Il giorno di Natale, a bordo di un furgone, sono arrivate in Italia le prime dosi di vaccino prodotte da Pfizer Biontech. Le vaccinazioni sono cominciate il 27 Dicembre come nel resto dell’UE. La pandemia è stato un grande stress test per i sistemi sanitari nazionali, per l’economia e per la scuola. Questi sono i fatti su cui la propaganda di governo ha ricamato un disegno da epica medievale: i cavalieri senza macchia e senza paura, Conte e Arcuri, in sella ai propri vigorosi destrieri, continuano a combattere con grande abilità contro un nemico, il COVID-19, destinato alla sconfitta. Peccato che i fatti e i dati dicano proprio un’altra cosa.
La trasparenza che non c’è
La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha insistito affinché in tutti i Paesi dell’Unione Europea la campagna vaccinale iniziasse lo stesso giorno. Mentre in Germania erano pronti a partire già da metà Dicembre, addirittura prima dell’approvazione del vaccino da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), in Italia il governo aveva da poco nominato Domenico Arcuri come responsabile del piano operativo per la distribuzione dei vaccini.
Il commissario si era trovato subito in difficoltà, visto che il nostro governo ha iniziato a preparare tale piano un mese dopo la Germania e gli altri grandi paesi europei. Arcuri stimava di iniziare la distribuzione il 27 Gennaio, poi rettificato in 15 Gennaio, ma, a causa della richiesta della von der Leyen per il V-Day europeo e il pressing della Merkel per evitare ritardi rispetto al ruolino di marcia tedesco, ha dovuto stringere i tempi.
Reuters, un’importante agenzia di stampa britannica, ha fatto un confronto tra l’approccio dei diversi paesi Europei a partire dal primo giorno di distribuzione. Come sempre, partiamo a handicap. L’Italia, infatti, ha ricevuto inizialmente 9750 dosi di vaccino di Pfizer per il V-Day, la Germania 151mila (9750 per ogni lander) e la Francia 19mila. In un’intervista di Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, Arcuri ha spiegato che l’approvvigionamento è proporzionale alla popolazione. Ne deduciamo quindi che 83 milioni (la popolazione tedesca) sta a 151mila come 60 milioni (la popolazione italiana) sta a 9750. Errore da matita blu alle elementari o menzogna spudorata?
É stato previsto che l’Italia avrà ben il 13,51% dei vaccini destinati all’UE, ma ufficialmente esiste solo un vago documento di 13 pagine, datato 12 Dicembre, che illustra il piano di distribuzione dei vaccini. Abbiamo pochi indizi, ricavati dalle veline ai giornali, e nessun dettaglio: rispetto alle precisione e alla trasparenza di Germania e Francia non c’è paragone. Arcuri ha comunque dichiarato che il nostro Paese riceverà circa 470 mila dosi a settimana, ma le lacune del piano sono tali da mettere in discussione la capacità effettiva di distribuzione. Come spiegato con dovizia di particolari dal professor Carlo Alberto Carnevale Maffè, visto il numero esiguo di personale reclutato tramite i bandi, la mancanza di una seria campagna di sensibilizzazione, la scelta di non coinvolgere le strutture private convenzionate e, infine, l’assenza di spiegazioni circa le modalità relative alla logistica di accesso ai punti di erogazione (e il rifornimento di materiale degli stessi), un certo scetticismo sembra quasi naturale. Possiamo solo limitarci a credere fideisticamente in Arcuri, non proprio una best-practice per una democrazia liberale.
Per dare un’idea ulteriore dell’assoluta assenza di interesse nei confronti della trasparenza, è sufficiente riportare un passaggio della conferenza stampa di giovedì 17 Dicembre. Arcuri, dopo aver spiegato che “il virus in sé non è preoccupante, lo diventa quando attacca il corpo di una persona”, ha detto che “non ha voglia di spiegare” perché abbia scelto delle siringhe più care e difficili da reperire di quelle comprate dagli altri Paesi. Arcuri non ha voglia di spiegare come spende le tasse di chi lavora. L’ha detto lui: è un fatto.
Sanità ed economia: vittime del malgoverno
Una volta dimostrato che sulle ultime vicende la gestione è stata poco trasperente e scarsamente efficiente, è opportuno fare una fotografia dei numeri della pandemia a livello più macro. Per fare questo, recuperiamo qualche analisi riportata dal Financial Times che sicuramente non può essere accusata di essere ostile ad Arcuri.
