di prestazioni sanitarie.
Una funzione della sanità pubblica nei Paesi avanzati e civili è di agire come equalizzazione e mutualizzazione del rischio sanitario, estremamente variabile, sostenendo chi ha la sfortuna di ammalarsi. I ticket sanitari modulati sul reddito di Speranza al contrario agirebbero come punizione fiscale dei “ricchi” che hanno bisogno di prestazioni sanitarie, aumentando la penalizzazione di questa categoria rispetto a quella di persone con pari redditi ma meno sfortunate per la salute.
Inoltre, per molte prestazioni il ticket ormai è paragonabile a quanto si paga nel settore privato. La volontà del ministro di estrarre più quattrini dai ricchi che si ammalano potrà essere elusa, in particolare da chi ha redditi molto alti, evitando la sanità pubblica e ricorrendo a strutture private. Rispetto ad oggi, molti ricchi non pagherebbero nulla di più, e pagherebbero un po’ di più solo i percettori di redditi dichiarati medi. Il prelievo fiscale aggiuntivo potrebbe facilmente diventare di fatto regressivo in diversi intervalli di redditi dichiarati.
Infine, la funzione dei ticket sanitari nei Paesi civili non è quella di spremere più soldi dai ricchi, come si fantastica negli asili della politica italiana, ma di disincentivare l’utilizzo ingiustificato di prestazioni altrimenti gratuite, che vengono invece finanziate con la tassazione, inclusa l’IRPEF che ricordo può essere tanto progressivo quanto desiderato dal legislatore, e senza accanirsi selettivamente su chi si ammala. Questo è un modo civile e solidale di finanziare la sanità, piuttosto che farla pagare sempre di più a chi ha la sfortuna di ammalarsi.
In Toscana una giunta regionale animata dalle medesime idee puerili e sbagliate ha aumentato e modulato i ticket per le ricette per i “ricchi” dichiarati, in funzione del reddito.
Ha così spremuto un po’ di soldi in piu’ dai ricchi che si ammalano. Non sarebbe stato più intelligente ed equo aumentare invece l’addizionale IRPEF regionale per ottenere lo stesso livello di progressività e redistribuzione, ma senza punire selettivamente i ricchi che si ammalano rispetto ai ricchi sani?
Sara’ un bel giorno quando i politici italiani usciranno dall’asilo infantile e cominceranno a riflettere sulle conseguenze delle loro stupidaggini demagogiche.