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La prossima guerra greco-turca

Erdogan

Grecia-Turchia: La recente presenza di Draghi a Istanbul non è stata soltanto una visita ufficiale del nostro presidente del Consiglio al presidente Erdoğan (che ha appena incassato una significativa vittoria dopo aver ricattato la Nato con il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia), ma rientrava nell’ambito del Terzo Vertice Intergovernativo Italia-Turchia.

Argomento dell’incontro, oltre alla guerra in Europa, i rapporti commerciali tra i due paesi e gli obbiettivi strategici, che in alcuni casi convergono, ma spesso confliggono. 

Uno dei temi caldi riguarda lo sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo, dove il Sultano agisce con la consueta aggressività, ponendo spesso a rischio la stabilità della zona, ma soprattutto, secondo alcuni analisti, avvicinandosi sempre di più a uno scontro diretto con la Grecia. 

L’Europa e gli USA stanno, come già fatto con Putin, sottovalutando i rischi potenziali? Ricordiamo alcuni fatti.

Nel Febbraio 2018 la nave Saipem dell’Eni, che agiva in accordo con il governo di Nicosia, viene bloccata e minacciata di affondamento da parte della marina militare turca (che era penetrata illegalmente nelle acque territoriali di Cipro).

Nell’Ottobre 2019 la nave da perforazione turca Yavuz effettua trivellazioni nel blocco operativo 7, che Cipro ha affidato a Italia e Francia. Sollecitati dalla Grecia, gli USA si fanno sentire, ma la Turchia afferma che la zona sia di competenza del governo (fantoccio) della Repubblica Turca di Cipro del Nord, nata dall’occupazione di Ankara negli anni 70 e mai riconosciuta ufficialmente. Il ministro della difesa greco annuncia l’arrivo di navi da guerra francesi e italiane (anche se si presentano sono quelle di Parigi). Anche la UE protesta e minaccia sanzioni. 

Nell’ Agosto 2020 si sfiora il confronto armato, a seguito di una collisione tra navi da guerra greche e turche nelle acque ad est dell’isola di Rodi.

Secondo la versione turca, la fregata greca Limnos ha compiuto una manovra di disturbo nei confronti della nave da esplorazione turca Oruc Reis che operava nella ZEE ellenica (ovviamente non riconosciuta da Ankara). La nave turca di scorta Kemal Reis avrebbe urtato la fregata greca, danneggiandola.

La versione di Atene, invece, riferisce di una collisione dovuta ad un errore di manovra della nave turca, maggiormente danneggiata.

La Francia invia aiuti ad Atene e rinforza la presenza militare nel Mediterraneo orientale. Macron in una serie di tweet esprime preoccupazione per le crescenti tensioni tra Grecia e Turchia sui diritti esplorativi in acque ricche di gas naturale e punta il dito contro Ankara: “Le decisioni unilaterali della Turchia provocano tensioni. Devono spegnersi per permettere un dialogo pacifico tra Paesi vicini e alleati NATO”

Infine, sempre nel 2020, c’è  la crisi di Kastellorizo, isoletta greca di 500 abitanti, nota in Italia per l’ambientazione del film di Salvatores vincitore del premio Oscar, Mediterraneo

Questa piccola isola greca si trova a poche miglia di distanza dalla costa turca. La rivendicazione da parte di Ankara ha un significato molto più che simbolico. Se appartenesse alla Turchia la sua ZEE si amplierebbe notevolmente.

Un articolo dell’analista Daniel Pipes, storico e analista geopolitico, direttore del Middle East Forum, tradotto da Analisi Difesa nell’ottobre 2020, porta l’inquietante titolo: Kastellorizo, possibile casus belli tra Turchia e Grecia (titolo originale: Will Turkey and Greece Clash over a Tiny Island?).

L’analista riporta le bellicose parole di Erdoğan: “La Turchia ha il potere politico, economico e militare per strappare mappe e documenti immorali imposti. Un secolo fa [i greci] li abbiamo sepolti nella terra o li abbiamo gettati in mare. Spero che non paghino lo stesso prezzo ora”.

Pipes prosegue: “L’analista Jack Dulgarian ha proposto uno scenario plausibile: le truppe turche invadono Kastellorizo o prendono l’isola in ostaggio e (bissando Cipro nel 1974) e sfidano il mondo a fare qualcosa al riguardo. Da sole, le forze armate elleniche non possono riconquistare l’isola. Né Israele né l’Egitto entreranno in guerra con la Turchia per Kastellorizo. L’art. 5 della NATO, che promette protezione in caso di aggressione, si rivelerà di certo inefficace quando entrambe le parti sono membri di quell’organizzazione.

