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Francia: sembrano escluse sorprese, ma…

Zemmour, Mélanchon e Le Pen assommano insieme la metà dell’elettorato francese. Significa che metà dell’elettorato francese vorrebbe ridimensionare l’Europa, è insofferente verso la NATO, ma soprattutto vorrebbe un maggiore impegno dello stato nel welfare. In Francia potrebbe vincere il populismo? Non accadrà. Se dovesse accadere, si dirà che “i sondaggi non sono affidabili”, che “la gente si vergogna di dichiarare quello che vota”, che “i liberali” sono “lontani dalla gente”, che “nonostante la guerra in Ucraina”, nonostante la vicinanza di Le Pen a Putin, vince il “partito di Putin”, che “Putin perde militarmente in Ucraina, ma divide l’Europa”.

Non accadrà, ma se dovesse accadere, saremmo costretti a toccare di nuovo con mano che una forza oscura e autolesionista affligge l’Europa e l’Occidente. Ci facciamo male da soli. Da cosa viene questo male oscuro?

Non lo sappiamo. Si possono mettere in luce molti aspetti e discutere a lungo. Ma uno di questi aspetti si è imposto ai miei occhi e vuole prepotentemente essere ricordato. È lo snobismo. C’è un grande snobismo degli occidentali verso la democrazia. Del resto, i bambini sono felici anche vestiti da balilla. I valori dei progressisti sono visti come sospettosamente buoni, anzi “buonisti”, e non convincono chi “la sa lunga”. Appaiono retorici, usati.  Russia e Occidente sono sullo stesso piano. Chi la sa lunga, non si beve la favola dei valori progressisti del (parziale e modesto) superamento degli stati, della fratellanza europea, della pace, dell’integrazione economica e del suo straordinario successo. Questo, se non è visto come un pensierino natalizio, è pomposamente bollato come “pensiero unico” e, subito si sospetta, anzi si può assicurare che “dietro ci sono gli interessi economici”.

È ingenuo credere che lo snobismo sia raro e classista. La novità è che oggi tutti “la sanno lunga”, il nostro è uno snobismo di massa, che si trasforma in un cinismo tanto superficiale quanto saccente, che tutto vuole dare per scontato. Sembra avanzare una società parallela retta dalla filosofia del sospetto diffuso, della grande paranoia e della macchinazione, che, come di ogni paranoia e sospettosità, vive di assolute certezze: in primo luogo quella dell’inganno.

Lo snobismo è una parte essenziale del complottismo che sospetta di tutto quello che è universale: diritti universali, valori universali, fratellanza delle nazioni. Non si indigna davanti alla morte e alle stragi e per non ammettere questa indifferenza, nega che le stragi siano avvenute.

Non accadrà, vincerà Macron. Deve comunque far pensare il fatto stesso che possa essere possibile la vittoria di Le Pen. Ma per lo snob, Le Pen e Macron sono lo stesso.

La vittoria di Le Pen significherebbe l’azzoppamento dell’Europa unita. Ma se lo dici, lo snob ripete degli slogan, e comunque per lui non ha importanza: una delle più gradi conquiste politiche di tutti i tempi, che ha dato ricchezza e sicurezza, che ha reso fratelli milioni di persone ad Amsterdam come a Parigi, Madrid o Roma, può sparire in un falò.

Si fermino quelli che stanno sentenziando che il problema è la diseguaglianza sociale. Intanto si informino sul vasto welfare della Francia, che è l’unico paese in Europa che non ha fatto alcuna riforma restrittiva, e che ha un sussidio per qualsiasi cosa, oltre al famoso orario lavorativo di 35 ore e un minimo salariale di 1269,45 euro (che passerà dal primo maggio a 1302 euro netti).

Il problema è che la Francia è appesantita, rallenta. La ricchezza, per essere distribuita, deve essere creata, non esiste come un bene in sé. Ma il populismo veicola sempre lo stesso messaggio. Per il populismo si tratta di un gioco win win. Promettere l’impossibile e, oltre a far abboccare gli elettori, ha il vantaggio di sfasciare il bilancio dello stato, trasformando il paese in un gigantesco meteorite lanciato contro l’unione monetaria.

Le riforme sono il campo di battaglia preferito dalla guerriglia dei populisti. La “distruzione creatrice” porta acqua alla protesta. L’opinione pubblica occidentale può decidere quello che accade nel mondo, ad esempio della guerra in Ucraina, sulla base di due anni di pensione in più o meno.

Tutto questo potrebbe indurre al pessimismo. Ma in Francia, in realtà, anche i sindacati che hanno sostenuto Mélanchon adesso scrivono nelle loro newsletter di sostenere Macron. Il doppio turno permette una scelta di centro, induce a smussare gli angoli, e scoraggia il tornaconto degli estremisti.

In Francia, come del resto in Italia e in altri paesi, non si confrontano più la sinistra e la destra, ma il sistema democratico e l’antisistema autoritario, quest’ultimo quasi sempre (per non dire sempre) ambiguo con Putin o solidale con il neo-totalitarismo russo (certo, so che ci sarà chi può storcere la bocca per l’uso di “totalitarismo“, ma mi permetto questa provocazione in omaggio ai tanti sublimi Catoni che si sono spesi e svenduti nel riferire alle democrazie occidentali lo stesso attributo). Le istituzioni francesi riusciranno a contenere il populismo. In Italia, la sinistra-sinistra, invece, ha già da tempo abboccato al peggior populismo, e di conseguenza è scomparsa in favore dei populisti (segno che molto populismo lo aveva già in corpo).

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1 comment

Dario+Greggio 24/04/2022 at 18:17

perfetto, ovvio. (ovvio per i non-cerebrolesi, ovvio :D )

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