Sul tema dell’immigrazione il Cinque Stelle si è accodato a Salvini. Da bravi populisti devono sempre seguire quello che urla alla piazza. I quattro punti pubblicati poche settimane fa sul blog del proprietario del “movimento” sono pieni delle solite superficialità e sparate demagogiche.
Si parla di eliminare o ridurre al minimo i permessi di soggiorno per motivi umanitari (dipinti come una “anomalia italiana”), si vuole istituire una corsia preferenziale per i ricorsi giudiziari quando viene respinta la domanda d’asilo (visti i tempi di questi ricorsi, che prolungano enormemente la permanenza del migrante nelle strutture di accoglienza), si propone il rimpatrio dei migranti in luogo dell’attuale espulsione (che consiste in un semplice ordine di lasciare l’Italia) e generici maggiori controlli di sicurezza.
Il problema è che i rimpatri forzati non sono possibili ogni volta perché il Paese di provenienza non collabora sempre o non è possibile determinarlo con certezza; i “più controlli” sono la scoperta dell’acqua calda; la corsia preferenziale per i ricorsi giudiziari contro il rigetto della domanda di asilo fa ridere i polli (perché solo per queste cause e non per altre ugualmente importanti?); come non è vero che i permessi umanitari ci siano soltanto in Italia. Anche perché, per quanto riguarda i permessi umanitari, l’anno scorso si è trattato di poco più di 10.000 persone. Faccio una domanda retorica che riprenderò dopo: è davvero un problema per l’Italia avere 10.000 persone in più?
Il problema di fondo, comunque, è che il Cinque Stelle si è accodato alla medesima logica dei razzisti: quella del respingere e basta. L’unica cosa di cui si interessano è “quanti riusciamo a mandarne via?”. È questo che si coglie fra le righe delle loro proposte, il filo conduttore e l’obiettivo. A loro non interessa raccogliere gli aspetti positivi dell’immigrazione e, sempre in una logica populista, pensano di poter fermare un fenomeno che in realtà è inarrestabile, anche se va regolato. Rappresentano una politica che pensa di poter risolvere tutto e in modo semplice, di muovere il mondo come vuole lei.
Per queste persone l’immigrato toglie lavoro e risorse alla popolazione locale, ma dimenticano sempre che questi è a sua volta un produttore ed un consumatore di ricchezza. In realtà il meccanismo è diverso: se i migranti aumentano la massa di disoccupati spingendo in basso i salari, per le aziende diventerà più conveniente produrre (il lavoro costa meno), e i nuovi investimenti per la nuova produzione creano nuovi posti di lavoro che assorbono i disoccupati, spingendo i salari di nuovo in alto. L’immigrazione è un aumento di popolazione, equiparabile, per molti aspetti economici, a un aumento delle nascite. Semplicemente si hanno più imprese, più lavoratori, più consumatori. L’economia diventa tutta più grande in scala ed i rapporti interni rimangono gli stessi, a restare fermo è il tasso di disoccupazione (dovuto a svariate altre cause) non il numero assoluto di posti di lavoro.
Qualcuno storcerà il naso per il temporaneo abbassamento dei salari, ma dall’altro lato questo significa dare fiato alle imprese italiane (che in molti campi fanno uso di manodopera straniera a basso costo, la quale consente loro di restare in piedi e di non lasciare a casa i dipendenti italiani) e anche più opportunità per i consumatori di trovare merce a buon prezzo, visti i bassi costi della manodopera che la produce.
Se in certi settori gli investimenti non arrivano e di conseguenza neanche i posti di lavoro ed il rialzo dei salari, il problema sono le leggi e le tasse che impediscono l’arrivo di quegli investimenti, non gli immigrati.
Allora ritorno alla domanda precedente: ci fanno davvero così male quelle 10.000 (o anche 100.000) persone in più? No, per il discorso appena fatto.
Il problema è che, a causa delle assurde e demagogiche leggi che regolano l’immigrazione, l’unico modo che queste persone hanno per rimanere legalmente in Italia è fingersi profughi. Questo punto è critico: poiché molti richiedenti asilo sono finti rifugiati, non solo rimangono diversi mesi in attesa senza poter far niente a spese nostre, ma possono anche prolungare di molto il periodo di permanenza facendo ricorso quando la loro domanda di asilo viene rigettata dalla commissione apposita.
Bisogna interrompere questo meccanismo, chi viene per ragioni economiche deve essere lasciato libero di entrare a patto che non sia pericoloso e che sia in possesso di una certa quantità di denaro per mantenersi all’inizio ed imparare l’italiano, evitando spese per lo Stato. La cosa non è così assurda come può sembrare, perchè già oggi questi migranti pagano migliaia di euro ai trafficanti dei barconi e dei tir, quando potrebbero spendere dieci volte di meno viaggiando in aereo, se la legge glielo consentisse.
I soldi che risparmiano potranno usarli per stare qui nel periodo iniziale, integrarsi e cercare un lavoro. Ai programmi di aiuto per i rifugiati devono partecipare solo i veri rifugiati. Se qualcuno si finge un profugo per cercare di trarre vantaggio dai relativi benefici deve essere sanzionato, deve svolgere lavori socialmente utili per ripagarci delle risorse spese per lui e poi, se possibile, va rimpatriato come impostore.
I ricorsi giudiziari contro le decisioni della commissione che valuta le domande di asilo devono essere ammessi soltanto se un numero qualificato commissari esprimono riserve o dissenso sulla decisione presa, altrimenti non deve essere possibile fare ricorso e la decisione della commissione deve essere considerata definitiva. Questo si rende necessario per selezionare solo quei ricorsi che possono avere un qualche fondamento, onde evitare che il ricorso giudiziario diventi soltanto un mero stratagemma per prolungare la permanenza in Italia.
Infine quegli immigrati “clandestini” che già si trovano in Italia, molti dei quali non possono essere rimpatriati per la difficoltà di conoscere la loro identità e provenienza, se non vogliono tornare al paese d’origine vanno posti sotto stretta sorveglianza e a svolgere lavori socialmente utili per un numero definito di anni. Se durante questo periodo la condotta del migrante non è buona il periodo si prolunga, altrimenti se non ci sono problemi al termine di questo periodo si dà loro un regolare permesso di soggiorno con l’identità che loro stessi dichiarano. Non credo esistano molte alternative, se non si vuole restare nella pagliacciata delle finte espulsioni attualmente in vigore, dove viene semplicemente ordinato all’immigrato di lasciare l’Italia sperando che poi lui lo faccia.
Questi potrebbero essere dei ragionamenti sensati, a differenza delle sciocchezze inconcludenti di chi dice “rimandiamoli indietro”, “aiutiamoli a casa loro” o “valutiamo le domande di asilo nei loro paesi”.