Il presidente russo Putin corteggia Erdoğan con l’obiettivo di farlo uscire dalla NATO e non si schiererà contro di lui. Il presidente cinese Xi Jinping accoglie con favore la debolezza economica della Turchia, come un’opportunità per trasformarla – come l’Iran – in una colonia economica. Se Kastellorizo (come un terzo di Cipro) dovesse finire sotto il controllo turco, a costo minimo per Ankara, le conseguenze sarebbero di vasta portata”.

Ma se già Pipes vi sembra pessimista così, aggiunge ulteriormente: “Da islamista e jihadista qual è, Erdoğan potrebbe plausibilmente tentare di conquistare tutta Cipro e perfino tutta la Grecia. Ha già invaso Iraq, Siria e Libia; Kastellorizo sarebbe il passo successivo verso un furore che potrebbe estendersi a tutte le parti dell’Impero ottomano, che era all’apice del suo splendore, cinque secoli fa. Chi lo fermerà? Tutti i leader chiave – quelli di Stati Uniti, Germania, Russia e Cina – sorridono a Erdoğan, rendendo difficile immaginare come verrà scoraggiato questo nemico a lungo sottovalutato e del tutto determinato”.

Questo scriveva Pipes due anni fa. In un’intervista del maggio 2022 alla TV pubblica polacca l’analista ha ribadito:

“Dal 1952 al 2002 la Turchia è stata un ottimo alleato della NATO, ma negli ultimi 20 anni è stato un pessimo alleato, persegue politiche ostili alla NATO, è aggressiva nei confronti dei membri dell’Alleanza Atlantica, membri come la Grecia, prende parte all’invasione della Siria, minaccia l’Europa con i migranti siriani. Il governo turco vede l’Europa come un rapporto di transazione.

Non credo che la Turchia dovrebbe stare nella NATO. Lo dico da un decennio”. Ma come sappiamo circa un mese dopo la Nato ha ceduto all’ennesimo ricatto del Sultano. 

Infine, a giugno 2022 Erdoğan, in una serie di messaggi sui social, ha invitato Atene “a essere prudente e rinunciare ad azioni di cui si potrebbe pentire [militarizzare le isole, ndr], come già successo un secolo fa”, palese riferimento alla guerra greco-turca combattuta e vinta da Atatürk nel 1922. 

Ricordiamo brevemente quella guerra. La sconfitta dell’Impero Ottomano nella Prima guerra mondiale ne aveva portato lo smembramento. Vari accordi, che portarono al trattato di Sevrés nel 1920, prevedevano il riconoscimento delle sovranità nazionali dell’impero, così come per quello Austroungarico. Sia Armeni che Curdi avrebbero dovuto avere un loro territorio, e le zone turche abitate da greci sarebbero passate alla Grecia. Ma il trattato non entrò mai in vigore. Dalle ceneri dell’impero Ottomano sorse la Repubblica Turca, guidata da Mustafa Kemal (Atatürk) e il movimento nazionalista dei Giovani Turchi. Il conflitto tra greci e turchi era già scoppiato violentemente, con crimini di guerra da entrambe le parti. I turchi vincitori (sostenuti dall’Italia e dalla Russia sovietica!) si ripresero i territori greci, armeni e curdi provocando una spaventosa migrazione e pulizia etnica e si arrivò al trattato di Losanna, in cui si definivano i confini attuali. 

Ma le isole restarono prevalentemente alla Grecia, che acquistò anche quelle cedute dall’Italia.

E la questione rischia di scatenare un prossimo conflitto. È di pochi giorni fa la pubblicazione su Twitter di una foto che rappresenta Amhet Yigit Yildirim, leader dei Lupi Grigi, organizzazione paramilitare di estrema destra, bandita in Francia e responsabile di vari attentati, tra cui nel 1981 l’attentato al Papa, e di legami con la mafia turca, e Devlet Bahçeli, leader dell’MHP, il Partito del Movimento Nazionalista, che rappresenta il braccio politico dei Lupi Grigi ma soprattutto è alleato in parlamento dell’AKP, il partito fondato da Erdoğan. La foto in questione, che ha suscitato le vibranti proteste del premier greco Mitsotakis, rappresenta i due leader che mostrano una gigantesca carta geografica del mar Egeo in cui tutte le isole, compresa la lontana Creta, appartengono alla Turchia. 

L’Europa, e la Nato, nel giro di non molto tempo, potrebbero avere con il Sultano, gli stessi problemi che hanno attualmente con lo Zar. E anche in quel momento ci sarà qualcuno che dirà Noi lo avevamo detto. 

1 comment

Dario+Greggio 19/07/2022 at 21:56

beh dai, guerra più guerra meno :D

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