Dalla lettura dei grafici, pubblicati il 24 Novembre, è evidente che i numeri dei deceduti e della pressione ospedaliera in relazione alla popolazione ci condannano come peggiori. Rispetto alla prima ondata infatti, in cui il Regno Unito era risultato peggiore, i numeri della seconda ondata parlano drammaticamente chiaro. Una chicca: all’inizio della seconda ondata Arcuri ha dichiarato che non ci fosse “alcuna pressione sulle terapie intesive”. Il super-commisario è stato smentito dalla Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI).
Il 24 settembre, inoltre, Financial Times ha elaborato un grafico in cui valutava contemporaneamente il numero di morti per milione abitanti dei singoli paesi e la stima della variazione del PIL per il 2020. In questo modo sarebbe stato visivamente limpido constatare quali paesi hanno contenuto meglio le conseguenze della pandemia dal punto di vista sanitario ed economico. Nazareno Lecis, studente presso l’Università di Cagliari di Data Science, Business Anlytics e Innovation, ha aggiornato tale grafico con gli ultimi dati disponibili.
Come Lecis ha spiegato chiaramente in un video per Economia Italia, il nostro Paese, insieme a tutti i paesi del quarto quadrante, è stato fallimentare sia nel contenimento dell’emergenza sanitaria sia nella limitazione dei danni economici. Gli stati del secondo quadrante sono quelli che hanno contenuto al meglio i danni in entrambe le dimensioni, quelli nel primo hanno tutelato più l’economia della salute e quelli del terzo viceversa. Ciò che emerge è che, escludendo Montenegro e Spagna, nessuno è stato in difficoltà quanto l’Italia, nemmeno la tanto vituperata Svezia.
RSA: quando ignorare i dati costa la vita
Diversi studi (AARP, The Lancet, Ecdc) hanno dimostrato come le residenze per anziani siano dei luoghi in cui il coronavirus prospera, motivo per cui sarebbe stato fondamentale elaborare una strategia di contenimento ad hoc per queste strutture. Il governo ha però deciso di non allocare risorse per le RSA durante tutto il 2020, preferendo fare debito per elargire bonus ad libitum.
Ammesso e non concesso che i provvedimenti della maggioranza fossero tutti imprescindibili, l’Italia aveva (e tuttora ha) la possibilità di accedere ai 36 miliardi della linea di credito pandemica del Mes. Il governo però, con pretesti ideologici facilmente smascherati da Liberi Oltre, ha deciso di fare a meno di tali fondi e, nella legge di bilancio appena approvata, ha stabilito che alle RSA vengano dati 40 milioni di euro. Parecchi meno di Alitalia, che ha ottenuto 3 miliardi. Considerato che si parla di 6715 strutture, se tutte ricevessero la stessa somma, ognuna di esse avrebbe diritto a soli 6000 euro.
La vergogna della scuola
Un’indagine della Oxford University riportata da Repubblica ha evidenziato che, nel corso della prima ondata, l’Italia è stata il Paese europeo che ha tenuto le scuole più chiuse, mentre gli altri governi hanno cercato di tutelare il diritto allo studio adattandosi alla situazione.
Per questo motivo era ancora più importante preparare la ripartenza autunnale, l’esecutivo ha quindi deciso di nominare Arcuri anche commissario per la riapertura delle scuole. Il seguito è noto a tutti: bandi opachi per acquistare dei banchi con le rotelle, derubricati ad “arredo scolastico” dallo stesso Arcuri, e immobilismo sul fronte trasporti. L’esito è stato la chiusura quasi totale delle scuole superiori che hanno dovuto ripiegare sulla didattica a distanza. Situazione diversa in Puglia, dove la giunta regionale di sinistra ha deciso di sospendere “l’attività didattica in presenza nelle scuole pugliesi di ogni ordine e grado”.
Uno studio del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ha stabilito, com’era facilmente pronosticabile, che le scuole non contribuiscono in sè a diffondere il contagio. Secondo l’Ecdc la chiusura delle scuole dovrebbe quindi essere usata come ultima spiaggia e per un tempo limitato, dato che l’impatto negativo a livello di salute fisica, mentale ed educativa, oltre che economica, supera di gran lunga i benefici. É opportuno sottolineare, comunque, che tale studio non considera la variante del virus che si è manifestata a Londra nelle scorse settimane.
Menzione d’onore per Arcuri
Domenico Arcuri da Marzo ha svolto i seguenti ruoli: presidente di Invitalia, commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19, commissario alla riapertura delle scuole, responsabile per la realizzazione del piano operativo per la distribuzione dei vaccini. Viene spontaneo chiedersi come un essere umano possa svolgere un numero così elevato di attività gravose e importanti avendo a disposizione solo 24 ore in un giorno, ma anche perché costui accumuli tutti questi ruoli. Soprattutto alla luce degli evidenti insuccessi che colleziona con incredibile regolarità.
