L’inflazione americana ha toccato il 9,1%: un nuovo record in quattro decenni. Vi ricordate quando Paul Krugman veniva ripubblicato in ogni salsa nelle riviste progressiste e molto illuministe? Quando era impossibile nominare l’inflazione, e si sognava la moneta fiscale? Krugman ora ha fatto il mea culpa: mi ero sbagliato. Nota: imparare una buona volta che l’economia non è “dover-essere”, cioè non è moralismo.
Biden è in vista delle elezioni di midterm di novembre: con l’inflazione al sopra il 9% potrebbe perdere il controllo del Congresso. I democratici provano a dire che la causa è Putin (ieri così anche Biden) e anche dell’avarizia delle imprese che aumentano i prezzi (giornalisticamente: “greedflation“). Non sarà un autogol avallare la narrativa di Putin? In realtà, l’inflazione elevata precede di circa un anno l’invasione russa dell’Ucraina. Sotto accusa in uno studio le politiche fiscali americane, in particolare quelle dell’amministrazione Biden.
Intanto Conte continua a far finta di vedere in Draghi il nemico del reddito di cittadinanza, ma sarà proprio la loro uscita dal governo che distruggerà l’unica cosa sensata che ha fatto il M5s (anche perché l’idea non è loro e sarebbe da aggiustare).
Cadrà il governo? Si ripete il solito schema. All’inizio tutti i commentatori applaudono al salvatore della patria, poi iniziano i distinguo; quindi, al momento giusto, arriva la delusione. Prima delle elezioni, si fa cadere quello bravo, che toglie voti. Uno dei motori principali del populismo è la disinvoltura con la quale si raccontano frottole: il merito e le questioni di merito non contano, tutto ha una parte, in modo sfacciato. Cosa che alimenta il conflitto nel paese: giornalismo fazioso, paese fazioso. Lo spread torna a salire.
A proposito di debito pubblico, da tenere a mente un’altra dinamica ricorrente offerta adesso dallo Sri Lanka: debito alle stelle, diffuso clientelismo, qualche miliardo prende il volo per banche discrete, e poi prende il volo anche il premier. L’Unione Europa vorrebbe evitarlo, ma è successo più o meno così in Grecia. Riflettere sull’inflazione e sul mea culpa di Krugman.
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Giovanni Perazzoli
Giovanni Perazzoli, Ph.D in filosofia a Pisa, borsista dell’Istituto per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce e presso l’Albert-Ludwigs-Universität di Freiburg im Breisgau. Autore per la Rai, poi redattore per “MicroMega”, collaboro adesso con il Think Tank Stroncature e scrivo per “Critica liberale”, “Immoderati”, "Strade", “Filosofia.it”… Sono autore di Il Nulla e la Chimera. Il Sofista di Platone e la distinzione tra essere della copula e essere dell’esistenza (Novecento, 1999); Laicità e filosofia (Mimesis, 2010); Benedetto Croce e il diritto positivo. Sulla "realtà" del diritto (Il Mulino, 2011); Contro il nichilismo giuridico. Ricerca (e fallimento) della fondazione della "filosofia del diritto" del neokantismo giuridico italiano, (“Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici”, 2013); Contro la miseria. Viaggio nell’Europa del nuovo welfare (Laterza, 2014); Complottismo e cultura (NfA 2016). Vivo in Olanda, ma sto per trasferirmi in Francia.