Mettiamola così: prima del finale avrei detto “non mi è dispiaciuto ma non so come potrebbe piacere a una persona normale”. Conclusa la visione dico che non so proprio come potrebbe piacere a qualcuno. Più che di Favino sprecato verrebbe da pensare che si tratta di un Bettino Craxi sprecato.
Quello di Hammamett è un contesto che mi ha appassionato e ho cercato di conoscere per quanto mi era possibile. E Favino è straordinario perché non eccede e non sottrae: è semplicemente lui nei tic, nella gestualità, nel respiro, nella pesantezza, nelle pause, negli scherzi infantili. Per questo è possibile godere della prova attoriale e dei fedeli scenari hammamettiani, come una protesi delle chiacchierate registrate degli ultimi anni.
In un contesto però in cui il regista è semplicemente un deus ex machina disturbatore. L’Andreotti di Sorrentino non esisteva, ma raccontava qualcosa. Il Craxi di Favino esiste in carne e ossa, ma non racconta nulla. Il regista non dà un taglio, una lettura, e non perché manchi una sua impronta, anzi, ma perché è semplicemente sconclusionata, indecifrabile, inutilmente arroccata dietro la narcisistica e distorsiva interpretazione del suo autore.
Quanto all’attore invece, Craxi è morto senza sapere che avrebbe avuto davanti altre due ore di vita. Purtroppo sprecate non si sa per cosa, non si sa per chi. Che occasione persa.
2 comments
ovvio.
[…] Hammamet non è né l’uno né l’altra.Amelio tenta presuntuosamente di andare oltre il cinema e portare sul grande schermo un soggetto parateatrale senza riuscire a racccontare nulla oltre la incredibile maschera di Favino, più riuscita della più riuscita imitazione. […]