Globalizzazione, Tecnologia e Demografia (GTD) hanno reso possibile a livello mondiale una diminuzione della povertà assoluta, una incredibile concentrazione della ricchezza, la morte del ceto medio nelle economie avanzate.. Così la pensa oggi Boris Pahor sul Capitalismo Degenerato: “La crisi, le crisi che stiamo vivendo non sono nate dalla gente semplice, ma dalla vittoria del denaro su tutto e tutti… Viviamo in una società egoista, che fa schifo; il capitalismo non è un’idea, è una malattia che ci è passata nelle cellule, glielo dice un anticomunista”. Questioni aperte: modelli sociali, Italia e Giappone.
Modelli sociali di oggi. Bauman propone una “Società Liquida” senza più riferimenti stabili e solidi, dove vince l’apparire con l’individualismo sfrenato e consumistico, dove lo Stato e la Politica contano poco o nulla davanti al Capitale Finanziario (Multinazionali) e agli Organismi Sovranazionali, lasciando spazio a un’indignazione passiva e remissiva. La Teoria della Classe Disagiata: «troppo ricca per rinunciare alle proprie aspirazioni, ma troppo povera per realizzarle». La Decrescita Felice: “una riduzione di produzione e consumo che incrementa il benessere umano e migliora le condizioni ecologiche e di equità sociale sul pianeta”. La Società Signorile di Ricolfi propone 3 pilastri che hanno consentito alla Società signorile di svilupparsi:
- Ricchezza accumulata da generazioni (mancato senso del sacrificio dal ‘70, bassa pressione fiscale in passato fino metà ’80, svalutazioni competitive e debito pubblico 1972-1992.)
- Distruzione e mortificazione della scuola/università (svalutazione studi scientifici e abbassamento standard istruzione)
- Immigrazione incontrollata, che ha favorito la formazione di un’infrastruttura para-schiavistica
Il caso Nipponico. Il Paese più indebitato al mondo, rispetto al pil, è il Giappone, dietro a Grecia, Libano, Yemen, Italia e Portogallo. È lo stato più indebitato al mondo, con alti deficit annui, ma che paga pochi interessi, quindi è solido: come mai? L’Osservatorio di Cottarelli/Galli lo spiega così:
- La spesa pubblica previdenziale giapponese è pari a solo il 10,2 per cento del Pil
- Lo stato italiano detiene solo il 52 per cento del Pil di attività non finanziarie e il 28 per cento del Pil di attività finanziarie. Il saldo con le passività è negativo per entrambi, ma ammonta per l’Italia al 78 per cento del Pil e per il Giappone al 18 per cento
- Per di più, le attività liquide giapponesi, cioè quelle facilmente trasformabili in denaro contante, valgono il 62 per cento del Pil, mentre per l’Italia questa cifra è pari a solo il 12 per cento del Pil
- solo il 10,9 per cento del debito giapponese è in mano a soggetti residenti all’estero, mentre in Italia questa quota è pari a circa il 30 per cento
Nell’arco degli ultimi 25 anni però il Giappone, insieme a Grecia e Italia, è tra il tre paesi con il più basso tasso di crescita del reddito pro capite (al netto dell’inflazione) di tutti i paesi avanzati.

Il Debito. Il Giappone ha visto aumentare il debito negli anni ’70. Negli anni 2000 il rapporto debito/pil ha superato i livelli della Guerra fino a toccare circa i 225% (monetizzazione del debito).

Pil pro-capite in $ corrente. Sale fino al 1995 poi lateralizza ma attualmente è sotto i massimi del 1995. Il debito è produttivo fino agli anni ’90 poi qualcosa si inceppa. La demografia inizia a costare caro. L’Italia ha iniziato a fermarsi negli anni 90 per poi accelerare negli anni 2000 e regredire dopo la crisi 2008 ( aveva appena superato il Giappone!).

Nikkei 225. La Borsa anticipa sempre: dopo il top di fine 1989 a 38.180 punti l’indice scende sotto i 10.000 punti e torna a salire nel 2012. Notare l’andamento grafico del pil pro capite, molto simile.

Concentrazione ricchezza. Prima della crisi il 10% più ricco deteneva il 43% della ricchezza nazionale, oggi la percentuale probabilmente è più alta.

Stagnazione dei redditi dagli anni ’90. Ecco la trappola della liquidità: politiche espansive eccessive a lungo andare non creano benefici sui consumi (domanda) e quindi sui redditi. Tre decenni di stagnazione dei redditi.

Il pericolo Demografico. Gli anziani, anche non autosufficienti, detengono il 50% dei 17 $ trillion di attività giapponesi. C’è una concentrazione della ricchezza con alta correlazione con l’età avanzata.

Declino Produttività del lavoro. Su questo punto l’Italia segue il Giappone da vicino anche se la realtà è diversa dal punto di vista del tasso di disoccupazione (ultimo grafico dove il grafico in nero rappresenta la media dei paesi OCSE) e della percentuale destinata dallo stato in R&D: due mondi diversi!

Italia e Giappone sono in piena “Trappola della Liquidità Sociale” dove i giovani vedono andare in fumo il proprio futuro nella società. L’asset più gettonato oggi nei Paesi Avanzati è il tasso di natalità insieme allo sviluppo tecnologico.
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[…] PIL non si è accompagnata ad analoga caduta del tasso di interesse corrisposto sul debito. E anche il confronto con il Giappone evidenzia ulteriori debolezze […]