In conclusione
In questo articolo ho cercato di mettere in fila fatti e numeri, perché personalmente ritengo le opinioni non fact-based totalmente illegittime. La politica deve rispondere ai cittadini delle proprie azioni, ma spesso per questi ultimi non è facile entrare in possesso degli strumenti adeguati per pretenderlo. Per questo è tanto importante alimentare il mercato delle idee con il maggior numero di fatti e dati possibili, rendendoli accessibili e comprensibili per l’opinione pubblica. Per dirlo con parole di Gabriele Giancola, chi ambisce a fare informazione “dovrebbe cercare di mettere ordine nella complessità, analizzare criticamente la realtà, spingere il lettore a fare altrettanto e chiedere continuamente che ciò venga fatto”.
É la realtà dei fatti e dei dati a condannare Conte e Arcuri, non sono i liberisti da divano con il cocktail in mano. Al massimo possiamo essere rei di aver messo in luce il disastro commesso da questo governo, che è costato e costerà, tragicamente, dei morti.
2 comments
Gentilissimo, i primi due grafici finiscono il 24 novembre, momento nel quale le cose cominciano a migliorare in Italia e a degenerare in UK, USA e anche nella gloriosa Germania. Grafico morti/PIL: la piramide demografica Italiana non è confrontabile con quella indiana o con paesi con pochi ultraottantenni, categoria che in Italia somma il 60% dei decessi. Inoltre, i dati si riferiscono al 24 settembre. Nulla da eccepire su RSA.
Scuola: il lavoro degli ECDC di agosto ha avuto un update qualche giorno fa: https://www.ecdc.europa.eu/…/children-and-school…. Non è del tutto corretto sostenere che “le scuole non contribuiscono in sè a diffondere il contagio”: Gli ECDC sostengono che la cricolazione a scuola sia innegabile e tra l’altro “School closures can contribute to a reduction in SARS-CoV-2 transmission, but by themselves are insufficient to prevent community transmission of COVID-19 in the absence of other non-pharmaceutical interventions (NPIs) such as restrictions on mass gathering.”
VAccini: le 470 mila dosi sono arrivate e, ad 4-1-21 il 37% delle dosi sono state somministrate. Qualche regione ha fatto meglio qualcuna peggio.
Cerco di rispondere in modo sintetico:
– Grafici 24 novembre: Qui (http://bit.ly/38fJS88; http://bit.ly/38fJS88) potrà vedere che i risultati dei Paesi in questione sono molto simili e l’Italia risulta un po’ più bassa ad oggi, ciò non toglie che siamo stati i peggiori per 7-8 mesi e quasi i peggiori per i successivi 1-2. La sostanza che rimane è che il modello italiano non è un modello e che, complessivamente, siamo stati i peggiori.
– Grafico morti-PIL: se avesse visto il video che ho indicato come fonte, saprebbe che i Paesi riportati sono quelli dell’OCSE. So che non siamo paragonabili all’India, ma nel grafico ci sono tutti i Paesi a cui possiamo essere paragonati: basta guardare quelli.
– ECDC: ovviamente non intendevo che a scuola non ci si contagia, ma che la scuola è un settore come un altro. Tenerlo aperto o chiuso è una scelta strettamente politica, come per la ristorazione o gli impianti da scii. Il punto è che se “il modello italiano” ha come fulcro che non si va scuola e chissenefrega delle nuove generazioni, stiamo freschi.
– Vaccini: se ha letto la data dell’articolo, 30 Dicembre, si potrà accorgere che i dati sono errati: era impronosticabile il 37% tanto quanto lo 0% o il 99%. Mi sono limitato ad osservare che il documento che illustra il piano è di 13 pagine, veramente pochine, ed è molto vago. Ho talmente ragione che pure Arcuri è d’accordo con parte di ciò che ho scritto (qui: http://bit.ly/3nf3Jsd). Inoltre, può leggere le medesime raccomandazioni nel comunicato del Tavolo di Lavoro sulla logistica dei vaccini Covid- 19 dell’Osservatorio Interdisciplinare Trasporto Alimenti e farmaci (OITAf), non proprio gli ultimi arrivati come potrei essere io, (qui: http://bit.ly/396jmgF), di cui si è parlato durante l’ultima puntata del podcast “Don Chisciotte” (qui dal minuto 17:09: http://spoti.fi/3hFTnjW).
Buona giornata