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Corsivi corsariSpeaker's Corner

I giovani sono il vero nemico dell’Italia

Salve! Sono un ventenne nella media ai tempi del covid-19. Forse vi ricorderete di me per articoli del tipo “Maxi assembramenti di giovani a Roma” o “Rave party, risse e assembramenti in Darsena”. Parliamoci chiaro, gente, non metto volontariamente i link a questi articoli perché basta guardare un qualsiasi telegiornale o cercare “assembramenti giovani” su Google per venire sommersi dalle notizie (inoltre, per etica professionale, non me la sento di rimandarvi al FalsoQuotidiano).

Vorrei fare una premessa doverosa e meravigliosamente banale: io questo articolo non volevo scriverlo. Non volevo perché sono consapevole che sarà pieno di opinioni personali decisamente discutibili, ma soprattutto so per certo che verrà travisato da molti come facile vittimismo. Dovrei lasciar perdere, lo so, d’altronde c’è chi ha saputo essere molto più diretto e sul pezzo, ma tant’è. Questo è un articolo che definirei viscerale… anzi, biliare. Un articolo denso di bile verso un Paese che ha deliberatamente deciso che il suo nemico sarebbero stati i giovani.

Vorrei fare anche una seconda premessa, ma questa la trovo decisamente più divertente: cercherò con tutto me stesso di farvi provare lo stesso grado di disagio e banale semplificazione che proviamo tutti noi (dai 35enni ai 12enni) quando ci raggruppate indistintamente -e in maniera squisitamente classista- nella categoria “giovani”. Per riuscire nel mio obbiettivo, per me voi sarete “i vecchi”. E la cosa divertente è che non c’è nessuna età specifica nella quale si diventa vecchi: la vostra coda di paglia deciderà se siete vecchi o meno.

Ci odiamo da sempre, no? Giovani e Vecchi nell’eterna lotta della rivendicazione generazionale. Sarebbe quantomeno interessante capire perché ci odiamo così tanto, non trovate? Probabilmente si scoprirebbe che alla fine i temi che ci infuocano sono identici ma capovolti. Andrei avanti ma, sapete, le parole del professor Oak rimbombano: “c’è un tempo e un luogo per ogni cosa, ma non ora!”.

Comunque ci odiamo e, per carità, alle volte è anche divertente. C’è qualcosa di maliziosamente piacevole nei conflitti che si protraggono da così tanto tempo da poter tranquillamente essere considerati ancestrali. Voi Vecchi ci odiate e noi Giovani vi odiamo, ci stuzzichiamo a vicenda e poi -da bravi italiani- finisce tutto con una risata e un volemose bene, perché alla fine voi siete i noi di ieri e noi siamo i voi di domani. Dovrebbe finire così, vero? Beh, se ne siete ancora convinti, non vi state rendendo conto della situazione. Mi spiego meglio dopo, tranquilli, metto solo un po’ di suspance.

Ah sì, se ogni tanto uso degli anglicismi o dei francesismi è solo per infastidirvi. Ci tenevo che lo sapeste, miei piccoli ingenui dinosauri figli di un italiano puro che puro non lo è mai stato.

Partiamo da un assunto, altrimenti non c’è modo di capirsi. Quando c’è un assembramento di ragazzi, questo non significa che tutti i ragazzi passino le loro giornate ad assembrarsi. Vi giuro che il solo fatto che ci sia bisogno di chiarire una cosa tanto banale è fisicamente imbarazzante. Comunque, dopo avervi rivelato questa verità trascendentale, rispondo immediatamente alla prima critica che -un po’ scioccamente- mi si potrebbe sottoporre:

Eh ma lo so che non sono tutti i giovani, però…

Frase pressoché identica alle celeberrime “non sono razzista, ma…”, “non odio i gay, ma…”, “non odio le donne, ma…” et cetera. Questo, a mio modestissimo avviso, basterebbe a far capire quanto questo atteggiamento collettivista sia ridicolo. Ma qui non si tratta solo di ridicolizzare questo modus vivendi, qui si tratta di farlo sbattere sufficientemente forte contro la realtà. E cosa ci dice la realtà? L’ultimo esempio che mi viene in mente è il divieto di circolazione per i ragazzi dai 14 ai 24 anni. Invero non credo ci sia molto altro da dire se non che, nel caso in cui non riusciste a capire la gravità che rappresenta un’ordinanza del genere (anche quando è solamente un’eccezione), vi dimostrate amanti e fautori di una mostruosa cultura dell’omertà.

Questo esempio, però, rappresenta solo uno dei tanti casi in cui i giovani sono stati presi di mira come il nemico. La retorica del nemico ha avuto molta fortuna nell’Italia degli ultimi dieci anni: il Movimento 5 Stelle ha individuato il proprio nemico nell’Unione Europea, la Lega ha preso di mira l’immigrato clandestino (e questi sono solo i due esempi più recenti e famosi). Ecco, durante la pandemia, il nemico sono stati costantemente i giovani (ma vogliamo ricordare anche i nostri amici runner della prima ondata). Questo, sia chiaro, non è vittimismo, sono fatti.

Vi ricordate l’esodo da Milano la notte tra il 7 e l’8 marzo 2020? Il gigantesco assembramento di ragazzi in preda al panico per il primo lockdown nazionale che volevano solo tornare a casa. Siamo davvero sicuri che fosse colpa loro e non di chi aveva lasciato trapelare la bozza del DPCM? La colpa non è mai solo di una delle parti, e questo è chiaro, ma sui due piatti della bilancia abbiamo una reazione emotiva incontrollata causata dal primo di una serie infinita di errori nella gestione della pandemia (gestione a dir poco disastrosa).

Ed è su queste basi che, nel corso dei mesi, si è iniziato a dare importanza sempre di più agli assembramenti di qualche ragazzino rispetto ai temi realmente importanti. È su queste basi che ci si è giustificati collettivamente se le persone morivano, perché la colpa non è aver ignorato la messa in sicurezza dei trasporti; non è aver totalmente abbandonato le RSA; non è lo stato vergognoso nel quale avete permesso che venisse ridotta la sanità pubblica. No, nella vostra visione bacata della realtà, la seconda ondata è stata causata dalle discoteche chiuse tre mesi prima! Nella vostra meschina e deplorevole idea della pandemia, i giovani sono diventati il nemico. Ne consegue, ovviamente, che perde di senso parlare di riapertura delle scuole, a nessuno importa più del futuro. Le università? Vi supplico, ricordatemi l’ultima volta che a livello nazionale si è parlato di riapertura delle università.

Ci avete abbandonato nelle nostre stanze, nell’immobilità della nostra solitudine, nel senso di colpa del vostro odio sociale, nell’impotenza della depressione, nella morte.

Quindi non pretendete che, questa volta, il conflitto generazionale finirà con un volemose bene. Perché molti di noi non saranno mai i voi di domani. Ce ne andremo, lo stiamo già facendo e accadrà sempre di più. Fuggiremo da questo Paese da rottamare che ci grava sulle spalle in maniera insostenibile. Vi lasceremo qui, non senza fatica e senza tristezza nel cuore, ma questa volta si è passato il limite, non ci sono più tante ragioni per restare e combattere.

Suvvia, ora non fate quelle facce! Questo articolo rimane goliardico e non c’è motivo di prendersela a male, perché io “non ho mai potuto credere fino in fondo che le faccende umane fossero una cosa seria” (Albert Camus).

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