Va bene tutto, ma non va bene tutto. Per niente. Lo zeitgeist, de destra e de sinistra, vuole che lo Stato sia una specie di padre, che prova a educare i propri cittadini. Peccato che lo Stato italiano sia un padre alcolizzato, assente nei momenti importanti e presente in quelli meno opportuni. Un giorno i libri di storia faranno quello che i giornali oggi hanno paura di fare. Metteranno il governo Conte-Casalino II sul banco degli imputati per aver reso Domenico Arcuri, un grigio burocrate di scarse qualità umane e tecniche, una specie di sovrano assoluto.
La conferenza stampa del giovedì sera, rigorosamente in diretta Facebook da Mordor, questa settimana è stata una vera presa in giro ai cittadini. In questi mesi ci siamo abituati all’odioso paternalismo di governo, ma ieri siamo stati insultati. Arcuri fatto delle dichiarazioni folli, in preda a un chiaro delirio di onnipotenza.
Secondo il commissario plenipotenziario Arcuri, nominato dal peggior governo di sempre e pagato coi soldi dei contribuenti, gli italiani sono un branco di deficienti. Non c’è alternativa. Evidentemente crede che non siamo in grado di comprendere la realtà, per una volta più banale che complessa.
Per quale diavolo di motivo non è stato fatto nulla per il trasporto pubblico? Perché sono state realizzate un numero di terapie intensive così basso? Perché l’unica misura per mettere in sicurezza le scuole è stata indire un bando, svolto senza trasparenza, per acquistare dei banchi con le rotelle inutili ai fini della riduzione del contagio e che non sono mai arrivati? Perché la app Immuni non ha funzionato? Perché dobbiamo fare sette ore di macchina per un tampone? Perché il governo ha rifiutato i fondi del MES con cui avrebbe potuto potenziare la sanità e contrastare la seconda ondata? Perché non è stato fatto nulla per mettere in sicurezza le RSA? Perché negli ultimi mesi è stato deciso di erogare sussidi a volontà e di statalizzare aziende decotte anziché occuparsi della pandemia?
Ora, due son le cose: i cittadini non si pongono queste domande, perché non hanno la volontà o le conoscenze per farlo, quindi sono ignoranti, oppure se le pongono e sono incazzati come delle belve. Per Arcuri, il solo fatto di porsi delle domande rende disonesti, poco lucidi, impazienti e scarsi in aritmetica. Ci vorrebbe ignoranti come lui. Lui che ha ricevuto un numero ingiustificato di incarichi, ultimo la realizzazione di un piano per la distribuzione del vaccino, senza portarne a termine uno con successo. Mascherine, reagenti, scuole. Qualcuno al governo dovrebbe richiamare il signor Arcuri per delle banalità, legate addirittura più al suo comportamento che alla sua inefficienza. (A proposito, la dissidente Italia Viva è morta?)
Prima cosa. Il signor Arcuri deve portare rispetto verso i suoi datori di lavoro, i cittadini.
Seconda cosa. Il signor Arcuri, o chi lo ha nominato, deve rispondere politicamente delle sue scelte.
Terza cosa. L’opinione pubblica ha diritto di esistere nelle democrazie, il dissenso non può essere stigmatizzato come un capriccio. Non siamo nella Cina che piace tanto al suo capo.
Ma poi, vien da sorridere a pensare che questo governo è quello che ha fatto di Mariana Mazzucato un simbolo. Questi cialtroni vogliono fare lo stato imprenditore e innovatore, ma non sanno nemmeno gestire il dissenso senza sembrare in piena crisi isterica. Sulla capacità di svolgere decentemente i compiti che uno stato, pur minimo, dovrebbe compiere non mi dilungherò: i fatti sono abbastanza impietosi senza bisogno di commentarli.
Al di là della rabbia nei confronti di un burocrate che si diletta con estrema naturalezza nell’esercizio di coercizione, moralismo, propaganda e ipocrisia, è chiaro a tutti coloro che non stanno al governo che c’è un problema politico enorme. A forza di fallimenti e all’inasprirsi della crisi, le tensioni sociali e lo scontento sono destinati ad aumentare. Se non verrà costruita un’alternativa politica di opposizione strutturata e competente, il populismo sovranista verrà preferito a quello di sinistra.
Cambierà tutto per non cambiare nulla. E il declino continuerà ancora, inesorabilmente.