Basta un discorso incisivo in funzione antisalviniana a cancellare in un colpo solo mesi di silenzi? A riscattare un Presidente del Consiglio fino a qui imbelle e remissivo? A farlo assurgere al rango di statista?
Sembrerebbe di sì, osservando il florilegio di elogi sperticati che una parte non marginale della sinistra ha riservato a Giuseppe Conte per la sua prolusione al senato. Quella stessa sinistra che, beotamente, nel corso degli anni aveva riservato peana a Gianfranco Fini e persino all’inane Alfano allorché si affrancarono da Berlusconi.
Il là lo aveva impartito il padre nobile della sinistra, Eugenio Scalfari, che dalle pagine di Repubblica, senza tema di apparire risibile, aveva paragonato Conte nientemeno che ad Aldo Moro. Sembrava l’ennesima stramberia di un vegliardo poco lucido; e invece la malattia si è diffusa finendo per contagiare il corpaccione conformista della sinistra italiana. Cosicché oggi non è da escludere un Conte bis, un governo giallorosso sostenuto da PD e 5 stelle. Con avversari simili, va detto, Salvini ha la strada spianata verso un monocolore di destra estrema, un vero e proprio incubo per tutte le persone ragionevoli e assennate, siano esse di destra, centro o sinistra.
Viene da chiedersi dov’era Conte in questi 14 mesi. Perché, tanto per fare qualche esempio, non ha mai avuto nulla da ridire sull’ostentazione blasfema dei simboli religiosi da parte del ministro degli interni? Oppure, perché ha coperto Salvini nell’affaire Savoini o sull’autorizzazione a procedere per il sequestro della nave diciotti? Perché non ha mai fiatato sulle “consultazioni parallele con le parti sociali al ministero dell’Interno, gli sconfinamenti nelle competenze di altri ministri, il sabotaggio di fatto delle trattative con la Commissione” (cit Massimo Franco); di fronte alle tante, troppe nefandezze perpetrate in questo lasso di tempo dai diuturni Salvini/Di Maio? – Non vorremmo, infatti, che le rodomontate di Salvini facessero passare in secondo piano le responsabilità di di Maio, che in questa incresciosa vicenda che è stato il governo gialloverde su cui ora cala il sipario, ha avuto un ruolo di primo piano ed è quindi altrettanto correo dal punto di vista morale e politico -.
La realtà è che Giuseppe Conte è stato, fino all’altro ieri, un succube connivente di quel Salvini di cui, con una certa acrimonia, ha sparato ad alzo zero. Per una volta, al netto del solito, stucchevole vittimismo, non ha tutti i torti il bifolco ministro degli interni, oggetto della requisitoria dell’ avvocaticchio, quando dice: “Come mai in questi mesi mi ha sempre allisciato e ora mi odia? Che ipocrisia…”.
Questo leguleio di quart’ordine (chi scrive lo ha sentito adoperare la locuzione “reati penali”…), “l’avvocato del popol(in)o” dal linguaggio involuto e capzioso, un inglese stentato e maccheronico (da far concorrenza a quello di Matteo Renzi), quello del curriculum imbellettato e dell’anno bellissimo che ci attendeva in piena recessione, verrà ricordato come un fantoccio, il Presidente del Consiglio del governo più nefasto e rovinoso di cui si abbia memoria; il peggiore – senza ombra di dubbio – della storia repubblicana.
Quello andato in scena l’altro giorno in senato è stato dunque il tentativo, invero piuttosto maldestro, di un opportunista della peggior risma di rifarsi una verginità politica e ricollocarsi politicamente. Ma come si usa dire: la dignità, se uno non ce l’ha, non la può riacquisire.
3 comments
Ciao Elia,
Una requisitoria severa, la tua, contro Conte, che io NON sono portato a condividere, ma ammetto di poter essere in errore, perché io ho invece apprezzato il discorso di Conte in Senato, che ho ascoltato in diretta TV.
Forse sono stato influenzato dal divario, che mi pare di rilevare, tra la statura dei tanti politici in campo, inclusi i due VICE di Conte, e questo Presidente del Consiglio improvvisato, senza esperienza pregressa e senza un partito alle spalle, che ha tentato di svolgere un ruolo difficile, per non dire una “mission impossible” che avrebbe dovuto conciliare diavolo e poco credibile acqua santa.
Cosa avresti fatto tu, al suo posto ? Te lo sei chiesto ? Io si.
E’ facile rispondere che nessuno di noi si sarebbe collocato in quella posizione, ma forse qualcuno doveva farlo, forse valeva anche la pena di provarci, perché qual’era l’alternativa concreta, all’epoca, e qual’è adesso ?
Le cose sono complesse : sai che so essere giudice severo e persino spietato, ma in questo caso non me la sento di giudicare negativamente Conte, almeno sin qui.
Diverso il caso in cui accettasse di continuare con un governo giallo rosso.
“diverso il caso in cui accettasse di continuare con un governo giallorosso”… infatti.
[…] giunta Raggi), dal non voler affrontare il nodo dei decreti sicurezza, dai palpeggiamenti all’ego del premier Conte che piace ancora molto alla base […]